Iepte (Ieptè)
Giudice d'Israele (c. 1143-1137 a.C.), che per mantenere il voto fatto a Dio prima di avviarsi alla battaglia contro gli Ammaniti, sacrificò di sua mano la propria figlia, com'è narrato nei Giudici (11, 1 - 12, 7).
D. lo menziona insieme con Agamennone, quali exempla di bieca stoltezza, nella questione circa il voto, affrontata da Beatrice nel cielo della Luna, in Pd V 65-68 siate fedeli, e a ciò far non bieci, / come Ieptè a la sua prima mancia; / cui più si convenia dicer ‛ Mal feci ', / che, servando, far peggio; e così stolto / ritrovar puoi il gran duca de' Greci. Il voto ‛ bieco ' di I. è raccontato in Iudic. 11, 30, 39.
La formula prima mancia (offerta di una valida primizia) è probabilmente ricavata dalla frase scritturale " quicumque primus fuerit egressus de foribus domus meae ", così come l'aggettivo stolto, che lega i due exempla, è ricavato dal seguente passo di s. Tommaso: " Quaedam vero sunt quidem in se considerata, et secundum hoc possunt cadere sub voto, possunt tamen habere malum eventum, in quo non sunt observanda. Et sic accidit in voto Iephte... Hoc autem poterat malum eventum habere, si occurreret ei aliquod animal non immolandum, sicut asinus vel homo; quod etiam accidit. Unde et Hieronymus dicit ‛ In vovendo fuit stultus ', quia discretionem non habuit, ‛ et In reddendo impius ' " (Sum. Theol. II II 88 2).