Stefaneschi, Iacopo Gaetano
Cardinale (Roma 1270 c. - Avignone 1343), figlio di Pietro S. e di Perna Orsini; studiò a Parigi, poi a Bologna, e presto si avviò, con la protezione dello zio materno, il cardinale Matteo Rosso Orsini, alla vita di curia.
Canonico di San Pietro, titolare di molti benefici, fu nominato cardinale diacono di San Giorgio in Velabro nel dicembre 1295 da Bonifacio VIII; il nome, aggiunto a quello di Iacopo, di " Caietanus ", che gli veniva da Giovanni Gaetano Orsini (papa Niccolò III), forse suo padrino, sottolineò da allora in poi una gratitudine fedele, se non una qualche parentela pur esistente, col papa Caetani. Dopo il breve pontificato di Benedetto XI, nel difficile conclave di Perugia, per i rancori francesi e colonnesi contro la memoria di Bonifacio, anche lo S. per un momento fu provato come candidato bonifaciano. Eletto il guascone Bertrand de Got, Clemente V (1305), e trasferitasi la curia in Francia, lo S., dopo aver sperato una restituzione del Papato a Roma nelle trattative che portarono a Carpentras all'elezione di Giovanni XXII (1316), visse nel lungo esilio avignonese il graduale declino del gruppo dei cardinali italiani: appare una volta impegnato a smorzare le posizioni estremiste papali di condanna nella ‛ questione della povertà ' (1319); fu consigliere di prudenza di fronte al proposito papale di deporre Ludovico il Bavaro (1323). Venne nominato protettore dell'ordine dei minori nel 1334. Aveva celebrato in prosa il giubileo del 1300, nel De centesimo seu iubileo anno liber; aveva narrato le vicende della vacanza papale dopo la morte di Niccolò IV, dell'elezione di Pietro del Morrone, della sua abdicazione, dell'elezione di Bonifacio VIII e della canonizzazione di Celestino V nell'Opus metricum. La sua vocazione di farsi storico e decoratore di avvenimenti straordinari, di essere il cerimoniere della loro storia, gli fece comporre un Cerimoniale, dove sono raccolte, a scopo normativo, le cerimonie avutesi dal 1289 al 1328. Amante dei bei codici, fu munifico committente di quadri e di affreschi: a Giotto fece eseguire in San Pietro il celebre mosaico della Navicella.
Il ricordo dello S. è in Ep XI 25: D. rivolgendosi ai cardinali italiani perché, riuniti nel conclave di Carpentras, ottengano l'elezione di un papa italiano, dopo aver ribadito la tremenda responsabilità che si era assunto nel conclave di Perugia Napoleone Orsini (Tu prae omnibus, Urse, § 24) - capogruppo dei cardinali antibonifaciani, decisi a colpire la memoria del Caetani che aveva umiliato il collegio cardinalizio con la deposizione dei due Colonna - prosegue con perfetto parallelismo: Tu quoque, transtiberinӕ sectator factionis alterius. Che lo S. fosse ‛ transtiberinus ' D. poté apprenderlo nel suo soggiorno romano: Pietro, padre del cardinale Iacopo e di Bertoldo, il committente dei mosaici di Santa Maria in Trastevere dove gli S. avevano le loro case, era uomo politico di rilievo, senatore di Roma nel 1299 e forse nel 1300. L'accusa di D. al seguace superstite della fazione bonifaciana è di aver voluto, a Perugia, nient'altro che continuare l'eredità di Bonifacio, l'ira anticolonnese, eleggendo Bertrand de Got; ingannato in ciò, come racconta il Villani (VIII 80), insieme alla sua Parte; ma caduto, osserva D., in un'evidente contraddizione di giudizio, se la Parte bonifaciana credette, pur lasciando Roma, di poter continuare quell'ira. Secondo un'altra interpretazione (Morghen), la frase sectator santionis [così infatti nell'unico cod. Laurenziano Mediceo XXIX 8, al posto del più diffuso factionis] alterius dovrebbe significare - alludendosi al fatto che lo S. fu a Perugia candidato al soglio pontificio - fautore del secondo e solenne decreto di condanna contro Filippo il Bello, decreto che non aveva avuto esecuzione per la morte di Benedetto XI.
Bibl. - G. Navone, Di un mosaico di Pietro Cavallini in Santa Maria Transtiberina e degli S. di Trastevere, in " Arch. Soc. Romana St. Patria " I (1878) 219-239; I. Hösl, Kardinal Jacobus Gaietani S., ein Beitrag zur Literatur und Kirchengeschichte des beginnenden Vierzehnten Jabrhunderts, in " Hist. Studien " LXI (1909); A. Frugoni, Il Cardinale I. S. biografo di Celestino V, in Celestiniana, Roma 1954, 68-124.
Sul passo di Ep XI, cfr. R. Morghen, La lettera di D. ai Cardinali italiani, in " Bull. Ist. Stor. Ital. Medioevo " LXVIII (1956) 1-31; ID., Ancora sulla lettera di D. ai Cardinali, ibid. LXX (1958) 513-519; G. Vinay, A proposito della lettera di D. ai Cardinali, in " Giorn. stor. " CXXXV (1958) 71-80; A. Frugoni, Dante, Epistola XI, 24-25, in " Rivista Cult. Class. e Mediev. " (1965) 477-486.