IBRIDO d'innesto
Così si chiama quella forma vegetale intermedia fra il soggetto e l'innesto e che talvolta si origina, come germoglio avventizio, nella zona di saldatura dei due simbionti. Il primo ibrido d'innesto conosciuto - la cosiddetta "bizzarria" Limon citratus aurantium - si originò in Italia, circa tre secoli fa (verso il 1644); si può anche ricordare tra i più noti, coltivati nei giardini, il Cytisus Adami, originatosi dall'innesto di Cytisus purpureus su Cytisus laburnum. Il nome di ibrido attribuito a queste piante non è appropriato: esse ricordano bensì sotto certi punti di vista i veri e. proprî ibridi, ma non sono, come questi, provenienti dall'unione sessuale dei loro progenitori e quindi non presentano nelle loro cellule mescolanza dei caratteri specifici; esse si originano invece per influenza reciproca di cellule-vegetative e risultano formate di parti concresciute, ma non modificate, dei due simbionti. Più appropriatamente sono state anche chiamate chimere per analogia col mostro della favola. Esse hanno origine da apici vegetativi, i cui istogeni parte appartengono all'innesto e parte al soggetto. Così si possono avere chimere periclinali (in cui gli strati periclinali dell'apice vegetativo appartengono parte al soggetto e parte all'innesto), chimere settoriali (in cui gli strati longitudinali dell'apice vegetativo appartengono parte al soggetto e parte all'innesto) e iperchimere (in cui l'apice vegetativo risulta costituito da un mosaico di cellule del soggetto e dell'innesto). È possibile provocare sperimentalmente la produzione di qualche chimera. Se ad es. si innesta il pomodoro (Solanum lycopersicum) sull'erba morella (Solanum nigrum) o viceversa e, ottenuto il concrescimento del soggetto con l'innesto, si pratica un taglio trasversale nella zona di saldatura in modo che la sezione risulti costituita in parte di tessuti del soggetto e in parte di quelli dell'innesto, si producono in gran numero germogli avventizî (fig.1); di essi la maggior parte sono germogli puri dell'una e dell'altra specie, ma è possibile talvolta trovare fra di essi anche forme intermedie fra i due simbionti (fig. 2).