IDIOLOGO (gr. ἴδιος λόγος "conto privato")
Questo nome designa una branca dell'amministrazione finanziaria dell'Egitto, tanto nell'età tolemaica, quanto nella romana, è cioè il "conto privato", ma designa anche il funzionario che ne è a capo. Questa cassa infatti, pur non avendo in nessun modo il carattere di lista civile o di patrimonio domestico, possedeva una direzione autonoma, distinta da quella del βασιλικόν ("regia cassa") a cui presiedeva il diocete, o ministro delle finanze. L'idiologo costituisce un conto separato, speciale, che comprende tutti gl'introiti straordinarî. Poiché l'ammontare di essi non poteva essere preveduto e non era costante, si sentì la necessità di costituirne un conto a sé. Il più antico documento che attesti finora l'esistenza dell'idiologo è del 162 a. C., ma è presumibile che questo sia di origine più antica. L'ultimo documento che lo ricordi è del 231.
Per quanto le notizie che noi abbiamo sull'idiologo si riferiscano all'età romana, non sembra che vi siano state differenze essenziali per l'età tolemaica. Per l'età romana uno dei proventi principali era costituito dai beni che risultavano senza proprietario (ἀδέσποτα), e da tutti quelli rivendicabili dal fisco, sui quali doveva appunto l'idiologo (funzionario) esercitare un ufficio d'investigazione e di controllo. I primi devono generalmente essere terreni improduttivi; tra i secondi possono essere compresi terreni coltivati o anche interi patrimonî devoluti per mancanza di eredi o confiscati come pena derivata da un'azione giudiziaria o appartenenti a insolvibili debitori dello stato; infine ogni cosa abbandonata o di proprietario sconosciuto (bona caduca, vacantia, damnatorum).
L'idiologo oltre che procuratore fiscale, è anche in molti casi giudice negli affari civili e penali in cui è in giuoco l'interesse del fisco. Egli, in generale, vende il terreno o l'oggetto confiscato. Tali attribuzioni fanno ritenere che l'amministrazione del patrimonio fatto rientrare nel conto privato, dopo la vendita, spettava a un funzionario diverso.
Nell'età romana, quasi certamente dal tempo di Augusto, la competenza dell'idiologo fu notevolmente accresciuta, essendogli stata affidata la polizia dei culti. All'antico titolo fu aggiunto quello di "Arciprete d'Alessandria e di tutto l'Egitto e delle cose sacre". Come tale s'interessava in modo particolare alle questioni finanziarie connesse col culto.
L'idiologo era uno dei più alti funzionarî, subordinato al solo prefetto d'Egitto. Egli aveva l'ufficio centrale in Alessandria, con apposito personale, e un delegato in ogni distretto. Nelle singole località della provincia, probabilmente, non esisteva un ufficio speciale per l'idiologo, ma cooperavano con lui tutti i funzionarî inferiori amministrativi o giudiziarî, uno dei quali, o più d'uno, accentrava le pratiche relative al conto privato. Accanto ai collaboratori ufficiali dovevano esistere delatori volontarî od occasionali, più o meno lautamente compensati, poiché l'interesse dell'idiologo si estendeva da eredità confiscabili per mancanza di eredi e dalle pur minime usurpazioni di terreno adespoto all'acconciatura fuori ordinanza dei preti e al legname secco abbandonato.
Lo Gnomone dell'Idiologo (nostra fonte principale), che il papiro di Teadelfia, ora a Berlino, ci ha fatto conoscere e che può essere definito una serie d'istruzioni amministrative per l'ufficio dell'idiologo, probabilmente emanate da Augusto alla fine del suo regno, integrate con aggiunte successive, contempla un numero straordinariamente vario di casi. È facile immaginare quanto ne sia grande l'importanza per la storia dell'Egitto greco-romano e per quella del diritto romano.
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