IDRIA (A. T., 24-25-26)
Importante centro minerario della provincia di Gorizia, nella valle dell'Idria, affluente di sinistra dell'Isonzo, posta in regione carsica, priva o quasi di sorgenti, 331 m. sul mare, circondata da boschi rigogliosi dovuti alle abbondanti precipitazioni (mm. 2270). Essa occupa una ridente conca, chiusa all'intorno da alture che s'innalzano fino a 850-900 m.; ivi il corso dell'Idria fa una brusca svolta e riceve da sinistra il torrente Nicova, che attraversa gran parte dell'abitato, il quale è per la massima parte sulla sinistra del fiume. La miniera di mercurio, che è la seconda del mondo dopo quella di Almadén in Spagna e che dà lavoro alla maggioranza della popolazione indigena (di parlata slava), imprime il carattere a tutta la città, che con i suoi tetti acuminati e le case fiorite ha aspetto ridente e pulito. Idria era fino al 1928 capoluogo di un piccolo comune (kmq. 11,68), che abbracciava la conca prossima alla città, ma in quell'anno è stata ingrandita con l'aggregazione di cinque altri comuni, Idria di Sotto (51,03 kmq.; 2143 ab.), Dole (32,06 kmq.; 962 ab.); Ceconico (35,98 kmq.; 322 ab.); Ledine (16,57 kmq.; 898 ab.) e Voschia (36,38 kmq.; 792 ab.), in modo che si estende ora verso oriente fino al confine dello stato; essa è diventata poi il secondo comune della provincia sia per estensione (183,7 kmq.; dopo Plezzo), sia per popolazione (10.626 ab. nel 1931; dopo Gorizia); vi sono nel comune 27 piccoli centri di cui alcuni posti tra 700 e 800 metri e uno oltre 1000 (Voschia: località di sport invernale). Vicina com'è al confine iugoslavo (30 km. per carrozzabile), Idria ha acquistato nel dopoguerra una certa importanza militare e amministrativa; essa è anche sede della lavorazione di merletti a tombolo e di oggetti di legno (specie utensili agricoli).
Le miniere. - La scoperta del mercurio lungo le rive dell'Idria sembra dovuta al cividalese Virgilio Formentini (1497); un ricco filone fu trovato il 22 giugno 1508 (data che è ricordata annualmente con una processione tradizionale); dal 1580 le miniere furono poi coltivate dallo stato austriaco e da questo passarono nel 1918 al demanio italiano, che possiede un territorio di 74,50 kmq. (in parte nei comuni di Montenero d'Istria e di Aidussina) e che attualmente le esercita direttamente (attraverso la R. Azienda mineraria). Il giacimento è dovuto all'impregnazione cinabrifera di alcuni strati di rocce arenacee triassiche fortemente dislocate (con l'apice rivolto in alto e compreso tra due faglie oblique); il fenomeno ha origine endogena profonda e la mineralizzazione risulta maggiore sulle facce di stratificazione e di contatto dei terreni più recenti con gli scisti carboniferi neri (del Paleozoico superiore) che li avvolgono. L'estrazione è fatta fino a circa 350 m. di profondità, in 14 diversi livelli; il prodotto annuo è di 5000 q. di mercurio (7-8000 nell'anteguerra), per un valore di 20-25 milioni. Il minerale è lavorato nelle vicinanze, in un'officina posta sulla riva destra dell'Idria, la quale adopera il legname dei dintorni. Sono occupati stabilmente nella miniera circa 1000 operai.
Bibl.: F. Kossmat, Geologie der Idraner Quecksilber-Berghau, in Jahrb. geol. Anstalt, Vienna 1911; E. Ricci, La R. Azienda mineraria di Idria, in L'industria mineraria, III, marzo 1929, pp. 82-89; M. Gortani, Guida del Friuli. Gorizia con le vallate dell'Isonzo e del Vippaco, Udine 1930, pp. 583-87; A. Mihael, Zgodovina Idrije, Gorizia 1931.