FABRONI, Ignazio
Figlio di Atto di Lorenzo e di Anna Sozzifanti, probabilmente terzo figlio maschio di prole numerosa (cfr. gli alberi genealogici della famiglia Fabroni custoditi nel fondo Rossi Cassigoli della Biblioteca nazionale di Firenze, ms. 115 n. 41 e cass. XII, II, nn. 3 e 4, oltre a quello conservato nella villa di Celle a Santomato, Pistoia), nacque a Pistoia il 14 sett. 1642 (Arch. di Stato di Pistoia, Registro dei battezzati dell'Opera di S. Iacopo [1642-1658], 1115).
Il F. inoltrò nel novembre 1663 la domanda per entrare nell'Ordine dei cavalieri di S. Stefano, dei quali vestì l'abito il 22 febbr. 1664; la data pubblicata dal Guarnieri (1966), e ripresa da altri studiosi, va quindi posticipata di un anno (cfr. Arch. di Stato di Pisa, Provanze di nobiltà, Ordine dei cavalieri di S. Stefano, 739, n. 16 ove è riportata la data 22 febbr, 1663, ovviamente ab Incarnatione, dal riscontro con la data della domanda di ammissione). Imbarcato sulle galere granducali, il F. documentò le sue peregrinazioni tramite una serie di disegni (i più antichi dei quali datano proprio al 1664), che costituiscono la sua intera produzione.
Eseguiti tra il 1664 e il 1688, tali disegni, ottocentoquarantadue complessivamente, ci sono pervenuti legati in un unico album ad opera dell'autore stesso. L'album, insieme con manoscritti autografi del F., è attualmente conservato alla Biblioteca nazionale di Firenze (Rossi-Cassigoli, ms. 199), dove è pervenuto in seguito all'acquisto, nel 1894, della collezione pistoiese Rossi-Cassigoli. I disegni, nonostante la piacevolezza e vivacità della esecuzione, rivelano la mano del dilettante, ma offrono interessanti informazioni sugli usi e costumi della vita di galera, sugli aspetti dei vari approdi toccati e sulle azioni militari in cui le galere granducali furono impegnate. Accanto a questi disegni l'album ne contiene altri in cui il F. ha fissato immagini raffiguranti le villeggiature nella villa di famiglia, la villa di Celle a Santomato.
La prima carta, mutila, del volume che li riunisce attesta che fu il F. nel corso di una malattia a riunire insieme i disegni, con l'esclusione di alcuni "di maggiore grandezza". Assemblati tramite strisce di manoscritti preesistenti, a penna, a sanguigna, a volte acquarellati, i disegni sono stati in alcuni casi ritagliati o completati con particolari che travalicano il bordo del foglio originale e corredati di date, didascalie e note esplicative, quasi tutte aggiunte in un secondo tempo, verosimilmente all'atto dell'assemblaggio. Alcune immagini recano la scritta "al naturale", altre "a memoria".
Inizialmente imbarcato, probabilmente sulla "S. Cosimo", galera costruita secondo i dettami di Robert Dudley e comandata allora dal pistoiese Baldassare Sozzifanti (Rossi-Cassigoli, ms. 199, c. 3r), nell'aprile del 1667, come si deduce dalle scritte che accompagnano alcuni disegni (ibid., c. 22r), dovette passare poi sulla "padrona" (seconda nave per importanza). Quelli furono anni di navigazione verso approdi relativamente vicini nel Mediterraneo, scanditi da combattimenti e catture di imbarcazioni turche e di pirati barbareschi, finalità principale per cui l'Ordine era stato istituito.
Nel maggio del 1677, però, il F., con l'assegnazione di una pensione annua di 50 scudi, fu richiamato dal servizio "per non esser di pregiudizio al S. Cav. Domenico suo fratel minore che si tirava avanti per Capitano di Galera" (ibid., c. 146r). Tornato alla vita civile, rivestì diverse cariche all'interno degli organi preposti all'amministrazione della città di Pistoia. Fra le più significative: operaio di S. Iacopo nel 1677, proposto nel 1679, sindaco dei Priori proposti nel 1680, operaio dei Ss. Giovanni e Zeno nel 1683, nonché nuovamente sindaco dei Priori proposti e operaio di S. Iacopo sempre nello stesso anno (Rossi-Cassigoli, ms. 70, C. 171r; cfr. anche ibid., ms. 95, c. 56r e ms. 233 c. 266r e Archivio di Stato di Pistoia, P. L. Franchi, Priorista, lettere E/F, parte I, vol. IX, c. 18r).
Il 2 ag. 1683 il F. fu richiamato in servizio "per andare a navigare con due galere", la capitana, comandata da Camillo Guidi, e la "S. Stefano", quarta galera, aggiunta dal granduca Cosimo III alla squadra stefaniana in seguito alla cattura della padrona di Biserta (Rossi-Cassigoli, ms. 199, cc. 156r, 162r e 166, p. 48). Sul brigantino di Amurat Rais, catturato il 4 settembre presso l'isola di San Pietro, il F. si impadronì di una copia dell'opera di Francesco Maria Levanto, Prima parte dello specchio del mare, pubblicata a Genova nel 1664 da Gerolamo Marino e Benedetto Celle, e la decorò con una pagina di sua mano attestante la provenienza dell'esemplare.
