Ida di Creta
Nome antico del monte più alto di Creta (m. 2460), situato al centro dell'isola; oggi Psiloritis o Monte di Giove.
La seconda delle denominazioni attuali riecheggia l'episodio mitico cui il monte dovette la sua fama: voleva la leggenda che in una grotta dell'I. la madre Rea o Cibele avesse nascosto Giove neonato, per sottrarlo alla voracità del padre Saturno, e ne facesse coprire i vagiti dai Cureti o Coribanti, suoi sacerdoti, che danzavano attorno alla grotta cantando al suono dei cembali e provocando strepito con le armi (cfr. Aen. III 111-113; Georg. IV 150-152).
Il nome dell'I. ricorre in If XIV 98, al secondo verso della terzina in cui D. dà una singolare descrizione del monte: Una montagna v'è che già fu lieta / d'acqua e di fronde, che si chiamò Ida; / or è diserta come cosa vieta. Tale descrizione (vv. 97-99) è preceduta dal rapido accenno alla rovina in cui Creta era caduta dopo un glorioso passato (vv. 94-96) ed è seguita dal sintetico racconto del mito di Giove bambino (vv. 100-102).
La descrizione dell'isola e l'accenno al monte derivano da Aen. III 104-106; ma è dantesca e originale la prospettiva, per la quale la decadenza politico-sociale verificatasi a Creta in epoca storica viene a riflettersi nella mutata natura del monte che partecipa, quasi fosse una creatura sensibile, del generale abbandono e al tempo stesso assolve con il suo aspetto desolato alla funzione di creare una cornice di squallore alla collocazione del Veglio di Creta (v.).