La Costituzione del 1978, che si basa sull’indissolubile unità della nazione, riconosce il diritto all’autonomia delle nazionalità e comunità spagnole così come la solidarietà tra le medesime, delineando le principali caratteristiche del decentramento spagnolo. In seguito è stato avviato un processo ampio e graduale di decentramento politico che, secondo alcuni osservatori, ha portato la Spagna a essere uno stato quasi federale. Ogni comunità ha un proprio statuto di autonomia che disciplina l’organizzazione e il funzionamento del Parlamento e del governo locale, le competenze della comunità, gli aspetti amministrativi, gli aspetti civili come la lingua e gli emblemi, i rapporti con lo stato e le altre comunità autonome. Le comunità dispongono inoltre di grande autonomia nella gestione economico-finanziaria e possono approvare i propri bilanci annuali e determinare le proprie risorse mediante l’imposizione di tasse, contributi speciali e prezzi pubblici. Allo stesso tempo, sono previsti meccanismi di solidarietà finanziaria interterritoriale e un livello minimo per la prestazione dei servizi fondamentali su tutto il territorio nazionale.
Con un referendum del giugno 2006 i catalani hanno approvato il nuovo statuto regionale di autogoverno che garantisce maggiore autonomia nel settore fiscale, giudiziario, dei trasporti e delle politiche migratorie. Il referendum non ha però registrato un’elevata affluenza, come invece auspicato dal Psoe che aveva appoggiato tale processo, e, in seguito, l’opposizione ha presentato un ricorso davanti alla Corte costituzionale, che ha dichiarato incostituzionali 14 dei 223 articoli dello statuto.