Il periodo Tardo Uruk e la rivoluzione urbana
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’apice del processo di formazione di organizzazioni sociali complesse si raggiunge con la seconda metà del IV millennio, durante il Tardo Uruk. Nella Mesopotamia meridionale a questo fenomeno, che riguarda la prima formazione dello stato, si associa la nascita e lo sviluppo dei grandi centri urbani. L’intero territorio si suddivide in una rete molto articolata di insediamenti distinti gerarchicamente e interdipendenti. La città diventa il fulcro del potere politico e religioso. Le ricerche territoriali condotte in diversi anni nell’Iraq meridionale e nell’Iran sud-occidentale da Robert McC. Adams, Hans Nissen e Gregory Johnson hanno permesso di comprendere le modalità dell’occupazione di queste regioni nel corso di tutto il IV millennio. Le aree di Nippur-Adab, di Uruk e della Susiana mostrarono un progressivo aumento della popolazione che favorì alla fine del IV millennio alcuni centri che raggiunsero dimensioni enormi. Ma l’aspetto che viene più volte richiamato è il rapporto tra la popolazione e il proprio territorio. In particolare si fa riferimento alla dicotomia, sempre additata come motivo di contrapposizione e scontro, tra gruppi nomadi o seminomadi a economia pastorale e le popolazioni sedentarie a economia agricola. In realtà queste due componenti hanno sempre convissuto e sono state parte integrante del tessuto sociale delle popolazioni Uruk. I paesaggi della Mesopotamia meridionale, come è stato dimostrato dalle ricerche di superficie, presentavano ampi spazi privi di insediamenti, molto probabilmente lasciati al pascolo. L’allevamento delle pecore e capre ha avuto una importanza non secondaria nell’economia Tardo Uruk e quindi è certamente possibile considerare che l’allevamento fosse praticato anche da una componente della popolazione perfettamente integrata ai centri abitati.
Quello che risulta significativo è che si consolida, anzi si rafforza, un sistema sociale fondato sulla disuguaglianza tra individui e gruppi all’interno della comunità. Le élites richiedono in modo pressante manodopera per la realizzazione di edifici monumentali e per la produzione di ceramica di massa. Esse controllano costantemente l’attività artigianale specializzata appropriandosi delle risorse economiche, in particolare di quelle agricole e di quelle derivanti dall’allevamento. Inoltre gestiscono le attività commerciali. Tutti questi aspetti forniscono significativi indizi sul fatto che parte della popolazione Uruk è alienata dal prodotto del proprio lavoro. Questa parte della popolazione, infatti, produce beni destinati a gruppi che hanno acquisito potere politico e che offrono in cambio sostentamento e protezione.
Il centro abitato di Uruk è un esempio emblematico di questo complesso processo. Nel periodo Tardo Uruk, cioè negli ultimi secoli del IV millennio, la città raggiunge una estensione di 100 ettari. Il livello IVa dell’area sacra dell’Eanna, che domina l’abitato circostante ancora poco conosciuto, copre una vasta superficie, circa sei ettari, occupata da edifici monumentali che probabilmente avevano funzioni cerimoniali o genericamente pubbliche. Queste costruzioni, non tutte contemporanee, dovevano far parte di un progetto architettonico gigantesco, che supera enormemente per dimensioni quello del precedente periodo Ubaid a Eridu. I cosiddetti “Tempio C” e “Tempio D” sono edifici a pianta tripartita costituiti da un’ampia sala centrale destinata probabilmente ad attività religiose o al consumo di cibi a scopo cerimoniale, e da piccole stanze laterali usate come magazzini. Una struttura simile era stata messa in luce anche nel precedente e poco documentato livello V definito “Tempio in calcare” (Kalksteintempel) le cui fondazioni erano state costruite con lastre in calcare, materiale edilizio piuttosto insolito per questa regione.
Si affiancano a questo tipo di edifici opere architettoniche planimetricamente del tutto nuove, come il cosiddetto “Salone a pilastri” (Pfeilerhalle), un enorme edificio a nord-ovest del “Tempio C”, aperto su tutti i lati e marcato da massicci pilastri decorati con coni di argilla colorata inseriti, quando ancora umido, nell’intonaco di fango. Queste applicazioni sulle murature esterne creavano una sorta di mosaico multicolore ed erano destinate a decorare le facciate di molti edifici pubblici. Nell’estremità nord dell’Eanna si distingue il “Tempio a coni di pietra” (Steinstifttempel), più piccolo degli altri templi e con una variante rispetto alla tradizionale pianta tripartita, cioè una planimetria a T. Questo tempio si differenzia dagli altri, oltre che per i coni decorativi in pietra anziché in argilla, per la sua posizione separata rispetto al resto degli edifici. Inoltre la costruzione è circondata da un muro anch’esso decorato con coni.
