GUASCONI, Iacopo
Nacque a Firenze da Francesco di ser Guascone e da Folca di Fencio Machiavelli, unitisi in matrimonio nel 1363. La nascita del G. dovette avvenire poco tempo dopo. Dai genitori del G., che abitavano nel "popolo" di S. Lorenzo, nel quartiere S. Giovanni, "gonfalone" Leone d'oro, nacquero anche Bartolomeo, Domenico, Guineldo, Niccolò, Guascone, Matteo, Giovanni e Francesca, che sposò ser Iacopo Fei. Del padre del G. si sa che nel 1342 prese parte alla pace stipulata tra il duca di Atene, Gualtieri di Brienne, e vari membri della casata dei Guasconi.
Il G. intraprese la carriera politica entrando a far parte del reggimento oligarchico che, dopo il breve predominio delle arti minori e del popolo minuto instauratosi con il tumulto dei ciompi nel 1378, aveva ripreso nel 1382 le redini del governo cittadino. Nell'ambito del nuovo schieramento politico il G. partecipò allo squittinio indetto all'inizio del 1382, qualificandosi per gli uffici maggiori e acquisendo in tal modo la possibilità di ricoprire le cariche più importanti nonché gli uffici interni ed esterni alla città.
Nel 1385 il G. sposò Filippa di Bello Mancini, da cui ebbe Biagio, Fabiano, Niccolò, che nel 1421 si unì a Binda di Francesco di Francesco Guasconi, e Bastiano, che nel 1427 prese in moglie Francesca di Giovanni di ser Parente e, nel 1431, in seconde nozze, Nera di Arrigo Rondinelli.
Il G. ottenne per la prima volta il priorato per il bimestre gennaio-febbraio 1390; nel 1391 vinse ancora le elezioni per i tre maggiori uffici.
L'11 maggio 1394 Bartolomeo, fratello del G., fece testamento istituendo come eredi universali lo stesso G. e l'altro fratello Domenico.
Per quanto riguarda le cariche di carattere amministrativo è possibile ricostruire il cursus honorum del G. solo a partire dal 1397: il 23 dicembre di questo anno ottenne l'ufficio di podestà di Borgo San Lorenzo e il 1° ag. 1399 fu eletto tra i Dieci di libertà. Divenuto membro della magistratura dei Difetti dal 1° apr. 1400 per quattro mesi, il 12 giugno lasciò tuttavia l'incarico; nello stesso anno fu anche, dal 1° ottobre, ufficiale di Torre; nel novembre seguente ricevette dalla Balia il privilegio di portare le armi, trasmissibile anche ad altri membri della casata, che gli venne confermato nuovamente nel giugno 1412. Il 4 dic. 1400 entrò a far parte dei Dieci di balia. Il 15 sett. 1402 entrò in carica come podestà di Empoli, ma rinunziò al mandato in quanto dal 1° ottobre venne eletto nel Consiglio del Popolo. Il 1° ott. 1403 divenne ufficiale delle Castella e il 1° apr. 1404 ufficiale di Arezzo; il 1° ottobre successivo conseguì l'ufficio di ragioniere del Comune, ma il 29 dello stesso mese venne sostituito da uno dei suoi figli, in quanto eletto per il priorato nel bimestre novembre-dicembre 1404. Dal 26 sett. 1405 andò come podestà a San Miniato; il 7 apr. 1406 divenne ufficiale delle Carni, ma il 12 settembre lasciò l'incarico; il 1° maggio, per quattro mesi, fece parte del Consiglio del Comune. Contemporaneamente ricoprì la carica di operaio di S. Reparata per tutto il mese di giugno; ancora, dal 1° agosto fu ufficiale dell'Onestà. Dal 3 gennaio al 16 febbr. 1407 ebbe l'ufficio delle Gabelle del vino, e ancora dal 16 marzo quello degli Otto di custodia, dal 1° luglio quello di ufficiale delle Gabelle del sale; infine, dal 1° dicembre dello stesso 1407, divenne capitano di Orsanmichele; dal 18 ott. 1408 fu regolatore dei Contratti.
