IDROCEFALO (dal gr. ὕδωρ "acqua" e κεϕαλή "capo", tedesco Kopfwassersucht)
È l'accumulo esagerato di liquido cefalorachidiano nell'interno del cranio. Si dice interno se la raccolta di liquor si forma nei ventricoli cerebrali, esterno se si determina negli spazî subaracnoidali. L'idrocefalo, inoltre, può essere congenito o acquisito. Quello congenito raggiunge a volte un notevole sviluppo nella vita intrauterina; il parto si presenta allora oltremodo difficile. Tra i fattori di quest'ultima varietà d'idrocefalo figurano soprattutto la sifilide e l'alcoolismo dei genitori. Il sintomo più evidente è l'aumento di volume del cranio, che può raggiungere una circonferenza enorme (H. Oppenheim riporta il caso d'un neonato idrocefalico con una circonferenza cranica di 167 cm.): la fronte è sporgente; il viso a triangolo, piccolo; le fontanelle e le suture sono allargate. Si notano, inoltre, cefalea, convulsioni, paralisi, paresi e contratture degli arti, ritardo nello sviluppo fisico e intellettuale, edema papillare, pressione del liquor elevata. La prognosi è grave, l'esito generalmente infausto. L'idrocefalo acquisito può insorgere a qualunque età, essere primitivo o secondario (da stasi, consecutivo a meningite tubercolare o purulenta, ecc.), bilaterale e più raramente unilaterale, acuto o cronico. Sintomi fondamentali sono: la cefalea, le alterazioni del fondo dell'occhio (edema papillare e retinico peripapillare, turgore delle vene, ecc.) e le modificazioni del liquido cerebro-rachidiano (ipertensione, con scarse alterazioni chimiche e citologiche). A mezzo della puntura lombare e della puntura endocranica si possono estrarre notevoli quantità di liquor; dette punture ripetute servono anche come mezzo terapeutico.