IGEA (‛Υγίεια, Uyīa)
È considerata come la personificazione della sanità fisica e spirituale, elevata a divinità. Da principio è assolutamente divisa dal dio della medicina e ha piuttosto onore altissimo accanto ad Apollo; prima della guerra peloponnesiaca era venerata in Atene, quando ancora Asclepio non aveva pari riconoscimento. Però a poco a poco il nesso di lei con Asclepio si fece sempre più stretto. Venne reputata figlia o anche moglie del dio della medicina o di Ermete. Sua madre fu Epione, moglie di Asclepio, o Lampetia, figlia del Sole. Ebbe tre sorelle: Panacea, Iaso, Anoso. Un unico sacerdote serviva per il culto di lei e di Asclepio e due volte l'anno medici ufficiali le facevano sacrifici. Nell'età romana la sua venerazione crebbe, e molte monete dell'Impero la rappresentano come dea protettrice e difesa della città.
Corrispondentemente alle due fasi del suo culto, dapprima indipendente, poi strettamente connesso con Asclepio-Esculapio, nell'arte plastica la vediamo nei primi tempi raffigurata indipendente, come vergine di maestosa statura e corporatura; più tardi nel sec. III, come figlia di Asclepio, è raffigurata fanciulla leggiadra e graziosa. Ha come attributo il serpe. Si vede spesso raffigurata con Esculapio nelle monete e nei rilievi.
Bibl.: E. Thraemer, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., I, ii, coll. 2772-92; Tambornino, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, coll. 93-97.