Iesse
Padre di Davide e antenato di Maria Vergine; D. lo menziona due volte (lesse, in Cv IV V 6, Isai, in Ep VII 29) e in passi altamente allusivi e significativi perché basilari nel suo sistema teologico-politico che si fonda sull'idea provvidenziale di Roma e del suo Impero (E però è scritto in Isaia: " Nascerà virga de la radice di lesse, e fiore de la sua radice salirà "; e lesse fu padre del sopra detto David. E tutto questo fu in uno temporale, che David nacque e nacque Roma, cioè che Enea venne di Troia in Italia, che fu origine de la cittade romana, sì come testimoniano le scritture) e su quella concordante dell'imminente renovatio, non meno provvidenziale e profetica, a opera dell'imperatore tipologicamente richiamato a Davide e a Cristo (Eia itaque, rumpe moras, proles altera Isai, sume tibi fiduciam de oculis Domini Dei Sabaoth coram quo agis, et Goliam hunc in funda sapientiae tuae atque in lapide virium tuarum prosterne).
Sia nel primo che nel secondo caso, D. è riuscito a stabilire una serie di concordantiae temporum e scripturarum - Davide e Roma (Enea); Isaia (Is. 11, 1) ed Eneide (si come testimoniano le scritture); rumpe moras e proles altera Isai - che gli permettono di proclamare Enrico VII al tempo stesso ‛ nuovo Davide ' e Caesaris et Augusti successor (Ep VII 5), e quindi ‛ typus Christi gerens ', ‛ Sacro Romano Imperatore ', secondo la formula consacrata dai Pontificali.