Il 26 febbr. 1409 il G. venne dichiarato erede universale di un certo Bartolino di Giovanni da Piacenza. Ricoprì nuovamente la carica nei Dieci di libertà dal 1° ag. 1409; nel 1410, dal 6 gennaio fu capitano a Pisa. Nello stesso anno, il 6 giugno, pagò l'imposta dell'estimo ammontante a 12 fiorini e 19 soldi (Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1027, n. 206; l'indicazione è tratta da un quaderno di pagamenti dell'estimo del 1410, c. 107v: attualmente tale registro è irreperibile); dal 1° agosto seguente divenne ufficiale delle Condotte e dal 1° dicembre ufficiale della Grascia. Nell'aprile del 1411 prese parte allo scrutinio per il priorato e si qualificò; dal 20 giugno ottenne la magistratura degli Otto di custodia; regolatore dei Contratti dal 18 giugno 1412, dal 15 novembre successivo conseguì l'ufficio dei Dieci di Pisa, che sarebbe dovuto durare fino al 17 febbr. 1413: dovette tuttavia lasciare questa carica, il 29 dic. 1412, in quanto estratto come gonfaloniere di Giustizia per il bimestre gennaio-febbraio 1413. L'8 ottobre dello stesso 1413 assunse il mandato come podestà di Settimo e il 1° giugno 1414 come camerario di Camera; nel 1415, dal 1° maggio, fu operaio di S. Reparata e dal 10 ottobre vicario di Anghiari. Il 28 nov. 1416 venne nominato provveditore delle Porte e del Sale a Pisa; dal 5 gennaio al 15 febbr. 1418 divenne ufficiale dei Contratti, dal 1° maggio seguente operaio di S. Maria del Fiore e dal 1° dicembre ufficiale delle Condotte. L'ultima carica che risulta essere stata ricoperta dal G. fu quella di podestà di Pieve Santo Stefano dal 12 giugno 1419. Il G. dovette completare il suo mandato - durato fino all'11 dicembre seguente - in quanto non risulta che sia morto in ufficio.
Non è possibile accertare con esattezza la data di morte del G., in quanto mancano le relative registrazioni dal 1413 al 1423; tuttavia questa dovette avvenire tra gli ultimi giorni del 1419 e i primissimi del 1420, in quanto il G. non solo non ebbe in seguito altre cariche, ma all'8 giugno 1419 risale la sua ultima concessione del privilegio di portare le armi al figlio Bastiano, che a sua volta ne divenne il titolare in primis il 5 genn. 1420. Il G. fu sepolto nella chiesa di S. Maria Novella.
Le notizie biografiche riferite dal priorista Mariani (Arch. di Stato di Firenze, Manoscritti, 249, c. 464r) non riguardano il G.: nel 1400 come oratore a Lucca e a Bologna, fu infatti inviato un suo omonimo e contemporaneo, Iacopo di Biagio, con il quale il G. è stato talvolta confuso (Signori, Legazioni e commissarie, 2, c. 23v, mandato del 13 genn. 1400). Così non risulta che il G. sia stato nominato nel 1397 vicario di tutto il contado fiorentino compreso nell'arco di 3 miglia da Firenze: fu forse il suo omonimo contemporaneo a ricevere tale incarico; infine non fu il G. ad andare come commissario in campo nel 1430 ma un altro Iacopo, figlio di Niccolò, che ebbe tale incarico insieme con Giovanni Guicciardini e Nerone di Nigi Neroni (Signori, Legazioni e commissarie, 9, c. 16rv, 20 ott. 1430).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, 170, cc. 50r-64v; 171, cc. 61r-67v; 323, c. 9v; 355, c. 111r; 358, c. 75r; 365, c. 130v; 655, cc. 104r, 135v; 657, cc. 2r, 75v; 679, c. 37v; 680, c. 6r; 984, c. 55r; Balie, 1, c. 36r; Priorista di Palazzo, cc. 135v, 150v, 158v; Signori e Collegi, Deliberazioni in forza di speciale autorità, 10, c. 8v; Notarile antecosimiano, 12962, c. 152r; Arte dei giudici e notai, 95, c. 36rv; Diplomatico, S. Maria degli Angeli, 1394 maggio 11; Diplomatico, S. Maria Nuova, 1409 febbr. 26; Manoscritti, 249: Priorista Mariani, II, c. 463r; 360: dell'Ancisa, c. 163rv; 393: Dei, ins. 8; 597: Pucci, ins. 43; 625: Sepoltuario Rosselli, p. 692; 812, c. 80v; Ceramelli Papiani, 2534; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1027, n. 206; Delizie degli eruditi toscani, IX (1777), p. 228; XIV (1781), p. 291; XVI (1783), p. 209; XVIII (1784), pp. 116, 241; XIX (1785), p. 24.