di Mattia Zulianello
Il Fronte nazionale è nato nell’ottobre del 1972 come unione di diversi gruppi e personalità della destra estrema e radicale francese, e fin dagli inizi Jean-Marie Le Pen ne è stato il leader indiscusso. Dopo un decennio di irrilevanza politica, l’inversione di tendenza si è avuta negli anni Ottanta, grazie all’emergere dell’immigrazione come tema politicamente rilevante e alla convergenza programmatica tra le principali forze partitiche del paese. Nella stabilizzazione elettorale del Fronte nazionale un ruolo decisivo è stato svolto dal temporaneo passaggio ad un sistema proporzionale nel 1986, che gli ha consentito di ottenere il 9,8% dei voti e 35 seggi in parlamento. Il partito è riuscito a consolidare la propria rilevanza politica nonostante la natura fortemente distorcente del sistema elettorale maggioritario a doppio turno, reintrodotto nel 1988, anche se il suo peso specifico ha finito per influenzare quasi esclusivamente le dinamiche di competizione elettorale e non i processi decisionali stricto sensu. Tra gli anni Novanta e il 2007 la performance elettorale del Fronte nazionale è sempre stata ben al di sopra della doppia cifra, ad eccezione del 2007, e alle presidenziali del 2002 Le Pen è riuscito ad accedere al ballottaggio sfidando Chirac.
Le ragioni del successo del Fronte nazionale sono da rintracciare nella sua offerta ideologica, che gli ha consentito di ricavarsi una nicchia significativa nel mercato politico francese, ma la sua persistenza nel lungo periodo non sarebbe stata possibile senza una solida struttura organizzativa e senza le capacità di imprenditore politico del fondatore. Il partito ha certamente beneficiato dell’enfasi competitiva sul tema dell’immigrazione, ma interpretarne il successo in chiave monotematica appare certamente riduttivo. Il Fronte nazionale ha progressivamente ampliato la propria piattaforma politica, e mutato le proprie preferenze in materia economica tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, spostandosi dal laissez-faire al protezionismo di stato. Il passaggio a quest’ultimo è stato accompagnato anche da un riposizionamento riguardo al processo di integrazione europea, che ha reso il Fronte nazionale una delle punte di diamante del panorama euroscettico del vecchio continente.
Il passaggio della leadership del partito nelle mani di Marine Le Pen nel 2011 ha rappresentato una svolta per le prospettive elettorali del Fronte nazionale. La nuova leader ha accelerato un pluridecennale processo di riposizionamento ideologico che ne ha ampliato l’offerta politica, passando per una maggior enfasi sulla critica alla globalizzazione e la sconfessione di alcune posizioni controverse assunte dal padre. Nel 2011 il ‘nuovo’ Fronte nazionale ha ottenuto il miglior risultato della sua storia alle consultazioni locali (15,1 %), mentre alle presidenziali del 2012 Marine Le Pen ha raccolto ben il 17,9% delle preferenze al primo turno (+7,5 rispetto al 2007), superando anche la miglior performance del predecessore registrata nel 2002. Marine Le Pen è stata abile nel compiere i primi passi verso una de-demonizzazione del partito, al punto che un numero crescente di elettori ha iniziato a percepire ‘credibile’ il Fronte nazionale anche su temi diversi dall’immigrazione, quali l’economia e l’Unione Europea. In particolare, la nuova leader è riuscita ad allargarne la base elettorale che, sebbene resti ideologicamente e sociologicamente simile a quella del padre, ha registrato una maggior propensione al voto da parte delle donne.
Le potenzialità di espansione elettorale del ‘nuovo’ Fronte nazionale si sono rese ben visibili in occasione delle elezioni europee del 2014. Il partito è passato dal 6,3% del 2009 al 24,9% del 2014, e ha rafforzato il consenso nelle proprie roccaforti elettorali, oltre ad espandersi nelle zone tradizionalmente ostili, raccogliendo inoltre suffragi da tutte le coorti d’età e in particolare da operai e impiegati. La presenza di un leadership carismatica, una strutturata macchina partitica, un programma politico di natura anti-sistemica di forte appeal per l’elettorato, e una base elettorale diversificata sono le principali risorse a disposizione del Fronte nazionale. Il partito appare fermamente consolidato nel sistema partitico francese, e l’attuale contesto di crisi economica caratterizzato dalla crescita del sentimento euroscettico e del discredito nei confronti dei partiti tradizionali sembrano destinati ad incrementarne ulteriormente il successo nel medio periodo. Per le prospettive future un ruolo determinante sarà svolto dalle risposte strategiche delle forze tradizionali della destra, che potrebbero scegliere di radicalizzare ulteriormente la propria retorica al fine di contenerne l’ascesa, contribuendone tuttavia alla progressiva legittimazione e uscita dall’isolamento politico che ha contraddistinto la storia del Fronte nazionale fin dalle origini.