LOSCHI, Iacopo
Nacque a Parma intorno al 1425 (Ricci), da Ilario, maestro di legname; ebbe un fratello pittore, Giovanni, di cui non si conoscono le opere. Nel 1456 il L. abitava nella casa del pittore Bartolino de' Grossi presso il quale aveva iniziato la sua formazione artistica. Prima del 1464 ne sposò la figlia Lucrezia, da cui avrebbe avuto due figli, Bernardino e Cosimo. Nel 1456 entrambi i pittori risultano presenti in S. Antonio Abate a Parma, ma i pagamenti effettuati al solo L. (per opere non conosciute) indicano una sua autonomia artistica all'interno della bottega di Bartolino (Mendogni). Sempre nel 1456 il L. è documentato nella chiesa dei servi di Maria a Parma in cui affrescò una distrutta Adorazione dei magi (Scarabelli Zunti).
Secondo Pezzana (1842), nel 1460 il L. avrebbe realizzato per la cattedrale di Parma un'ancona per l'altare di S. Bernardo, una tavola per l'altare della cappella di S. Agata e una pace raffigurante Cristo nel sepolcro, opere di cui resta solo memoria documentaria.
Gli affreschi della chiesa di S. Paolo a Parma, raffiguranti un'Annunciazione (molto affine alla Annunciazione, distrutta, in S. Francesco del Prato, visibile in una riproduzione ottocentesca, per la quale vedi infra), alcuni episodi della Leggenda dei ss. Benedetto e Scolastica e la Madonna della Misericordia, vengono legati da Cavazzoni (1998) a una committenza ascrivibile intorno al 1460. Poco posteriori dovrebbero essere gli affreschi della chiesa del Carmine con le Storie di s. Anna e Gioacchino (Parma, Galleria nazionale) che ostentano forti rapporti con la cappella Ravacaldi nella cattedrale, dove sono raffigurati i medesimi episodi (Cacciata di Gioacchino dal tempio, Annuncio ad Anna, Incontro alla porta Aurea), testimonianza di un debito figurativo nei confronti di Bartolino de' Grossi.
Cavazzoni (1998) non esclude l'intervento diretto del L. in alcune miniature nei Corali T e R eseguiti tra il 1453 e il 1458 per il monastero della Ss. Annunziata di Parma, tesi non condivisa da Zanichelli (La miniatura(, 1994).
Dal giugno del 1462 la bottega Grossi - Loschi è testimoniata in S. Francesco del Prato a Parma (Affò, 1796). Gli affreschi collocati nella cappella maggiore raffigurano Dio Padre benedicente tra due figure allegoriche, la Giustizia e la Fede al centro della volta e Sante francescane sul lato nord. Dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1464, il L., titolare della bottega, avrebbe operato in piena autonomia. Nel 1465 comprò da Gian Bernardo da Cornazzaro, miniatore, un messale ornato presumibilmente da quest'ultimo (Pezzana, 1842), inoltre frequentò artisti finissimi tra cui Francesco e Damiano di Moyole, membri della Confraternita della Disciplina Vecchia, della quale nel 1493 entrerà a far parte.
Nel 1467 (Zanichelli, Strutture della produzione(, 1994) Guglielmo Enzola commissionava alla bottega del L. le lunette affrescate sull'esterno dei portali, sempre di S. Francesco del Prato, raffiguranti un'Adorazione del Bambino sul portale maggiore e un'Annunciazione sopra la porta laterale sinistra, cancellati in epoca napoleonica e conosciuti solo tramite disegni acquerellati realizzati al tempo della distruzione (Arch. di Stato di Parma). Nel 1474 realizzò sempre per la stessa chiesa una pala e un disegno per l'organo, entrambi perduti.
Poco prima del 1471 eseguì la pala della Visitazione con i Ss. Ilario e Gerolamo (Parma, Galleria nazionale).
Furono A.O. Quintavalle (1939, 1948) e A.C. Quintavalle (1959) a rafforzare la paternità del L. evidenziando le forti analogie con la pala datata 1471 e a metterla in relazione con il successivo polittico di Torrechiara, suggerendo una datazione anteriore a quell'anno per l'assenza di riferimenti alla cultura lendinaresca.
La Madonna in trono col Bambino tra angeli e Dio benedicente (Parma, Galleria nazionale) è l'unica opera firmata e datata: "Opus Jacobi de Luschis da Parma MCCCCLXXI die XVI iunii".