Costruito dopo il “Tempio a coni di pietra”, comunque associato a quest’area, è un singolare edificio seminterrato non molto grande definito “Edificio a mattoncini” (Riemchengebäude) perché costruito con piccoli mattoni allungati tipici di questo periodo. La singolarità sta nel fatto di avere una pianta rettangolare con muri concentrici formanti una sorta di corridoio interno che prosegue su tutti i lati. Solo da questa costruzione è stato rinvenuto materiale archeologico in situ. Molto probabilmente doveva trattarsi di un deposito dove venivano conservati gli arredi dei templi. Il ricco materiale è costituito da vari manufatti, ossa animali, rifiniture in legno, vasi, frammenti di pietra intarsiata, una punta di lancia in rame e un’altra di lega rame-argento, un frammento di testa in pietra (uno dei più antichi esempi nel sud della Mesopotamia di statuaria antropomorfa), vari oggetti di culto. L’intero contesto venne distrutto da un violento incendio. Sempre nell’area dell’Eanna ma nella parte opposta al complesso costituito dal “Tempio a coni di pietra”, si ergono i resti, poco leggibili, di un’altra struttura definita “Tempio rosso”, anch’essa circondata da un muro. Innovazioni planimetriche si possono osservare anche nel cosiddetto “Palazzo E”, enorme edificio a pianta quadrata lungo il cui perimetro sono collocate numerose stanze che si affacciano su di un ampio cortile. Proprio a una grande corte quadrata, di cui è difficile definire le funzioni, appartiene la struttura seminterrata con banchina interna, costruita a sud-ovest del “Palazzo E”. La codificazione di alcuni moduli costruttivi risulta evidente negli edifici di altre aree del sito con analoghe strutture. È il caso ad esempio della seconda area sacra a Uruk, quella della ziggurat del dio Anu a ovest dell’Eanna dove, su di una alta piattaforma sorgeva il “Tempio bianco”, un edificio a pianta tripartita affiancato da una struttura con basamento in pietra, lo Steingebäude, del tutto simile all’“Edificio a mattoncini” dell’Eanna.
Uno degli aspetti più evidenti di questo periodo è proprio la capacità da parte dei gruppi dominanti di “imporre” modelli culturali anche in altri centri della Mesopotamia o di influenzare in modo vistoso le comunità locali di altre regioni. Ad esempio i caratteri architettonici messi in luce a Uruk sono riscontrabili nel contemporaneo sito di Tell Uqair localizzato 80 chilometri a sud di Baghdad. Il tempio Tardo Uruk di questo sito è stato costruito su di un’alta piattaforma che ospitava edifici precedenti. La piattaforma, munita di gradini di accesso, era costituita da due livelli separati sovrapposti e decorata da coni in pietra. Il tempio, costruito sul terrazzo più elevato, aveva pianta tripartita e appare del tutto simile al “Tempio bianco” di Uruk. L’interno era fornito di un altare, decorato con immagini di un leopardo, un toro e forse un leone, e di una tavola per le offerte, mentre alle pareti erano dipinti motivi geometrici e figurativi.
Le prove dell’esistenza di sistemi di organizzazione particolarmente complessa nell’ambito della società Tardo Uruk sono confermate dai primi documenti di contabilità e di registrazione economica. Sebbene in epoche precedenti alcuni tipi di oggetti risultino già conosciuti, l’uso, l’intensità e la rapida evoluzione di questo materiale mette in luce il fatto che la società Uruk, ormai costituita da una struttura pienamente centralizzata, necessitava di una sempre più efficace gestione dell’economia. I documenti amministrativi possono essere riassunti nelle seguenti categorie: sigilli, cretulae, bullae e tavolette con segni numerici e pittografici. Nei sistemi di transazione e di conduzione dell’amministrazione pubblica questi manufatti assumono una notevole importanza. I sigilli, appartenenti a specifici personaggi, possono identificare il ruolo e le responsabilità degli individui in particolari attività amministrative mettendo in evidenza la presenza di una vera e propria gerarchia di funzionari con accesso diversificato alle risorse. Nelle transazioni le bullae diventano uno strumento importante. Si tratta di involucri in argilla che racchiudono differenti tipi di oggetti come sfere, dischi, piccoli coni. Essi rappresentano, in una transazione economica, unità, decine, centinaia, e la natura stessa del contratto. In caso di dispute la bulla, una volta rotta, garantiva nel conteggio delle merci le reali quantità messe in gioco. Per semplificare il controllo, la superficie delle bullae sarà in seguito incisa con cerchi e tacche per rappresentare gli oggetti in esse contenuti. Si tratta dei primi segni grafici utilizzati dalle popolazioni Uruk. In un breve periodo di tempo alle bullae si sostituiscono le tavolette con notazioni numeriche, inizialmente a forma di disco oppure ovali, in seguito rettangolari. L’uso delle tavolette risulta complementare a quello delle cretulae. Questi nuclei d’argilla pressati su oggetti e bollati con sigilli erano infatti usati, come abbiamo accennato nel capitolo precedente, per chiudere contenitori, porte di magazzino, depositi di merci e ogni altro oggetto o manufatto per il quale fosse richiesta una garanzia contro l’effrazione dolosa, inoltre la stessa cretula era la testimonianza diretta dell’operazione amministrativa compiuta dal titolare del sigillo e di conseguenza, dopo la rimozione dal supporto, veniva conservata in archivio come documento contabile. Il suo significato economico si completa con l’uso delle tavolette che permettono di conservare e richiamare alla memoria operazioni amministrative. Circa 4000 tavolette furono trovate negli scavi del 1928 nell’area sacra dell’Eanna a Uruk, una parte delle quali è attribuita cronologicamente al livello IV, cioè al Tardo Uruk, mentre un’altra al livello III, cioè alla fase immediatamente successiva dell’inizio del III millennio, definita Jemdet Nasr. Sebbene qualche rara tavoletta sia stata trovata anche altrove, a tutt’oggi l’Eanna è il contesto che ha restituito il numero più consistente di tavolette Tardo Uruk di tutta la Mesopotamia ed esse costituiscono la testimonianza più concreta per lo studio sulle origini della scrittura.