Un'altra copia della medesima opera era già proprietà, dal 1681, del fratello Domenico, come da nota autografa sul frontespizio; ambedue gli esemplari sono attualmente conservati alla Biblioteca nazionale di Firenze, parte anch'essi della collezione Rossi-Cassigoli (Rossi-Cassigoli, mss. 15 e 16). Nel 1684 il F., "per fuggir l'otio di casa", si imbarcò sulla "S. Stefano", comandata dal fratello Domenico, partecipando a tutte e cinque le spedizioni in Levante organizzate dalla Santa Lega, dal 1684 al 1688, e ogni volta scendendo a terra per prender parte "a tutte l'imprese che si fecero" (Rossi-Cassigoli, ms. 199, c. 156r).
Le spedizioni, oltre che documentate attraverso i disegni, furono narrate dal F. in due lettere spedite al padre, la prima da Corfù il 19 ag. 1684, relativa alla presa di Santa Maura, l'odierna Leukás e la seconda da Gallipoli in data 22 ag. 1685, inerente l'assedio e la conquista di Corone (Rossi-Cassigoli, ms. 379). Le due lettere sono legate insieme con due relazioni dello stesso F., l'una relativa alla presa di Navarino, Modone e Napoli di Romania (Nauplia), ovvero la campagna del 1686, l'altra che narra l'assedio di Negroponte, a cui le truppe toscane parteciparono dal luglio al settembre 1688 (tutti e quattro i componimenti sono già stati pubblicati in Santoli, 1938). Anche nei suoi scritti, come nei suoi disegni, il F. rifuggì dalla pompa dell'ufficialità e le sue descrizioni sono vivaci e colorite, ricche di notazioni.
Gli anni successivi al 1688 segnarono un periodo di declino per la marina stefaniana e il F., cui probabilmente la vita di galera aveva recato notevoli danni alla salute, non dovette più imbarcarsi; cessano infatti le narrazioni e cessano anche i disegni. Le ultime notizie di suo pugno si trovano in un altro manoscritto autografo (Rossi- Cassigoli, ms. 380).
Si tratta di una sorta di diario di caccia di quarantadue carte in cui, dal 1665 al 1690, il F. registra puntigliosamente giorno per giorno le prede catturate nelle battute di caccia durante le villeggiature a Santomato e gli avvenimenti, dai più insignificanti ai più importanti, che coinvolgevano la famiglia in quei mesi. Il manoscritto è istoriato di disegnini e decorazioni di sua mano, spesso a commento dei fatti del giorno; in alcuni punti compaiono le sue iniziali. Ogni anno è introdotto in alto da una testatina decorativa, le decorazioni sono a volte legate a motivi della vita di galera e, dal 1684 in poi, comprendono sempre immagini o scritte inerenti agli avvenimenti di quell'anno nella lotta contro i Turchi. Il manoscritto possiede inoltre un frontespizio figurato, sempre di mano del F., in cui figure e decorazioni inerenti la caccia contornano lo stemma dei Fabroni; ma, all'interno di esso, precisamente alle cc. 6v, 9v, 12v, 14v, un'altra mano ha tracciato quattro disegni con personaggi di scene di caccia, avvicinabili per l'uso del chiaroscuro a E. Bazzicaluva o a R. Cantagallina.
Non si hanno notizie del F. relative ai pochi, ultimi anni di vita che gli restavano fino al testamento, redatto da Giovanni Niccolò Egher il 14 maggio 1693 e anch'esso conservato nel fondo Rossi-Cassigoli della Nazionale di Firenze (Mss. misc., 7.30). In esso (c. 286r) il F. dispose di essere sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Domenico a Pistoia. Morì a Pistoia il 26 maggio 1693, dopo quindici giorni di malattia; il corpo fu esposto nella chiesa di S. Andrea, proprio di fronte a palazzo Fabroni, e il giorno successivo accompagnato in forma solenne alla sepoltura di S. Domenico. Per il valore dimostrato nella lotta contro i Turchi, il F. fu insignito dal granduca della commenda (Pistoia, Arch. vescovile, Necrologio di S. Domenico, II. A. 12.r-3, c. 41v).
