Il contesto religioso, politico e sociale della medicina ellenistica
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La medicina conosce un momento di grande importanza ad Alessandria d’Egitto, nel III secolo a.C. La città è un centro intellettuale di altissimo livello, dotata, per volontà dei Tolomei, di una Biblioteca e di un Museo, sedi di attività didattiche e dibattiti culturali. Erofilo di Calcedonia ed Erasistrato di Ceo, due medici che, sfruttando la particolare licenza concessa dai Tolomei per dissezionare cadaveri e vivisezionare condannati a morte, “fondano” l’anatomia antica e creano un vocabolario anatomico, sono i principali rappresentanti del notevole progresso medico che si compie ad Alessandria.
Alessandria d’Egitto, la città fondata nel 331 a.C. da Alessandro Magno, dopo la morte del suo fondatore nel 323 a.C., passa sotto il dominio del generale macedone Tolemeo I. Questo passaggio sancisce la nascita e lo sviluppo di un centro politico, economico e intellettuale di grandissimo livello.
L’assegnazione della città egizia ai Tolemei fa parte di un processo di smembramento che vede l’impero alessandrino diviso tra la dinastia dei Seleucidi (i regni di Siria, Asia Minore, Mesopotamia), gli Antigonidi (alcune città greche e la Macedonia), e in parte frammentato in stati minori (Bitinia, Pergamo, Ponto). La grande fortuna della città di Alessandria, che ne distingue le sorti da quelle di altre regioni frutto delle conquiste di Alessandro Magno, è dovuta alla sostanziale stabilità economica e politica che ne caratterizza la storia fino al II secolo, quando con Tolemeo VIII Evergete inizia lo smantellamento della politica di patronage che ne aveva caratterizzato l’ascesa (forse su spinta romana); la città, sotto i primi Tolemei, è governata da un gruppo intellettuale greco, la cui filosofia si fonda direttamente sull’insegnamento aristotelico. Quanto questa élite dirigenziale sia stata permeabile alle suggestioni culturali che provenivano dalla cultura locale prealessandrina, straordinariamente ricca dal punto di vista tecnologico in genere e medico in particolare, è ancora oggi oggetto di dibattito storiografico. Lucio Russo ha individuato il motore propulsore della straordinaria fioritura conoscitiva della città nella capacità di questo gruppo dirigenziale di saldare, sullo schema concettuale proprio della cultura greca di immigrazione, conoscenze tecnologiche avanzate tipiche della società egizia e mesopotamica.
A un sostanziale benessere economico (Alessandria è al centro di traffici marittimi avanzati, che “esportano” merci di produzione locale in tutto il bacino del Mediterraneo) e politico si aggiunge la volontà esplicita dei primi Tolemei (Tolemeo I Soter; Tolemeo II Filadelfo), di rendere la città di Alessandria un centro intellettuale e culturale in grado di raccogliere e sviluppare l’eredità greca del Liceo aristotelico. Questo avviene sia attraverso l’attrazione diretta di intellettuali greci sul territorio egizio, sia attraverso la fondazione di istituzioni quali una biblioteca e un museo, che diventano subito il crocevia e il punto di incontro di studiosi di varia formazione e di grandissima levatura, in tutti i campi della scienza antica.
Il loro incontro e i risultati del loro lavoro si configurano, soprattutto nei primi decenni del regno tolemaico, come ha scritto von Staden, come una vera e propria “frontiera intellettuale”; i frutti di questa esperienza culturale vivace e ricchissima passano in una tradizione di lunga durata che nemmeno la conquista romana e l’annessione dell’Egitto nel 30 a.C. riescono ad interrompere del tutto, se ancora Galeno, che studia a Alessandria nei primi anni della sua formazione medica, trova nella città un centro di avanguardia, specialmente per la ricerca anatomica.
