ODDI, Iacopo
ODDI, Iacopo. – Nacque a Perugia nella prima metà del Quattrocento da Oddone e da Bella «di Lorenzo Vencioli» (Cavanna, 1929, p. LXXXVI, che – quanto al patronimico della madre – non indica la fonte). Nessun documento consente di precisare l’anno di nascita.
Le notizie sulla famiglia si desumono dal testamento, rogato il 2 settembre 1466 e insinuato il 15 giugno 1467, con il quale suo padre Oddone lasciò 300 fiorini agli eredi universali, che entro due anni dalla morte del testatore li avrebbero dovuti destinare a luoghi e persone «de quibus informati sunt a dicto testatore». Gli eredi, così fatti esecutori, erano la moglie Bella, i figli Francesco e «frater Iacobus, ordinis Observantie beati Francisci», oltre al frate agostiniano e maestro in teologia Ercolano di Ugolino da Perugia (Tabarelli, 1977, pp. 80 s.).
Una tradizione fondata sulle affermazioni del poligrafo umbro Ludovico Jacobilli (1658, I, p. 145; Sbaraglia, 1921, p. 375) vuole Oddi membro della nobile famiglia perugina dei conti degli Oddi, mentre l’erudizione locale ottocentesca lo assegna, su base documentaria, agli Oddi (Vermiglioli, 1829, pp. 141 s.). In effetti, di Iacopo e di suo fratello Francesco sono attestate notevolissime tracce nella documentazione perugina del secondo Quattrocento, incrociando i contenuti delle quali è possibile identificare la famiglia di provenienza con quella denominata da fonti perugine Oddi Novelli, per distinguerla dai conti degli Oddi. Si tratta della famiglia censita dall’Enciclopedia storico nobiliare italiana come Oddi-Baglioni a far data dalle nozze, contratte nel 1782, tra due membri delle rispettive famiglie (Spreti, 1931).
Il nome di Iacopo compare la prima volta nella matricola del Collegio dei Mercanti perugino del 1403 e seguenti, che registra il suo ingresso il 6 settembre 1442. Di nuovo è registrato nella matricola successiva, del 1445. Entrambe le registrazioni sono successivamente cassate con l’annotazione «cassus quia sumpsit habitum observantie sancti Francisci» (Statuti e matricole…, 2000, II, pp. 588, 642). Nel 1447 era ancora secolare, risultando il suo nome tra i fancelli dei massari del Comune (Fantozzi, 1916, p. 261). A collocarne l’ingresso in religione nella primavera del 1448, a seguito della predicazione a Perugia di Roberto Caracciolo da Lecce, è il cronista tradizionalmente, ma erroneamente, detto Graziani, che lo designa come «Giapeco de Oddo» (Cronaca della città di Perugia…, 1850, p. 603). Roberto Caracciolo tenne in effetti alcune prediche in città nel corso della Quaresima, che si fecero quotidiane a partire dalla sacra rappresentazione del venerdì santo (ibid., pp. 597 s.).
Entrato tra i minori della famiglia osservante nel prestigioso convento perugino di S. Francesco al Monte (noto come Monteripido), Iacopo ebbe per maestro Domenico da Genova.
Nel 1454 fece parte di una delegazione – guidata dal vicario provinciale Andrea da Sangemini – a Monteluco (presso Spoleto) in visita a frate Francesco da Pavia (Antonio Beccaria), che era in quel momento prossimo a morte. Oddi stesso ne tracciò una estesa biografia (La Franceschina …, 1929, I, pp. 140-170) fondandone la fama di santità e la tradizione agiografica che lo riguarda.
Nell’Ordine Oddi è attestato con l’incarico di guardiano in diversi conventi: nel 1453 e nel 1458 ad Assisi (presso la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli), nel 1460 a Perugia nel convento di Monteripido (3 giugno; App. II, Serie dei guardiani di Monteripido, a cura di U. Nicolini, p. 194, in Tabarelli, 1977), nel 1477 nel convento di S. Maria delle Grazie di Terni. Figura inoltre in una serie di documenti notarili come testimone al rogito di testamenti o come esecutore testamentario negli anni 1469 e 1480 (ibid., pp. 88, 118, 120).
Anche suo fratello Francesco ebbe rapporti strutturati e costanti con la comunità di Monteripido e con i conventi osservanti della provincia di s. Francesco: a lui fu conferito, il 2 febbraio 1469, da parte del vicario provinciale, l’incarico di procuratore e amministratore delle elemosine per alcuni conventi (ibid., p. 87).
