IGLESIAS (A. T., 27-28-29)
Città della Sardegna, nella provincia di Cagliari, il centro della regione mineraria dell'Iglesiente (v.). Sorge sulle pendici di alcuni colli che si diramano dal M. Marganai, ed è dominata dall'altura di Buon Cammino ed a quella dove sorgeva il Castello di Salvaterra; verso SE. guarda la valle del Cixerri. La parte antica dell'abitato è più alta, la moderna va estendendosi nel piano.
Nel sec. XVI, quando l'industria mineraria, già assai fiorente nella seconda metà del sec. XIII, era affatto decaduta e sui cittadini incombeva la minaccia dei barbareschi, Iglesias contava poco più di 2000 abitanti. La popolazione saliva poi a 5417 abitanti nel 1698, a 6066 nel 1751 (compresa quella dei salti); era di 6224 abitanti nel 1861. Iniziatosi dopo il 1859 lo sfruttamento intenso delle miniere, gli abitanti crebbero rapidamente a 9816 nel 1871, a 12.091 nel 1881, a 21.011 nel 1911; riel 1921 erano 1g.844 (di cui 11.651 nel centro cittadino), e nel 1931 erano saliti al numero di 23.564.
Iglesias è sede di una scuola mineraria con un museo ricco di esemplari delle minere sarde, di un liceo scientifico pareggiato, di un collegio e di molteplici istituti di beneficenza.
Tutto il territorio di Iglesias è oggi diviso in concessioni minerarie. La più importante è quella di M. Paone, o Monteponi, nelle vicinanze della città, meta di turisti e di studiosi per i vasti e moderni impianti. Le campagne sono fertili e amene; bellissima è la valle detta Canoniga. Il territorio del comune è vasto 277,47 kmq.
Monumenti. - La cattedrale (1285-1288) è un caratteristico seppur modesto esemplare dell'architettura sarda tra il sec. XIII e XIV, che seppe fondere in un complesso organico forme romaniche e gotiche. Durante la dominazione aragonese l'interno fu modificato e coperto da vòlte a crociera. La chiesa gotica di S. Francesco, del sec. XVI, è stata recentemente restaurata; la chiesa delle clarisse conserva qualche avanzo della primitiva costruzione medievale. Notevole inoltre la Maddalena di Valverde (o dei cappuccini), con facciata di stile pisano aragonese, dalle eleganti archeggiature e dal bel portale sormontato da un'ampia bifora. Dell'antica cinta rimane, oltre a pochi avanzi, il castello di Salvaterra, anch'esso molto rimaneggiato.
Storia. - Modesta villa sorta nella curatoria del Sigerro, quando le città costiere del Sulcitano furono disertate per le scorrerie musulmane, acquistò importanza nel sec. XIII per le attigue miniere, riattivate dall'industria pisana. Dopo lo smembramento del giudicato di Cagliari fu sotto la dominazione dei Della Gherardesca conti di Donoratico, che non ostacolarono la sua organizzazione a comune, su tipo toscano, con governo podestarile e statuti proprî. Guelfo e Dotto, dopo la morte del conte Ugolino, fecero di essa il centro della loro resistenza contro Pisa. Vinti quelli (1302), dipese direttamente dal comune pisano, salvo una breve parentesi provocata dalle imprese di Ugone IV di Arborea, sino al 6 febbraio 1324, quando, dopo un assedio di sei mesi, dovette cedere alla potenza del re di Aragona. Dotata di nuove fortificazioni, che ancora si ammirano, diventò allora il principale punto di appoggio degli attacchi rivolti contro Cagliari: diventata questa la capitale del regno, fu subordinata, pur avendo un proprio capitano, al suo governatore. Agli Aragonesi venne però più volte contesa dai giudici di Arborea: da Mariano IV (1355-1356), da Eleonora (1365-1368; 1392-1405), dal visconte di Narbona. Rivaleggiò con Cagliari per floridezza di commerci; non meno di Cagliari gelosa dei proprî privilegi e della propria autonomia. A infeudazioni fu assoggettata intorno alla metà del sec. XV, ma se ne liberò col riscatto. E da allora in poi rimase nel diretto dominio regio. Nel sec. XVI diventò sede dei vescovi sulcitani. Il suo sviluppo, benché fosse prima rallentato dalle minacce turchesche, e poi dalle pestilenze del 1655 e del 1681, continuò tuttavia costante. Fattosi più vivace sotto la dominazione sabauda, riprese con ritmo ancora più accelerato negli ultimi tempi.
Bibl.: V. Angius, articolo Iglesias, in G. Casalis, Dizionario stor. statist. geogr. degli stati del re di Sardegna, Torino 1841; Codex diplom. Ecclesiensis, a cura di C. Baudi di Vesme, in Historiae Patriae Monumenta, XVII, Torino 1877, con ampie introduzioni sulla storia d'Iglesias e lo sviluppo dell'arte mineraria; V. Dessì, Motene di Villa d'Iglesias, Sassari 1889; M. Pinna, L'Archivio Comunale d'Iglesias, Cagliari 1898.