Il Museo, che comprendeva sezioni letterarie, scientifiche e filologiche – su istanza di Demetrio Falereo, discepolo di Aristotele –, è ricordato ancora come istituzione da Plutarco, Dione Cassio, Luciano e Galeno. La Biblioteca, tramandata come una delle meraviglie del mondo antico, accoglie un numero impressionante di papiri, provenienti direttamente dal territorio greco o fatti copiare da originali greci; alcune fonti vogliono che addirittura parte dei libri dello stesso Aristotele confluiscano, per volontà dei primi Tolemei, nei fondi librari che la arricchiscono. Ruotano attorno alla Biblioteca e forse al Museo, a testimonianza del fervore della vita intellettuale della città, un enorme numero di scienziati; il matematico Euclide, alla fine del IV secolo a.C.; Ctesibio, fondatore della meccanica, maestro di Filone di Bisanzio e forse a capo del Museo, le cui opere sulla pneumatica sono ricordate da Vitruvio e da Ateneo; Aristarco di Samo, allievo di Stratone di Lampsaco e autore di una teoria eliocentrica; Archimede, di cui Diodoro Siculo testimonia un soggiorno nella città dove avrebbe stretto legami con Conone di Samo e con Eratostene, a cui dedica l’opera Sul metodo; lo stesso Eratostene di Cirene, matematico, astronomo e geografo, precettore di Tolemeo IV Filopatore e bibliotecario della Biblioteca, autore del primo sistema di misurazione del meridiano terrestre; Filone di Bisanzio, autore di nove libri Sulla meccanica, parzialmente perduti, nei quali si progettavano, tra l’altro, raffinate macchine da guerra; Ipparco di Nicea, fondatore dell’astrometria, compilatore del più accurato catalogo stellare antico, e scopritore della precessione degli equinozi. A questi nomi vanno aggiunti certamente quello di Erofilo di Calcedonia e quello di Erasistrato di Ceo, operante ad Antiochia, sotto la dinastia dei Seleucidi. A entrambi va ascritta una delle prime rivoluzioni epistemologiche dell’antichità, quella della sistemazione metodologica dell’anatomia e un primo tentativo di misurazione quantitativa dei fenomeni biologici.
Erofilo di Calcedonia ed Erasistrato di Ceo sono i principali rappresentanti di una “rivoluzione” che si compie, nel clima culturale di Alessandria d’Egitto, in medicina, in particolare nella ricerca anatomica e fisiologica. La medicina ippocratica non attribuiva, infatti, valore metodologico all’esperienza anatomica in sé, fondando il sapere medico sulla conoscenza degli equilibri umorali, vera base della fisiopatologia, e su un’accorta pratica clinica; se dissezioni ci sono state, esse sono il frutto di un’esperienza non sistematizzata, come nel caso di Alcmeone di Crotone, filosofo naturalista interessato all’indagine sugli organi di senso, che avrebbe condotto attraverso l’anatomia saltuaria di animali; o come sembra essere adombrato nello stesso trattato ippocratico sull’epilessia, in cui Ippocrate invoca l’apertura del cranio delle capre come sistema di verifica della sua teoria eziopatogenetica, per cui il flegma iperprodotto dal cervello sarebbe responsabile delle manifestazioni convulsive della malattia.
L’opera di Erofilo ed Erasistrato, rispettivamente allievi di Prassagora di Cos e di Crisippo di Cnido (di cui non conosciamo gli estremi biografici), è andata perduta, ma se ne conserva parzialmente traccia in autori più tardi, medici o non medici, tra i quali Varrone, Galeno, Polibio, Rufo di Efeso, Ezio, Oribasio e Marcello Empirico.
Galeno, in particolare, attaccandone violentemente le teorie, fornisce una ricca serie di dati sul pensiero anatomico di Erasistrato. Una testimonianza importante sulla loro attività è fornita dal proemio dell’opera Sulla medicina di Aulo Cornelio Celso, l’enciclopedista latino che ci consegna la più antica storia della medicina. Dalle testimonianze che sono giunte in nostro possesso, emerge chiaramente il portato rivoluzionario del pensiero dei due medici. Mario Vegetti parla di una rivoluzione articolata su due binari fondamentali: il primo, di piano epistemologico, prevede la considerazione della medicina come articolata su tre livelli di sapere, uno dedicato alla salute, uno alla malattia, l’ultimo, definito neutrale, i cui temi di interesse sono rappresentati dalla terapia chirurgica e farmacologica. Il secondo binario prevede la riconsiderazione del corpo non come contenitore di umori, ma come struttura complessa, che va indagata anatomicamente perché solo la conoscenza della composizione delle parti consente la comprensione del loro funzionamento (fisiologia) e, di conseguenza, lo studio del malfunzionamento (patologia). Il fondamento di questo approccio di ricerca è evidentemente nella riflessione anatomo-fisiologica delle opere biologiche di Aristotele, nel teleologismo in esse proposto (ogni parte anatomica è strutturata in un dato modo per assolvere a un fine preordinato) e in tutta una serie di problemi, sollevati all’indagine medica da alcune posizioni aristoteliche, in particolare quella sul cardiocentrismo (il cuore al centro dei processi vitali, origine anatomica degli apparati, primo motore della vita sensibile e intellettiva).