Nel panorama della letteratura minoritica Oddi spicca come autore di una delle opere fondanti l’autorappresentazione della fisionomia dell’Osservanza nell’ultimo quarto del XV secolo: si tratta della ponderosa compilazione in volgare intitolata dall’autore Specchio dell’Ordine Minore e più nota con il titolo editoriale di Franceschina, che le viene attribuito da lunga tradizione e dalla antica erudizione minoritica (La Franceschina. Testo volgare umbro del sec. XV scritto dal p. Giacomo Oddi di Perugia, I-II, a cura di N. Cavanna, Santa Maria degli Angeli, Assisi 1929; rist. anastatica 1981).
L’attribuzione della Franceschina a Oddi – seppur lungamente discussa – è ormai ampiamente consolidata: consacrata da Lucas Wadding negli Annales Minorum (1932), è ampiamente argomentata, con la discussione di tutte le emergenze relative, da Nicola Cavanna (La Franceschina…, 1929, pp. LXXXI-LXXXV).
Tra le fonti in base alle quali si è discussa l’attribuzione, quella più problematica è la testimonianza di suor Eufrasia Alfani, clarissa del monastero perugino di Monteluce, che nel Liber reformationis vel Memorialis, parla del codice della Franceschina proveniente da Monteripido. Stando alla testimonianza del Memoriale, nel 1547 l’opera di trascrizione era felicemente compiuta e, mentre si attesta con esattezza l’iter, i tempi e i costi della riproduzione, dell’antigrafo si sostiene che «fu già composto da un reverendo padre chiamato fra Egidio da Perugia, per quanto ho potuto intendere, qual ne scrisse tre di sua mano». Sembra evidente che in questo contesto l’espressione ‘composto’ e la menzione delle tre copie rimandino – piuttosto che alla autorialità – al lavoro di un copista (La Franceschina, pp. LXXVII-LXXIX; Memoriale di Monteluce, 1983, p. 233).
L’attribuzione a Oddi pare definitivamente provata sulla base di un documento notarile del 30 maggio 1481: un contratto stipulato dai suoi fratelli Francesco e Galeotto con il tipografo Stefano di Giovanni di Amburg per la stampa dell’opera in 500 esemplari al prezzo di 100 fiorini. Verosimilmente l’impresa non ebbe seguito, dal momento che non si ha notizia di alcun esemplare stampato (Nicolini, 1979, p. XVIII; a conforto della deduzione di Nicolini si può addurre quanto testimonia ancora Eufrasia Alfani motivando l’impresa della riproduzione del codice a Monteluce: «essendo già molto invecchiato et cominciato a discadere, perché era molto charo al monistero et raro ne l’Ordine, più et più volte s’era ragionato di farlo rescrivere, ma non c’era mai stata la comodità», Memoriale di Monteluce, 1983, p. 233).
La prima redazione della Franceschina tradita da un codice proveniente da Monteripido è databile – sulla base di elementi intrinseci – al 1474-76 (pp. LXVI-LXVII). L’opera risulta strutturata sulla falsariga del De conformitate vitae beati Francisci ad Dominum Iesum di Bartolomeo da Pisa (Quaracchi, 1906-12) che ne è anche tra le fonti dirette: è impostata infatti stabilendo le ‘conformità’ dei frati a Francesco secondo lo schema delle virtù esemplificate rispettivamente in Francesco e nei profili dei frati. Reca, in sostanza, una nutrita serie di biografie minoritiche che si prospettano come francescanamente esemplari dalle origini della storia dell’Ordine a tutto il XV secolo.
Tra queste biografie è celebre quella di Jacopone da Todi: la sua presenza nell’opera e la sua rilevanza hanno indotto a considerare Oddi come il suo primo biografo, pur trattandosi di una biografia curvata non solo su istanze agiografizzanti, ma essenzialmente funzionale all’inquadramento della sua produzione laudaria, ampiamente testimoniata in genere nelle biografie iacoponiche.
Entro la letteratura polemica che, nel corso del secondo Quattrocento, associò la progressiva configurazione autonoma dei due rami dell’Ordine dei minori, la Franceschinaha una funzione specifica: a essere polemico è il suo stesso schema, il progetto ideologico che ne guida l’impostazione e la lettura continuista della storia minoritica. Configurandosi non come ‘specchio dell’Osservanza’, ma come Specchio dell’Ordine Minore, anticipa ideologicamente lo spirito della lettera Ite Vos, con la quale – nel 1517 – Leone X avrebbe riconosciuto la definitiva separazione delle due anime dell’Ordine, costituendo l’autonomia degli Osservanti con la denominazione di Ordo Fratrum Minorum. In questo senso, e in ragione della sua collocazione cronologica (anni Settanta del Quattrocento) non può essere annoverata tra la libellistica che associò e sostenne il progressivo distacco della famiglia osservante (che individua le proprie origini nell’esperienza broglianese di Paoluccio di Vagnozzo Trinci) dall’Ordine, ma può piuttosto considerarsi monumento letterario – redatto con intenti di esemplarità e di coerenza ‘francescana’ – di una polemica ormai almeno di fatto ricomposta.
