idoli
Dal gr. εἴδωλα, in lat. idola o simulacra. Il termine compare in Democrito per indicare le immagini prodotte sulla sensibilità dagli effluvi di atomi provenienti dai corpi e del tutto simili ai corpi da cui provengono. Democrito estendeva il termine εἴδωλα anche ai simulacri degli dei che appaiono agli uomini: «questi simulacri sono grandi, di alta statura e si dissolvono difficilmente, senza essere proprio immortali; essi preannunciano agli uomini l’avvenire, apparendo loro ed emettendo voci». Il concetto democriteo di εἴδωλον fu sviluppato e approfondito nella teoria della conoscenza di Epicuro (canonica) e ripreso da Lucrezio nel De rerum natura. Ammiratore di Democrito, Fr. Bacone introdusse nel Novum organum (➔) (1620) una celebre dottrina degli idola, termine con cui egli intese indicare i fantasmi, ossia i pregiudizi, di cui la mente deve liberarsi per raggiungere un corretto approccio alla natura. Anche per Bacone la mente entra in contatto con le cose attraverso i sensi; le immagini ingannevoli, gli idola, nascono perché «la mente umana, impressionata dalle cose attraverso i sensi, introduce e mescola la propria natura a quella delle cose quando forma e organizza le sue nozioni», allo stesso modo in cui uno specchio deformante altera «i raggi delle cose secondo la propria figura». Operano così in primo luogo quelli che Bacone chiama gli i. della tribù, propri della natura stessa della specie umana, che tende a compiacersi delle proprie astrazioni, lasciandosi guidare dall’immaginazione e dalle proprie aspettative. Gli i. della caverna, invece, riguardano propriamente l’individuo e nascono dall’educazione, dagli influssi dell’ambiente, dal temperamento, dalle idiosincrasie di cui ciascuno è vittima. Gli i. del mercato hanno origine nel contatto fra gli uomini e nella forza deformante del linguaggio quando veicola le opinioni e le superstizioni del volgo. Gli i. del teatro sono infine le favole e i falsi sistemi generati dalle filosofie, «accolte e rappresentate sulla scena, che hanno prodotto mondi fittizi da palcoscenico».