La Biblioteca nazionale di Firenze possiede altri due manoscritti che il Rossi-Cassignoli attribuì in forma dubitativa al Fabroni. Il primo (Rossi-Cassigoli, ms. 257) consta di un fascicolo di ventidue carte contenente più di una ventina di componimenti poetici di vario genere, sonetti, canzoni ed altro, ed è sicuramente autografo. In esso appaiono infatti dei piccoli disegni di sua mano e dei piccoli fregi decorativi con lo stemma del Fabroni in tutto simili a quelli del ms. 199; inoltre in più punti, ad esempio alla c. 12v e alla c. 13r, abbiamo ilmonogramma del Fabroni. Anche i componimenti poetici, ad eccezione dell'ultimo, dovrebbero essere opera del F.; a riprova di ciò il sonetto alla c. 13v, il cui soggetto è ispirato alla grotta di S. Maria Maddalena in Provenza, di cui il F. ci ha lasciato i disegni nel ms. 199 (c. 47r). Dell'unico componimento poetico da lui copiato egli ci dà l'autore, tale cavalier Giorgio Ridolfini di Cortona (c. 22r). Il manoscritto dovrebbe risalire al 1671, data che compare in più punti accanto ai fregi decorativi (cc. 1r, 12v, 13r-v), e raccoglie componimenti poetici degli anni immediatamente precedenti; il primo sonetto è infatti datato 1669. Anche il secondo manoscritto, da un raffronto delle scritture, potrebbe essere autografo del F. ma, in questo caso, egli avrebbe copiato una relazione di altro autore (Rossi-Cassignoli, Mss. misc., cass. XV-VIII); l'argomento trattato, e che compare nel titolo, è infatti Viaggio di Levante dell'anno 1669 con le galere di Sua Santità, anno in cui il F. non si trovava nei luoghi citati dal ms., la relazione è incompleta e il manoscritto, di dieci carte, è molto danneggiato.
Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti citate all'interno della voce cfr.: Firenze, Bibl. nazionale, Fondo Rossi-Cassignoli, ms. 23: A. Brunozzi, Priorista di Pistoia..., c. 266r; ms. 70: Aggiunta delle dicerie delle Tratte delli Uffitii publici..., c. 171r; ms. 90: Libro di memorie de' battezzati…, c. 59r; ms. 91: Ristretto della religione de' Cavalieri di S. Stefano..., p. 365; ms. 95: Memorie levate da libri di Provisione…, c. 56r; ms. 110: Genealogie di famiglie pistoiesi, c. 245v; ms. 166: D. Fabroni, Storiaed imprese dell'Ordine militare di S. Stefano...; ms. 188: Apprensione di abito di tutti i cavalieri dell'Ordine militare di S. Stefano..., c. 44v; cass. XVIII, III, 4: Ricordi varii di Casa Fabroni: dall'11 genn. 1661 al 17 genn. 1717; L. Araldi, L'Italia nobile nelle sue città e ne cavalieri-figli delle medesime, Venezia 1722, p. 186; G. V. Marchesi, La Galleria dell'onore, Forlì 1735, II, p. 291; V. E. Baroncelli, La collezione pistoiese Rossi-Cassignoli della R. Biblioteca nazionale centrale Firenze, in Bull. stor. pist., XX (1918), 1, p. 9; R. Piattoli, Disegni d'argomento corso nell'album I.F., in Arch. stor. di Corsica, X (1934), 3, pp. 399 s.; A. Chiti, Glorie marinare pistoiesi, in Bull. stor. pist., XL (1938), 1-2, pp. 3-22; Q. Santoli, Con F. Morosini alla conquista del Peloponneso ... Ricordi di guerra del pistoiese I. F., ibid., 3-4, pp. 101-168, tavv. 2-6; L. Pescetti, Livorno secentesca in alcuni disegni dell'epoca, in Boll. stor. livornese, II (1938), 2, pp. 200 ss.; G. Mazzanti, L'isola d'Elba nei disegni del cavaliere I. F., ibid., III (1939), 3, pp. 318-321; A. Esposito Vitolo, Notizie storico sanitarie intorno all'Ordine dei cavalieri di S. Stefano, in Annali di medicina navale e coloniale, LIV (1949), 3-4, p. 321; A. Calegari, Disegni di un marinaio italiano del '600, in Le Vie d'Italia, LXI (1955), 4, pp. 536 ss.; G. Guarnieri, L'Ordine di S. Stefano nella sua organizzazione interna, Pisa 1966, IV, p. 85; G. M. Battaglini, in Cosmopolis, Portoferraio medicea secc. XVI-XVII (catal.), Pisa 1981, II, schede 6-9; R. Bernardini, Cronistoria dell'istituzione dei Cavalieri di S. Stefano, in Quaderni stefaniani, I (1982), p. 118; A. Bucci, Una villa patrizia degna di esser conosciuta. La villa di Celle a Santomato-Pistoia, Pistoia 1983, pp. 30-33; I Turchi da Lepanto a Vienna e oltre, a cura di F. Borroni Salvadori, Firenze 1983, pp. 9, 42 ss.; M.T. Leoni Zanobini, I.F. pistoiese, cavaliere di S. Stefano e corrispondente navale, in Quaderni stefaniani, VI (1987), pp. 251-259; Id., La vita a bordo delle galere del S.M.O. di S. Stefano nel tardo Seicento, attraverso le illustrazioni grafiche di I. F., ibid., pp. 109-154; N. Andreini Galii, Ville pistoiesi, Pistoia 1989, pp. 35 s.; M. M. Schiavotti, in Biblioteca nazionale centrale. Firenze, Firenze 1989, pp. 178 s.; Le imprese e i simboli. Contributi alla storia del Sacro Militare Ordine di S. Stefano P.M. (secc. XVI-XIX), Pisa 1989, pp. 112, 119 s., 261-271, 276 ss.