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di B. Conticello - Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)
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B. Conticello

(᾿Ιºικληᾖς). − Figlio di Alcmena e di Anfitrione, fratellastro di Eracle, del quale fu compagno nella spedizione a Troia, nella caccia al cinghiale calidonio, in molte delle "fatiche".

Sposò dapprima Automedousa dalla quale ebbe Iolaos; ripudiatala, sposò la figlia minore di Creonte, re di Tebe, mentre Eracle sposava Megara, la maggiore. Morì combattendo insieme ad Eracle, a Phenea in Arcadia, contro i figli di Ippocoonte.

I. compare sempre nelle figurazioni insieme a Eracle, fanciulli entrambi, distesi sul letto presso il quale sono Alcmena e Anfitrione. Eracle è ritratto sempre in atto di strozzare i serpenti inviati da Hera gelosa di Alcmena ed I. atterrito mentre si rifugia fra le braccia della madre, come in un'anfora attica a figure rosse di stile severo da Capua al Louvre (G. 192). In una kotýle a figure rosse del Pittore di Pistoxenos da Cerveteri a Schwerin, I. è ritratto assiso insieme al musico Linos in atto di apprendere a suonare. In una pittura pompeiana si ha, analogamente alla rappresentazione sull'anfora del Louvre, l'illustrazione dell'episodio dell'uccisione dei serpenti da parte di Eracle; l'unica variante è rappresentata dal particolare che I. atterrito si rifugia fra la braccia del Pedagogo.

Bibl.: Teocrito, Idilli, 24; Diodoro, IV, 338, 48; Pausania, VIII, 14, 9 s. Anfora del Louvre: C. V. A., France, 9, Louvre, 6; III, I c, tav. 55, 2-6. Kotyle di Schwerin: J. C. Hoppin, Handbook, Cambridge 1919, II, p. 372, n. 3; J. D. Beazley, Red-fig., p. 576, n. 16. Pittura pompeiana: S. Reinach, Rép. Vases, Parigi 1923, p. 228, n. 3-4.

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