ibridismi
Il termine ibridismo, in senso tecnico, designa una parola alla cui formazione concorrono elementi provenienti da sistemi diversi; più precisamente, può indicare:
(a) una parola complessa che presenta il contributo di elementi di composizione attribuibili, almeno in origine, a due lingue X e Y (Gusmani 19862: 72 segg.);
(b) una parola semplice risultante dalla combinazione di un morfema lessicale di una lingua X con un morfema grammaticale di una lingua Y (Berruto 1987: 170-171; Berruto 1989: 113).
L’ibridismo, tanto nell’accezione (a) quanto nell’accezione (b), andrà collocato tra i fenomeni di prestito (➔ prestiti).
Esempi di ibridismo del tipo (a) sono l’ital. tramvia e il ted. australiano Gumbaum «albero della gomma», esempi di ibridismo (b) sono l’ital. dribblare «effettuare un dribbling» e l’➔italoamericano farma «fattoria». Per quanto riguarda tramvia, si noterà che esso è parzialmente calcato sull’ingl. tramway, con resa dell’ingl. way mediante l’ital. via; il medesimo procedimento ha coinvolto con ogni evidenza Gumbaum, in cui, a partire dall’ingl. gumtree, l’ingl. tree «albero» è sostituito col termine ted. corrispondente Baum. Alla base sia di dribblare sia di farma sta invece un meccanismo di adattamento morfologico: la desinenza verbale infinitiva -re (con vocale tematica -a-) ingloba al sistema italiano la radice ingl. (to) dribble, così come il suffisso femm. sing. -a fornisce una cornice morfologica italiana all’ingl. farm. I tipi tramvia e Gumbaum sono ascrivibili alla categoria del calco parziale (o calco-prestito o prestito misto; ingl. loan-blend; ➔ calchi); i tipi dribblare e farma si configurano invece come casi di prestito morfologicamente adattato.
La situazione italo-romanza di lingua ricca di dialetti è particolarmente esposta alla formazione di ibridismi (b), che contribuiranno a costituire il lessico, per un verso, degli italiani regionali, e, per l’altro, di varietà italianizzate di dialetto. Rientrano nel primo caso, con abbinamento tra morfema lessicale dialettale e morfema grammaticale italiano, per es., l’ital. settentrionale ciappare «acchiappare» (milan., piem. ciap- «acchiapp-» + suffisso ital. -a-re), l’ital. region. piem. droccare «cadere» (piem. druch- «cad-» + suffisso ital. -a-re), l’ital. region. trentino spatuzato «spettinato» (trentino spatuz- «spettin-» + suffisso ital. -a-to), ecc. Sono da attribuirsi al secondo ambito, con una sequenza morfema lessicale italiano - morfema grammaticale dialettale, il piem. guardé (con base italiana e desinenza dell’infinito dialettale, in luogo di vardé «guardare») o il sicil. pipistrellu «pipistrello» (ital. pipistrell- + suffisso masch. sing. sicil. -u, di contro al sicil. taddarita), ecc.
La contiguità genealogica tra l’italiano e i dialetti della penisola dà talvolta luogo a ibridazioni idiosincratiche, che, a differenza del tipo farma (o di ciappare, droccare, guardé, ecc.), non soddisfano il criterio della diffusione presso una comunità (ancorché ristretta); sono formazioni transeunti anche nel lessico del singolo parlante, indotte dall’interferenza tra parole che, nei due codici, condividono la stessa base etimologica (Regis 2006: 483 segg.). Il piemontese-italiano favo «facevo», che incrocia la forma piem. merid. fava «id.» con l’ital. facevo (< lat. faciebam), e il siciliano-italiano pavare «pagare», che mescola il sicil. pavari «id.» con l’ital. pagare (< lat. pacare), palesano appunto una momentanea sovrapposizione tra le lingue in contatto.
Berruto, Gaetano (1987), Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, La Nuova Italia Scientifica.
Berruto, Gaetano (1989), Tra italiano e dialetto, in La dialettologia italiana oggi. Studi offerti a Manlio Cortelazzo, a cura di G. Holtus, M. Metzeltin & M. Pfister, Tübingen, G. Narr, pp. 107-122.
Gusmani, Roberto (19862), Saggi sull’interferenza linguistica, Firenze, Le Lettere (1ª ed. 1981-1983, 2 voll.).
Regis, Riccardo (2006), Sulle realizzazioni dell’ibridismo, «Studi italiani di linguistica teorica e applicata» 35, pp. 471-504.