Il L. predilige un'incorniciatura dalla decorazione goticheggiante, mentre il trono edicola dalle forme aggettanti non contiene alcun riferimento alla tradizione tardogotica ma si avvicina alle architetture dipinte dagli Erri. Anche i personaggi raffigurati presentano caratteristiche contrastanti, dalla ricerca di raffinatezza ed eleganza nella gestualità all'espressione animata degli angeli. La fortuna critica della tavola, proveniente dalla chiesa di S. Agostino di Parma, subì per lo più giudizi negativi fino agli interventi di A.C. Quintavalle (1959), che riconobbe il ruolo di mediatore del L. tra la cultura tardogotica di Benedetto Bembo e quella rinascimentale dei Lendinara, e Fornari Schianchi (1982), che sottolineava l'aggiornamento su A. Mantegna proponendo un'indagine sui contatti padovani, ferraresi e lombardi del Loschi.
I due affreschi provenienti dall'oratorio di S. Gerolamo di Parma con la Madonna e i ss. Rocco e Sebastiano e la Madonna e i ss. Girolamo e Giovanni Battista (Parma, Galleria nazionale) possono ritenersi posteriori alla pala del 1471, ma antecedenti alle opere della chiesa dei servi di Maria di Parma e della chiesa parrocchiale di Sanguigna di Colorno.
Zanichelli (Strutture della produzione(, 1994), in accordo con la datazione proposta da A.C. Quintavalle (1959) agli inizi degli anni Settanta, ipotizza una committenza della famiglia Valeri, proprietaria dell'oratorio. Tonelli, a seguito di un ritrovamento documentario, propone una committenza certosina, fissando un termine post quem al 1476.
Intorno al 1480 sono riconducibili gli affreschi della chiesa dei Servi a Parma raffiguranti la Madonna e santi e l'Adorazione del Bambino (Parma, Galleria nazionale) e la Madonna in trono con Bambino e i ss. Rocco e Sebastiano (Torrechiara, castello dei Rossi).
Nel 1487 svolse un ruolo fondamentale per l'assegnazione degli arredi della sagrestia dei Consorziali nella cattedrale di Parma, realizzati da Cristoforo Genesini da Lendinara (Lopez, 1894); inoltre Ceschi Lavagetto segnala la presenza del L. nel monastero di S. Giovanni a Parma proprio negli anni 1487-88.
Nel 1488 realizzò su commissione dei benedettini un pallio e un gonfalone (perduti) per la chiesa di S. Benedetto di Parma. Alla fine degli anni Ottanta vengono invece collocati gli affreschi nella chiesa parrocchiale di Sanguigna con Annunciazione, Adorazione del Bambino, Madonna allattante, S. Antonio Abate, Madonna benedicente, Madonna in trono fra angeli e s. Lucia (A.C. Quintavalle, 1959; Ghidiglia Quintavalle, 1962).
Sono attribuite al L. da Fornari Schianchi (1982) un'Adorazione dei magi (Montegrotto Terme, collezione privata) dal gusto fortemente miniaturistico e una Crocifissione affrescata sulla controfacciata dell'oratorio di S. Rocco a Casale di Felino.
Il primo documento che testimonia la presenza del L. a Carpi, dove, chiamato da Alberto (III) Pio, egli si trasferì con la famiglia, è un atto notarile datato 3 marzo 1496, riguardante la donazione di un orto o casamento in borgo San Niccolò (Guaitoli). Probabilmente il L. era già presente in città dal 1495, se il 25 marzo 1496, data di inaugurazione della nuova chiesa dei servi di S. Maria delle Grazie (meglio conosciuta come la chiesa di S. Rocco), aveva dipinto per i serviti una pala di forma ovale considerata miracolosa e oggetto di grande venerazione, purtroppo perduta (Garuti, 1989). Il 3 giugno 1504 il L. è ancora citato in un rogito del notaio carpigiano Cristoforo Carnevali.
Il L. morì prima del 23 genn. 1505, data in cui il figlio Bernardino, scrivendo il suo testamento si definisce "M( Bernardino figlio del fu M( Giacomo Loschi".
Cavazzoni (1998) ha proposto una possibile ricostruzione del catalogo carpigiano del L. attribuendogli parte degli affreschi della cappella dei Pio (Carpi, castello dei Pio), in cui il pittore avrebbe coadiuvato il figlio Bernardino. Il suo intervento diretto sarebbe circoscrivibile all'Annunciazione e all'Adorazione del Bambino, molto vicine agli affreschi di Sanguigna, alla Presentazione al tempio, ad alcuni volti di scribi nella Disputa di Gesù tra i dottori, all'Ascensione di Cristo e al Vir dolorum. Anche la tavola con la Natività, i ss. Giovanni Battista ed Evangelista e il committente Rodolfo Priori e un affresco staccato raffigurante una Natività, angeli e s. Giovanni Evangelista (Carpi, Museo civico), opere solitamente assegnate a Bernardino, sono riferite da Cavazzoni al Loschi. Queste ipotesi non hanno ancora trovato un riscontro tra gli storici locali che privilegiano la tradizionale assegnazione al figlio Bernardino (Garuti, 1990 e 1994; Leporati).
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