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IACOVETTI, Rinaldo, detto Rinaldo o Rainaldo da Calvi

di Rossella Faraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)
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IACOVETTI (Jacobetti, Jacovetti), Rinaldo, detto Rinaldo o Rainaldo da Calvi

Rossella Faraglia

Nacque a Calvi dell'Umbria intorno al 1475: il padre Pancrazio, pittore, si era sposato intorno al 1470; e in un documento datato 1499, il primo in cui compare il suo nome, l'artista viene definito "magister" (Santolini, 2001, pp. 26, 162).

Ebbe due fratelli, Giovanbattista e Jacovetto. Dopo il febbraio 1512 sposò Persiana, da cui è quasi certo che non ebbe figli (ibid., pp. 28, 164). Diversamente dal padre - artista pressoché sconosciuto fino al 1995, quando Santolini iniziò la pubblicazione delle sue capillari ricerche negli archivi di Calvi e di altri centri dell'Umbria meridionale - lo I. aveva per tempo ricevuto una sua collocazione storico-critica (Guardabassi; Lanzi), e possedeva già una fisionomia artistica ben riconoscibile come allievo di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, (Venturi), fisionomia che gli studi recenti hanno arricchito e precisato.

La sua formazione artistica avvenne nella bottega paterna, attiva nel territorio compreso tra l'alto Lazio e l'Umbria meridionale. Nel 1514 gli venne commissionata dal vescovo di Narni, Pietro Gormaz, la decorazione con affreschi e dorature della cappella di famiglia in S. Giovenale, dove era stata posta l'icona della Madonna della Consolazione attribuita al padre Pancrazio e dipinta nel terzo quarto del Quattrocento. Degli affreschi non rimane alcuna traccia, mentre delle dorature solo alcune sono ben conservate.

L'unica sua opera firmata, dove compare l'iscrizione "Opus Rainaldi de Carbio", è la pala nella chiesa di S. Nicola a Stroncone con l'Incoronazione della Vergine e santi (nella predella sono raffigurate l'Annunciazione, la Natività e l'Adorazione dei magi), per la quale firmò un contratto con i canonici il 14 luglio del 1521 (Santolini, 2001, pp. 79 s., 168 s.). Il reperimento del contratto si è rivelato di importanza fondamentale per attribuire con certezza al pittore anche la pala, con il medesimo soggetto e stilisticamente assai prossima, nella cattedrale di Magliano Sabina intitolata a S. Liberatore. Nella cornice di quest'ultimo dipinto si può leggere un'iscrizione con la data "A(nno)D(omini) MDXXI"; i tre scomparti della predella rappresentano l'Annunciazione, la Nascita della Vergine e la Morte del figlio di Uliano, nobile maglianese.

È stato ipotizzato che una fonte iconografica per le pale di Stroncone e di Magliano possa essere stata l'Incoronazione dipinta nel 1516 ad affresco in S. Maria in Arrone presso Terni, all'interno di un ciclo con Storie della Vergine, dal pittore senese Vincenzo Tamagni, già attivo nella bottega raffaellesca nelle logge vaticane (Todini; Sapori; Santolini, 2001, pp. 36-38). Tuttavia è evidente come le due pale derivino dal celebre prototipo del Ghirlandaio per la chiesa di S. Girolamo a Narni (1486), replicato due volte dallo Spagna a Todi e a Trevi; inoltre esse mostrano evidentissimi riflessi di pittura raffaellesca, specie dell'ultima fase "protomanierista" del maestro, accanto a quelli di pittura umbro-peruginesca e antoniazzesca, immancabili data la formazione dello Iacovetti.

Risulta ben attestata in sede documentaria, ma perduta, la variegata attività degli anni successivi dello J., impegnato, a quanto sembra dedursi dai documenti, anche in opere di architettura e di scultura.