Agli interrogativi sollevati dall’indagine aristotelica sulla natura Erofilo ed Erasistrato rispondono con un’inchiesta anatomica condotta in modo sistematico su cadaveri e su condannati a morte, concessi dal potere politico ai medici per studiarne il funzionamento: “Li sezionavano e, mentre il respiro rimaneva ancora nei loro corpi, studiavano le parti che la natura aveva fino a quel momento nascosto, la posizione, il colore, la forma, la misura […]” dice Celso (Proemio, 23), giustificando la crudeltà dell’atto con il vantaggio che da esso sarebbe venuto alle “persone innocenti di ogni tempo”. Che la testimonianza tardiva di Celso sia veritiera è confermato dalla creazione originale di una nomenclatura anatomica, che corrisponde alle descrizioni di parti per la prima volta osservate o comprese nella loro struttura e funzione: in particolare, Erofilo avrebbe descritto in maniera accurata parti del sistema nervoso, il cervello, il cervelletto, le connessioni tra encefalo e midollo spinale, i nervi responsabili del movimento volontario (solidi) e dei processi sensoriali (cavi, contenenti pneuma cerebrale). Una parte importante del suo lavoro anatomico è dedicata agli organi della riproduzione, alla descrizione delle ovaie, delle tube e dei canali spermatici (dei quali però non comprende la funzione) e alla negazione dell’idea che l’utero possa muoversi all’interno del corpo. La diversa struttura di vene, arterie e nervi, indica per Erofilo la presenza di tre distinte funzioni corporee. In questo sistema, le arterie attraggono per dilatazione e veicolano pneuma cardiaco, che causa la pulsazione e il moto involontario. L’approccio rinnovatore di Erofilo non pare aver riguardato la dimensione clinica, in cui si è attenuto agli standard ippocratici, e la farmacologia, cui pure attribuisce grande importanza; è sua la definizione dei farmaci come “mani degli dèi”.
Erasistrato, legato ad Aristotele anche perché ne avrebbe sposato una figlia, è autore di trattati sull’apparato digerente, sui rimedi e sui veleni, sulle febbri, sulla podagra, sulla paralisi e sull’idropisia, di cui possediamo i soli titoli. La sua opera sembra aver dato seguito, in alcuni aspetti soprattutto inerenti alla neurofisiopatologia, a quella di Erasistrato, il che farebbe supporre che fosse di poco più giovane (Mario Vegetti). I suoi studi anatomici sono stati dedicati ad approfondire lo studio del cuore e dei vasi (il ventricolo destro distribuisce sangue nelle vene, il sinistro pneuma nelle arterie, destinato a gonfiare i muscoli e a generare moto); la struttura e il funzionamento dello stomaco (la digestione, spiegata in base a un modello meccanico di triturazione del cibo) e del diaframma (la respirazione, che avverrebbe per dilatazione del torace, e conseguente creazione di un vuoto. Il vuoto corporeo tenderebbe a essere riempito da materia della stessa natura di quella perduta, o dissimile; nel caso della respirazione, esso attrarrebbe nuovo pneuma, in sostituzione di quello perduto nei processi di traspirazione). Suo è il concetto di “osservabilità teorica” dei fenomeni, per cui il medico deve essere in grado di postulare l’esistenza di organi e funzioni, anche nell’impossibilità di percepirli con i sensi; ed il concetto eziopatogenetico di pletora, per cui le malattie si generano per sovrabbondanza umorale in una parte, che dilaga in tutto il corpo.
Erofilo ha studiato le variazioni della frequenza del polso e il loro significato clinico, utilizzando una clessidra ad acqua per valutarne l’aumento della frequenza e interpretando il rapporto tra sistole e diastole; Erasistrato ha tentato di dimostrare la traspirazione insensibile, cioè l’emissione di esalazioni corporee e la conseguente minima perdita di peso, attraverso un esperimento di pesatura di un uccello, del suo cibo, dei suoi escrementi. Entrambe queste notizie documentano che la medicina alessandrina è stata in grado di prendere la via della determinazione dei fenomeni su base quantitativa, compiendo anche in questo un allontanamento epistemologico di grandissimo rilievo dalla medicina ippocratica, interamente fondata sulla valutazione delle variazioni qualitative.