Ibn Taimiyya, Taqi al-Din
Giurista e teologo musulmano (Ḥarrān 1263 - Damasco 1328). Massimo rappresentante della teologia e del diritto rigorista hanbalita, si oppose alla visione teologica asharita nonché alla varietà delle dottrine della filosofia (falsafa) – di cui fu critico acuto – e della mistica. Redasse scritti polemici anche nei confronti dei cristiani. A lungo perseguitato, il suo insegnamento fu intenso, oltre che sul piano teorico, su quello pratico: fu instancabile nel richiamo della comunità musulmana al rigore dei costumi, nonché al ǧihād (lo «sforzo» o «lotta» che deve comprendere la guerra all’infedele in difesa e per l’espansione dell’Islam). Fra le opere principali: Kitāb al-radd ̔alā al-manṭiqiyyin («Libro della refutazione del logici»), al-Furqān bayna awliyā’ al-Raḥmān wa awliyā’ al-Shayṭān («Il discriminatore tra gli amici del Misericordioso e gli amici di Satana»). Le sue dottrine, in parte riprese dallo wahhabismo, ispirano un certo rigorismo islamico.