IESI
(Aesis). − Città dell'Umbria, situata non lungi dalla riva N del fiume omonimo sul crinale di una modesta collina, a circa dieci miglia dall'Adriatico, lungo un tronco secondario della Flaminia (Ptol., iii, 1, 53; Strab., v, 2, 10; Plin., Nat. hist., iii, 4, 15); demotico Aesinas.
Abitata sin dall'epoca preistorica, come vien confermato dai trovamenti archeologici, ed inclusa nel territorio piceno conquistato nel sec. IV dai Galli Senones spintisi vittoriosamente sino all'Esino e, dopo la sconfitta da loro subita presso Sentinum, nel confiscato ager Gallicus, divenne colonia nel 247, se si deve riconoscere I. nell'Aesulum, come vorrebbero alcuni.
Fu iscritta nella tribù Pollia. Nella divisione augustea dell'Italia, l'Esino segnò il confine tra la V (Picenum) e la VI Regione (Umbria) comprendendosi I. in quest'ultima. Più tardi, a partire da Costantino, appartenne al Picenum e l'Aesis divise il Piceno annonario dal suburbicario.
Nessuna notizia di I. abbiamo per i secoli che seguirono la caduta dell'Impero. Nella lotta tra i Goti e Bizantini venne in possesso di questi ultimi e fece parte della Pentapoli annonaria.
La povertà della documentazione epigrafica poco c'illumina sulla sua costituzione, che non dovrebbe essere stata diversa da quella delle altre colonie augustee: conosciamo i patroni ed i decuriones.
La città romana si sviluppava quasi interamente nel luogo occupato dal centro medievale che pur avendo annullato, con il sovrapporsi, ogni più antico vestigio, ne conserva il ricordo nel tracciato urbanistico impostato sul cardo e sul decumanus, che s'incontravano nel Foro (attuale Piazza Federico II), presso cui nel 1785 tornarono in luce fortuitamente statue, ritratti imperiali ed iscrizioni, eloquente testimonianza della I. romana. Attorno alla città si estendevano ville e pagi, di alcuni dei quali ci restano tuttora i nomi e le tracce.
Secondo una Passio recente, che il Lanzoni ritiene ricalcata su quella di S. Emidio d'Ascoli non anteriore al sec. XII, avvenne in I. sotto Diocleziano il martirio del vescovo locale, S. Emidio. Con certezza conosciamo, comunque, un vescovo Dativus, che nel 996 prese parte al placito di Ravenna tenuto da Ottone III.
Bibl.: C. I. L., XI, p. 920, nn. 6199-6210; Smith, Dict. of Greek and Roman Geography, s. v. Aesis; H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1883-88, II, p. 386; E. De Ruggiero, Diz., s. v.; Hülsen, in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 685-686, s. v. Aesis, n. 2; G. Annibaldi, Testimonianze di J. romana, in Nel bimillenario augusteo, a cura della Deputazione di Storia Patria per le Marche, 1941.