Icaro
Figlio di Dedalo. D. ne ricorda (If XVII 109-111) la tragica fine: levatosi a volo con ali di penne costruite dal padre, il giovinetto, inebriatosi della bellezza del cielo e volando perciò troppo alto, sentì sciogliersi la cera che teneva insieme le penne. Cadde nel mare Egeo, presso l'isola detta da lui Icaria.
È notevole che D. non metta in evidenza il significato esemplare dell'episodio, limitandosi a rilevare la gran paura che il misero dovette provare nella caduta, paragonata a quella che il poeta sentì sulla groppa di Gerione.
In Pd VIII 125-126 si allude a I. nella perifrasi intesa a designare il padre Dedalo (v.), quello / che, volando per l'aere, il figlio perse.