IKHSHĪDITI
. Dinastia musulmana che regnò sull'Egitto nel sec. X d. C. (323-358/935-968). Suo capostipite fu un Muḥammad ibn Ṭughǵ, che nel 326/937 si fece conferire dal califfo ‛abbū-āside ar-Rādā il titolo iranico di Ikhshīd (domestico"? "re dei re") e da allora regnò praticamente indipendente, solo riconoscendo formalmente l'alta sovranità del califfo di Baghdād. Morto nel 334/946 l'Ikhshīd, gli successero due suoi figli, sotto la tutela ed effettivo governo d'un antico schiavo negro, Kāfūr, abile e sagace, che dal 355/966 seppe farsi riconoscere anche ufficialmente quale sovrano, e viene ugualmente contato fra gli Ikhshīditi. Alla sua corte, brillante e importante anche per lo sviluppo topografico del Cairo, furono varî poeti, tra cui il celebre al-Mutanabbī (v.). A Kāfūr successe per breve tempo un nipote di al-Ikhshūd, e subito dopo l'Egitto e parte della Siria stessa, su cui gli Ikhshīditi si erano assicurata con guerre fortunate una posizione egemonica, cadde in potere della vicina dinastia fatimita (v. fatimiti).
Bibl.: Ibn Sa‛d, Kitāb al-mughrib fibula 'l-Maghrib, IV (Gesch. der Ikhshīditen), ed. e trad. K. Tallquist, Leida 1899; S. Lane-Poole, A History of Egypt in the Middle Ages, Londra 1901, pp. 81-90; A. de Zambaur, Manuel de gén. et de chron. pour l'hist. de l'Islam, Hannover 1925, p. 93.