Il 2 giugno 1522 venne incaricato dai Priori di Narni di stimare, insieme con tal maestro Stefano, pittore, non meglio specificate pitture realizzate da Lorenzo Torresani. Il documento può assumere un valore di conferma dei supposti rapporti tra lo I. e i fratelli Lorenzo e Bartolomeo Torresani, fino a oggi sostenuti quasi esclusivamente su basi stilistiche (Santolini, 2001, pp. 29 s., 169). Nel 1523 ricevette dall'arciprete di Calvi l'incarico di costruire la chiesa, non più esistente, di S. Maria dello Sportello, unico accenno a una sua attività come architetto. Nello stesso anno gli fu commissionata una tavola con la Madonna del Rosario per la chiesa di S. Maria Maggiore (oggi S. Domenico) a Narni, perduta. Negli anni 1523-24 è poi documenta una sua attività come scultore in terracotta di cui purtroppo non sussiste traccia (Santolini, 2001, pp. 39-44).

Il 13 marzo 1525 fu pagato per gli affreschi dell'abside della chiesa di S. Antonio Abate a Civita Castellana, tuttora in buono stato di conservazione (ibid., pp. 91, 172). Nella parete tripartita da finte lesene sono rappresentati al centro S. Antonio Abate in trono, a sinistra i Ss. Girolamo e Giovanni Battista, a destra i Ss. Caterina d'Alessandria e Paolo Eremita; nel catino, il Compianto su Cristo morto; nell'arcone, figure di Santi, un Profeta, una Sibilla e il Padre Eterno in un tondo.

Non si conoscono il luogo e la data di morte dello I., anche se questa dovette avvenire prima del 29 nov. 1528 quando, alla chiamata del suo nome nel Consiglio cittadino, il cancelliere annotava l'avvenuto decesso (ibid., p. 31).

Fonti e Bibl.: M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, pp. 5, 38, 114 s., 161, 265, 274 s., 311, 330; G. Eroli, Descrizione delle chiese di Narni e suoi dintorni, Narni 1898, p. 284; L. Lanzi, R. da Calvi, in Rassegna d'arte, II (1902), pp. 23 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 2, Milano 1913, p. 708; Pittura in Umbria tra il 1480 e il 1540, a cura di F.F. Mancini - P. Scarpellini, Milano 1983, pp. 129, 155; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, p. 304; G. Sapori, Di stanza o di passaggio. Pittori del Cinquecento in area umbra, in La pittura nell'Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1994, pp. 59 s.; S. Santolini, Una nuova figura di artista umbro della fine del Quattrocento: Pancrazio Jacovetti da Calvi, in Storia dell'arte, 1995, n. 83, pp. 48-81; Id., Presenze antoniazzesche nell'Umbria meridionale: da Pancrazio Jacovetti a Evangelista Aquili, in Le due Rome del Quattrocento: Melozzo, Antoniazzo e la cultura artistica del '400romano. Atti del Convegno, Roma… 1996, a cura di S. Rossi - S. Valeri, Roma 1997, pp. 48-54; Id., I pittori del sacro: Pancrazio e R. Iacovetti da Calvi: una famiglia di pittori umbri tra XV e XVI secolo, Arrone 2001; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, pp. 293 s.

Vedi anche
ancona Dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull’altare, generalmente entro un’inquadratura architettonica (pala d’altare); il termine è riferito in particolare a opere del Gotico e del primo Rinascimento. lesena Risalto verticale di una parete muraria, ripetuto in genere ritmicamente, che può avere funzione sia decorativa sia di rinforzo della parete medesima (v. fig.). Quando ha funzione tendenzialmente strutturale, è più propriamente detta parasta. affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). abside architettura   ● Struttura architettonica a pianta semicircolare, sulla quale si imposta una volta a calotta semisferica (catino), utilizzata come motivo di articolazione spaziale interna ed esterna di un ambiente (talora con funzione di contrafforte); può presentarsi anche con andamento poligonale, ...
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Vocabolario
calvo
calvo agg. [lat. calvus]. – 1. Che non ha capelli, detto della testa o della persona: avere il capo c.; diventare calvo. Per estens., non com., di terreno o rilievo spoglio di vegetazione; frequente nella toponomastica (per es., Monte Calvo)....
calvare
calvare v. tr. [der. di calvo]. – 1. ant. Rendere calvo. 2. Nella Garfagnana, mettere a coltivazione le macchie, i boschi o i terreni incolti; sinon. di roncare, addebbiare.
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