Nonostante l’erudizione minoritica precedente ne assegni la morte al 1483, a riferire con buona certezza la data di morte di Oddi è la citata cronaca perugina nota come Diario del Graziani, il cui estensore si riferisce al 25 giugno 1487: «E a dì detto morì frate Giapeco de Oddo, frate de San Francesco del Monte, e li fu fatto un bello ufficio, al quale cie fo Francesco e Galiotto de Oddo, e tutti li loro, e era tenuto bona persona» (Cronaca perugina, 1903, p. 278; Nicolini, 1979, p. XIX).
Cavanna riporta erroneamente una data di morte di Oddi desunta dalla matricola del Collegio della Mercanzia di Perugia: («Decessit [1498] VI Martii») e la propone come più affidabile della testimonianza del cronista perugino in ragione della ufficialità del documento. Ma, come ebbe modo di riscontrare già Nicolini sul manoscritto della matricola, e come conferma l’edizione, quella nota marginale si riferisce a Felice Angeli, che segue immediatamente nella colonna (Statuti e matricole, 2000, p. 588; Nicolini, 1971, pp. 101 s.).
Fonti e Bibl.:L. Jacobilli, Bibliotheca Umbriae… alphabetico ordine digesta, Foligno 1658 (rist. anast. 1973); L. Wadding, Annales Minorum, XIV (1932), p. 108; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere, II, Perugia 1829, pp. 141 s. (rist. anastatica 1973); Cronaca della città di Perugia dal 1309 al 1491 nota col nome di Diario del Graziani, a cura di A. Fabretti - F. Bonaini - F. Polidori, in Archivio storico italiano, XVI (1850), 1, pp. 597 s., 603; Cronaca perugina inedita di Pietro Angelo di Giovanni (già detta del Graziani), a cura di O. Scalvanti, in Boll. della Deputazione di storia patria per l’Umbria, IX (1903), pp. 141-380; A. Fantozzi, Documenta perusina ad indulgentiam Portiunculae spectantia, in Archivum Franciscanum Historicum, IX (1916), pp. 237-293, in part. 261; G.G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum s. Francisci …, II, Roma 1921 (rist. anast. 1978); N. Cavanna, IntroduzioneaLa Franceschina …, cit., 1929; V. Spreti, Encicl. storico nobiliare italiana, ad vocem Oddi-Baglioni, IV, Milano 1931, pp. 877-881; G. Ricciarelli, I prototipografi in Perugia. Fonti documentaire, in Boll. della Deputazione di storia patria per l’Umbria, LXVII (1970), pp. 77-161; U. Nicolini, I Minori osservanti di Monteripido e lo “scriptorium” delle clarisse di Monteluce in Perugia nei secoli XV e XVI, in Picenum Seraphicum, VIII (1971), pp. 100-130 (poi in Id., Scritti di storia, Perugia 1993, pp. 389-416); J. Poulenc, Jacques O. de Perouse in Dictionnaire de Spiritualité, VIII (1974), pp. 50-52; C. Tabarelli, Documentazione notarile perugina sul convento di Monteripido nei secoli XIV e XV, Perugia 1977; Le vite antiche di Iacopone da Todi, a cura di E. Menestò, Firenze 1977 (Spoleto 1991), ad ind.; S. da Campagnola, Le origini francescane come problema storiografico, Perugia 1979, pp. 90-96; U. Nicolini, Motivi per una cronaca di sette secoli, in Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia, Perugia 1979, pp. XI-LXXI; Memoriale di Monteluce. Cronaca del monastero delle Clarisse di Perugia dal 1448 al 1838, a cura di U. Nicolini, Assisi 1983; Statuti e matricole del Collegio della mercanzia di Perugia, a cura di C. Cardinali - A. Maiarelli - S. Merli, Perugia 2000, pp. 588, 642; P. Tuscano, Motivi e forme della Franceschina di I. O., in S. da Campagnola - P. Tuscano, San Francesco e il francescanesimo nella letteratura italiana dal XIII al XV secolo, Assisi 2001, pp. 237-251; E. Paoli, Osservazioni sulle ‘vite antiche’ di Iacopone da Todi, in Studi medievali, s. 3, XLIV (2003), 2, 811-861.