GOLDZIHER, Ignácz
Insigne islamista, nato a Székesfehérvár in Ungheria il 22 giugno 1850, morto a Budapest il 13 novembre 1921. Oltre all'istruzione tradizionale ebraica, ricevette anche quella della scuola pubblica ungherese, e frequentò le università di Budapest, Rődiger, Lipsia. Libero docente fin dal 1872, fu nominato professore titolare nell'università di Budapest soltanto nel 1894.
Precocissimo, fu anche di straordinaria fecondità (l'elenco delle sue opere conta 592 numeri) e la maggior parte dei suoi scritti in ungherese hanno intenti e carattere di divulgazione. Nel campo strettamente scientifico, gli studî del G. aprirono vie nuove alla conoscenza dello svolgimento e del carattere della religione islamica, che egli per primo indagò con vastissima conoscenza di un materiale immenso e disperso e con indirizzo rispondente al metodo moderno degli studî storico-religiosi. La sua tesi intorno al carattere in gran parte apocrifo e tendenzioso delle tradizioni narrative e normative attribuite a Maometto, e che il G. dimostrò essere il prodotto delle lotte politico-religiose svoltesi nell'Islām durante i primi due secoli dell'ègira, apparve dapprima radicale e rivoluzionaria, ma finì col trionfare e col servire di fondamento a tutti gli studî ulteriori sulla storia religiosa dell'islamismo. Ricerche non meno nuove e geniali compì intorno alla trasformazione dell'individualismo aristocratico e nazionalistico dell'Arabia preislamica nel pietismo universalistico dell'Islām, intorno all'infiltrazione di elementi eterogenei (dal giudaismo, dal cristianesimo, dal zoroastrismo, dal buddhismo) nella compagine dell'Islām primitivo, intorno al culto dei santi e dell'islamizzazione di culti pagani dell'antichità e delle popolazioni di cultura primitiva convertite alla religione musulmana, intorno alle sette islamiche, alla magia e al folklore musulmani, ecc. Nessun aspetto antico e recente dell'islamismo sfuggì al suo studio vasto e profondo, e dell'immensa congerie di indagini particolari seppe dare sintesi felicissime, in cui i nuovi risultati sono esposti in forma efficace, se pur non brillante, e con una singolare attitudine a districare e a chiarire il pensiero intricato e astruso degli scrittori musulmani. Benché la maggior gloria del G. consista negli studî religiosi islamici, egli si occupò anche di letteratura araba (notevoli gli studî giovanili sulle dottrine linguistiche arabe e sul poligrafo as-Suyūṭī, in Sitzungsber. Akad. Wien, 1871, e la dimostrazione delle origini magiche della poesia satirica araba, in Abhandlungen zur arab. Philologie, I) nonché della storia religiosa ebraica (Der Mythos bei den Hebräern, Lipsia 1876; ed. inglese, Londra 1877) e del giudaismo medievale, specialmente in relazione con l'Islām (Mélanges Judéo-arabes, in Revue des Études Juives, 1901-1910).
Opere principali: Die Ẓâhiriten (Lipsia 1884); Muḥammedanische Studien, voll. 2 (Halle 1889-90); Der Dîvân des Ġarwal b. Aus al-Ḥutej'a, in Zeitschr. d. deutschen morgenl. Ges., XLVI, 1893; Abhandlungen z. arab. Philologie, voll. 2 (Leida 1896-99); Le livre de Mohammed ibn Toumert, Mahdi des Almohades (Algeri 1902); Die Religion des Islams e Die islam. u. die jüd. Philosophie, in Die Kultur d. Gegenwart di P. Hinneberg, I, 3 e I, 5 (Lipsia 1906 e 1909, 3ª ed. 1922); Vorlesungen über den Islam (Heidelberg 1910, 2ª ed. 1925, tradotte in francese e in russo: già nel 1881 il G. aveva dato un'esposizione sintetica dell'islamismo in ungherese); Streitschrift des Ġazālī gegen die Bāṭinijja Sekte (Leida 1916); Die Richtungen der islam. Koranauslegung (Leida 1920).
Bibl.: B. Heller, Bibliographie des oeuvres de I. G. (con saggio biografico di L. Massignon), Parigi 1927.