iatropatologia
Studio dell’insieme dei quadri morbosi causati, direttamente o indirettamente, dall’intervento del medico; anche, lo stato patologico stesso provocato da un intervento del medico. Infatti, l’evoluzione della medicina si è resa responsabile anche di numerosi effetti negativi, a causa dei danni potenzialmente arrecabili all’organismo dalle nuove tecniche diagnostiche, terapeutiche, mediche o chirurgiche.
Se anche si escludono gli effetti legati all’abuso intenzionale di farmaci a scopo di tossicomania o suicida, come pure gli insuccessi terapeutici, che sono qualitativamente diversi dalle reazioni indesiderate vere e proprie, le i. da farmaci sono fra le patologie maggiormente presenti nei Paesi industrializzati. In uno studio prospettico pubblicato negli USA nel 1997, il 4,7% dei 5.497 pazienti visitati in 3 mesi era affetto da condizioni patologiche correlate a farmaci e il 2,6% dei ricoveri era dovuto a una i.; i farmaci più frequentemente incriminati sono risultati nell’ordine: gli antipertensivi, gli ipoglicemizzanti e altri farmaci cardiovascolari. Per quanto riguarda la mortalità, l’estrapolazione di tassi relativi rapportati al totale della popolazione ospedalizzata negli USA, ha indotto alcuni ricercatori a stimare i morti per effetti indesiderati da 30.000 a 40.000 all’anno. Un discorso a parte merita la i. da farmaci in gravidanza e gli effetti sul feto (➔ teratogenesi).
Le possibili cause di queste patologie sono: la mutilazione di un organo, che può estendersi sino alla sua asportazione; le complicanze durante o dopo l’intervento (emorragiche e infettive). L’esperienza della équipe chirurgica e la possibilità di programmare l’intervento (chirurgia elettiva) rispetto alla necessità di intervenire d’urgenza (chirurgia d’urgenza) rivestono una considerevole importanza nel ridurre il rischio iatrogeno. È da rilevare inoltre come le complicanze infettive o emorragiche richiedano per il loro trattamento farmaci o altri presidi terapeutici (per es., emotrasfusioni) a loro volta fonte di possibile danno iatrogeno (per es., epatiti virali, sepsi). Questo meccanismo (detto anche effetto domino) fa sì che i quadri morbosi conseguenti a un intervento invasivo possano essere molteplici e molto complessi.
La diffusione sempre più ampia di tecniche diagnostiche invasive comporta inevitabilmente la comparsa di nuovi quadri iatropatologici, le cui caratteristiche cliniche sono analoghe a quelle r iscontrabi l i in patologie derivanti da cause diverse (per es., traumi, ferite). In numerose situazioni è chiamato in causa un meccanismo patogenetico quale la perforazione (tramite ago o, meno frequentemente, tramite catetere) di un organo, di un vaso o di una cavità. La lesione che ne segue può così provocare un danno direttamente all’organo interessato o complicarsi con emorragie, infezioni o reazioni infiammatorie di maggiore o minore gravità. La rilevanza clinica e la frequenza di dette complicazioni dipendono da vari fattori, quali la difficoltà intrinseca della procedura o le condizioni cliniche del soggetto che si sottopone all’accertamento, ma è comunque di importanza fondamentale la capacità tecnica mostrata dall’operatore.