Vedi IASOS dell'anno: 1961 - 1961 - 1995
IASOS (᾿Ιασοᾒς, ᾿Ιασσοᾒς, solo in epoca imperiale, Iasus)
Città della Caria sul pescoso golfo di Bargilia, di fronte a Güllük, chiamata nel Medioevo Asyn Kalé e oggi Asyn Kurin.
Fondata su una penisola e un'isoletta prima separata da un istmo e poi legata alla terraferma, non dovette essere un centro ricco di grandi risorse se si toglie il commercio del pesce (Strab., xlv, 658). Colonia argiva con nome peloponnesiaco perdette presto questo suo carattere e seguì le sorti delle città ioniche della costa (Herod., i, 28; i, 174; v, 103, 117-120). Fece parte della lega delioattica e dopo la metà del V sec. a. C. il suo nome compare nelle liste dei tributi (Tucid., viii, 26, 28). Nel 412 fu presa dalla flotta peloponnesiaca e nel 405-404 fu attaccata e distrutta dal navarca Lisandro (Diod., xiii, 194, 7). Dopo il 387, una volta ricostruita, I. dovette rientrare nella satrapia generale di Caria che Hecatomnus, padre di Mausolo, andava organizzando e che solo nel 357 fu proclamata reame da Mausolo. Conquistata da Alessandro Magno, I. si distinse ad opera dei due suoi cittadini Gorgos e Minnion (C. I. G., 2672). Fallita l'autonomia promessa da Filippo V e ottenuto dai Romani nel 168 a. C., vinto Perseo, un appannaggio d'indipendenza, fu incamerata più tardi (129 a. C.) con la Caria intera nella provincia romana d'Asia. Sotto Augusto non fu neppure libera civitas e nei secoli dell'Impero restò sempre nell'ombra. Nel 451 d. C. sappiamo che inviò un suo vescovo al concilio di Calcedonia.
Resta tuttora incerto dove sia stata la città fortificata del V sec. che menziona Tucidide (viii, 28, 5-15; 29, 1). W. Judeich pensava che la I. arcaica si trovasse nel retroterra e che a questa città appartenesse la grande cinta muraria ancora conservata, mentre la I. posteriore alla distruzione di Lisandro sarebbe stata costruita sull'isoletta antistante. F. Krischen ha invece interpretato la cinta come un campo fortificato di tipo lelego eretto a difesa delle alture costiere contro l'interno ed ha immaginato la città arcaica sulla antica isoletta. Le due teorie non traggono conferma dall'indagine sul terreno giacché I. è rimasta sino ad oggi inesplorata se si escludono i tentativi di Ch. Texier (1849) e di G. Guidi (1921). Nell'estate del 1960 una Missione Archeologica Italiana diretta da D. Levi ha iniziato a I. la prima campagna di scavo. Mentre è stato messo in luce, tra gli altri, un edificio di tipo cario sulla terraferma all'interno della cinta, materiale notevolmente più arcaico è stato rinvenuto nei saggi condotti sull'antica isoletta. Sicché oggi favorita, parzialmente, sarebbe l'ipotesi del Krischen.
La cinta muraria lunga più di 2500 m ha una sola grande porta tra due corpi rientranti, volta a E, 68 posterule e 117 finestre, ed è difesa da 18 grandi torri semicircolari allungate e diseguali tra loro, servite da cammini di ronda, scale e porte. L'opera muraria trapezoidale isodomica con faccia convessa potrebbe essere della fine del V inizî del IV sec. a. C. Il teatro, nato nel IV sec. a. C. fu rifatto in epoca augustea e certamente in età antoniniana (G. I. G., 2681), l'anàlemma del settore S è perfettamente conservato per circa m 10,50 di altezza. Un accesso dall'esterno è riconoscibile sul settore di N-O, la summa cavea è scomparsa, l'ima cavea conservata sino al diàzoma è priva di sedili, ma rimangono ancora 18 file di gradini per l'allettamento costruiti con pietrame e malta. Orchestra e scena sono ben riconoscibili. Degli edifici romani visti dal Texier e riconosciuti dal Guidi: stadio, palazzo, stoà, non resta molto sopra il suolo. Vanno menzionate le imponenti rovine di un acquedotto a fitte arcate che scende da N a S verso il paese di Asyn e raggiunge un largo edificio quadrangolare con accesso a E, porticato all'interno e con navate coperte a botte, noto come "Mercato del pesce". All'estremità E dell'antica isoletta si levano i ruderi di una grande costruzione sul cui piano inferiore a copertura voltata si leva un ambiente quadriabsidato. Le necropoli si sono succedute nel tempo su un vasto settore della pianura vicino al mare. Il tipo di sepoltura va dalla camera costruita, alla tomba a cassa, fino ai sarcofagi romani. Isolato verso E resta il cosiddetto "orologio", un mausoleo romano a due piani di pianta quadrangolare con spigoli rientranti coperto con una cupola sorretta da archi; le pareti esterne erano stuccate ad imitazione di opera isodomica.
Di molti altri monumenti non si conosce l'ubicazione benché il nome sia noto attraverso fonti letterarie o epigrafiche: la Parastade, l'Archeion, il Bouleuterion, ecc. nonché due templi consacrati a Zeus Mègistos e Artemide Astiade (il cui xòanon arcaico ci è noto ancora da monete di I. dell'epoca di Commodo). A questi due culti, certamente testimoniati, si aggiungono quelli noti di Apollo Stephanophòros, Dioniso, Eracle, Ecate, Hestia e Iasos Ktistes.
Bibl.: Ch. Texier, Description de l'Asie Min., III, Parigi 1849, p. 135 ss., tavv. 142-149; E. L. Hicks, in Journ. Hell. Studies, VIII, 1887, p. 83 ss.; id., in Journ. Hell. Studies, IX, 1888, p. 338 ss.; A. M. Kontoleon, in Bull. Corr. Hell., XI, 1887, p. 213 ss.; W. Judeich, in Ath. Mitt., XV, 1890, p. 137 ss.; Stoll, in Roscher, II, 1, c. 89, s. v., n. 14; Bürchner, in Pauly-Wissowa, IX, 1914, c. 785 ss., s. v., n. 15; F. Krischen, in Arch. Anz., 1913, c. 476; G. Guidi, in Annuario Atene, IV-V, 1921-1922, p. 345 ss.; G. Jost, Jasos in Karien, ein antikes Stadtbild, Amburgo 1935, p. 5 ss.; A. T. Akarca, Mîlas, Istanbul 1954, p. 148 ss.; G. E. Bean-I. M. Cook, in Ann. British School Athens, 52, 1957, p. 100 ss. Per le mura: W. Judeich, art cit.; A. Müfid, Stsockwerkbau der Griechen und Römer, Istanbuler Forschungen I, Berlino-Lipsia 1932; G. Guidi, art. cit.; R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge 1941, p. 169, 156, 170, 181. Per il teatro: G. Guidi, art. cit.; P. E. Arias, in Enc. It., XXXIII, 1937, p. 356; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, p. 316 s. Per l'acquedotto; F. Pellati, in Enc. It., I, 1929, p. 388; G. Guidi, art. cit.