identificazione
Meccanismo di difesa con cui il soggetto affronta idee o sentimenti spiacevoli assumendo in sé valori, atteggiamenti o comportamenti inizialmente propri di un’altra persona ritenuta importante, nel tentativo di arricchire la propria identità, superare una situazione difficile o mantenere un legame con quella persona. In psicoanalisi, l’i. assolve alla duplice funzione di organizzare e promuovere la formazione dell’apparato psichico normale dell’individuo (Io, ideale dell’Io, Super- Io), e, in quanto difesa, serve a ridurre l’ostilità vers l’altro soprattutto in situazioni di separazione. Secondo Sigmund Freud, l’i. è un meccanismo fondamentale di costruzione della personalità che agisce soprattutto a partire dal confronto del bambino con i genitori (in partic., il genitore di sesso opposto). Egli distingue tra i. primaria, in cui l’identità personale non è ancora perfettamente raggiunta e quindi i confini tra Io e Tu sono confusi, e i. secondaria, che presuppone una maggiore maturazione dell’Io come separato dal mondo esterno; in tal senso l’i. secondaria costituisce il precipuo meccanismi di difesa e di costruzione dell’identità. Anna Freud ha ulteriormente precisato il concetto di i., descrivendo l’i. con l’aggressore: processo psicologico inconsapevole per cui una persona assume su di sé e riproduce gli stessi comportamenti aggressivi che ha a sua volta subito da qualcuno, allo scopo di superare una penosa condizione di inferiorità psicologica e di impotenza. Più in generale, in psicologia cognitiva e in psicologia sociale, l’i. è un processo strettamente legato da un punto di vista funzionale all’imitazione e all’empatia, poiché questi tre processi, in parte simili, contribuiscono alla formazione dei legami sociali. È quindi possibile parlare di i. multipla, quando gli oggetti con cui l’Io si identifica inconsciamente sono molti e non uno, come avviene, per es., nei fenomeni dell’identità di gruppo e nelle dinamiche sociali.