Pazzi, Iacopo
Figlio di Aldobrandino di Uguccione, detto " del Nacca " (o " del Vacca ", " del Neca "), fu ardente guelfo. Tra i principali primi esponenti della consorteria fiorentina dei P. fu armato cavaliere " a spron d'oro " in omaggio alle sue qualità di guerriero oltre che per la nobiltà della famiglia.
Esule come tutti i suoi compagni di Parte dopo la scomparsa di Federico II, nel 1250 fu nominato podestà di Montemignaio, terra dei conti Guidi. L'anno dopo, in conseguenza della vittoria sul ghibellinismo, ritornò in patria e riprese il suo posto negli organi del governo comunale e nelle file della sua fazione. Nel 1260 fu in armi a Montaperti (4 settembre), come capitano della cavalleria fiorentina; accanto a lui si collocò Bocca di Schiatta degli Abati, già segretamente connivente con i ghibellini. Nel calore della mischia, quando ritenne venuto il momento di attuare il disegno concordato, Bocca menò al P. un colpo di spada a tradimento, troncandogli di netto la mano con cui questi teneva alto lo stendardo per guidare i compagni d'arme. Nonostante l'orribile mutilazione, Iacopo riuscì ad afferrare l'insegna con l'altra mano, continuando a guidare i cavalieri nella battaglia. Bocca, allora, con un secondo colpo gli amputò anche quella, e finalmente lo uccise mentre ancora tentava disperatamente di stringere lo stendardo con i moncherini sanguinanti. Il gesto del traditore (che D. ricorda con disprezzo in If XXXII 73-111, collocandone lo spirito nell'Antenora, fra i traditori politici) provocò la rotta della cavalleria guelfa, scoraggiata dalla morte del suo capo e attaccata all'improvviso dai ghibellini che, al segnale dato dall'Abati, avevano mutato insegna e si erano uniti alle milizie senesi.
Questo P. lasciò due figli: Lapa, che più tardi (1280) andò sposa a Orso degli Alberti di Mangona, e Pazzino, dal quale trassero origine due rami della casata. Il primo di questi rami si estinse all'inizio del Quattrocento e l'altro si perpetuò fino alla metà del sec. XVIII.
Bibl. - Per l'inserimento di questo personaggio nella genealogia dei P., cfr. P. Litta, Famiglie celebri italiane, P. di Firenze [a c. di L. Passerini], tav. I, Milano 1851. Il celebre episodio in cui Iacopo trovò la morte è narrato da R. Malispini, Storia fiorentina, a c. di V. Follini, Firenze 1816, 137; da Marchionne Di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a c. di N. Rodolico, in Rer. Ital. Script.² XXX 1, 47; da G. Villani Cronica VI 78, XII 44 (che lo chiama " del Nacca " e " del Nera "); e da L. Bruni, Historiae Fiorentini populi, a c. di E. Santini, in Rer. Ital. Script.²XIX 3, 39. Il ricordo tramandato dai cronisti - che, in definitiva, è pressoché l'unico a noi noto della pur movimentata biografia di Iacopo - è ripreso dagli storici di Firenze: G. Capponi, Storia della repubblica di Firenze, I, Firenze 1875, 189, 196; F.T. Perrens, Histoire de Florence, I, Parigi 1877, 519-520; Davidsohn, Storia II I 693-694, III 548-549; ID., Forschungen, IV, Berlino 1908, 153.