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ILARIO vescovo di Poitiers, santo, dottore della Chiesa

di Mario Niccoli - Enciclopedia Italiana (1933)
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ILARIO vescovo di Poitiers, santo, dottore della Chiesa

Mario Niccoli

Nacque a Poitiers da una famiglia pagana, al principio del sec. IV. I motivi che l'avrebbero indotto a convertirsi sono esposti nell'introduzione al De Trinitate (I,1-14). Coniugato (la circostanza è solo probabile), circa il 350 fu eletto vescovo di Poitiers. Appartengono al primo periodo dell'episcopato i Commentaria in evangelium Matthaei nei quali I., nel campo delle idee trinitarie, si mostra fedele alla tradizione di Tertulliano e di Novaziano. Con la venuta di Costanzo in Occidente l'episcopato delle Gallie, che ignorava del tutto le polemiche orientali sulla Trinità (v. arianesimo), e quello dell'Italia, sempre restio a immischiarsi nelle cose degli Orientali, furono posti di colpo di fronte alla realtà del pericolo ariano. La condanna di Atanasio, imposta al sinodo di Arles (353) e al concilio di Milano (355), l'invio in esilio dei vescovi che si erano rifiutati di sottoscrivere, l'ambiguo atteggiamento di Saturnino di Arles, trovarono I. prontissimo alla reazione e pernio dell'opposizione in seno all'episcopato delle Gallie. Citato al sinodo di Béziers (356), I. non volle mutare atteggiamento e fu esiliato in Frigia. Il soggiorno in Oriente fu decisivo per I.: apprese la lingua greca (o quanto meno ne perfezionò la conoscenza) e venuto in contatto diretto con le maggiori espressioni della teologia trinitaria e cristologica orientale, ne diede, primo fra gli scrittori dell'Occidente, un'esposizione nei 12 libri (composti, almeno in gran parte, in esilio) del De Trinitate che, anche in linea assoluta, è una delle più notevoli e organiche opere teologiche di quel periodo.

I punti più discussi della teologia di I. riguardano la sua posizione di fronte all'unità di sostanza fra Padre e Figlio - che I. decisamente afferma, ma rivelando qua e là alcune affinità con le idee di Basilio di Ancira - e la negazione da parte di I. del dolor passionis (o sensus doloris) in Cristo. Da questa si è voluto dedurre argomento per qualificare come docetica la cristologia di I. senza tener conto che ciò sembra escluso dal realismo cui è informata la sua soteriologia.

Anche in Oriente I. si mantenne in contatto con la sua chiesa e con l'episcopato delle Gallie, e, nel gioco delle varie fazioni teologiche in seno all'episcopato orientale, si schierò a fianco di Basilio di Ancira. Convocato il doppio concilio di Rimini (episcopato occidentale) e di Seleucia (episcopato orientale), partecipò (settembre 359) al secondo facendo causa comune con la maggioranza semiariana, per quanto personalmente favorevole alla formula di Nicea. Invano quindi, recatosi a Costantinopoli, cercò d'illuminare gli Occidentali, ai quali frattanto era stato estorta l'approvazione alla formula ariana di Nike; invano si rivolse a Costanzo stesso per poter esporre al concilio di Costantinopoli la sua fede: non fu esaudito e la formula di Nike fu resa definitiva. Poco dopo (aprile? 360) I. tornò in Gallia (non si sa bene se perché dimesso dall'esilio o perché fuggito) e fiancheggiato da Eusebio di Vercelli proseguì, nonostante i contrasti con la radicale intransigenza dei luciferiani (v. lucifero di cagliari), la sua azione antiariana: il concilio di Parigi (361 o 362) liberò la Gallia dai vescovi ariani. I. si rivolse allora a Milano dove pontificava l'ariano Aussenzio, ma non fu fortunato, ché Aussenzio, spalleggiato da Valentiniano, ebbe la meglio. Da allora I. si dedicò quasi esclusivamente al ministero pastorale: durante il suo episcopato e col suo personale favore, Martino di Tours (v.) inaugurò in Gallia la vita monastica; e in Gallia I. introdusse, per la prima volta in occidente, il canto sacro. Morì il 1° novembre (secondo altri il 13 gennaio) del 367. Fu proclamato dottore nel 1851.

Oltre gli scritti ricordati, si citano di I. alcuni scritti esegetici (trattati in Iob, super Psalmos e Mysteriorum) nei quali rivela la sua dipendenza dall'esegesi allegoristica origeniana; un Contra Auxentium; tre inni autentici e gli scritti (fonte preziosa per la storia della controversia ariana) De Synodis, composti dopo il 358 soprattutto per informare gli Occidentali delle lotte trinitarie orientali, e i frammenti noti col nome di Collectanea antiariana parisina o con l'altro di Fragmenta ex opere historico. Questi due scritti rivelano più chiaramente di ogni altro uno dei lati peculiari della personalità di I.: il desiderio cioè di convalidare le sue posizioni teologiche con una compiuta documentazione storica degli avvenimenti. Circa la provenienza dei Fragmenta citati, l'ipotesi più accreditata (L. Feder) considera i frammenti come estratti di un'opera storica smarrita che andrebbe identificata con il Liber adversus Valentem et Ursacium ricordato da S. Girolamo: di esso doveva far parte anche il cosiddetto Liber I ad Constantium, mentre il Liber II sarebbe stato scritto indipendentemente, e, quasi di certo, dopo la morte di Costanzo.

Ediz.: Oltre al Migne, Patrol. Lat., IX, coll. 231-1078, v.: Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum (Vienna 1891, con l'ed., a cura di A. Zingerle, del Tractatus super Psalmos) e LXV (Vienna 1916, con l'ed., a cura di A. Feder, di Tractatus Mysteriorum; Collectanea antiariana parisina; i 2 libri Ad Constantium, inni, frammenti e scritti spurî).

Bibl.: Oltre a quella citata da X. Le Bachelet, in Dictionnaire de Théologie catholique, VI, Parigi 1924, coll. 2388-2462, e le introduzioni alle edizioni del Corpus di Vienna, v.: H. Jeannotte, Le Psautier de saint H. de P., Parigi 1917; A. Engelbrecht, Zur Sprache des H. P. und seiner Zeitgenossen, in Wiener Studien, 1917, pp. 135-161; A. Feder, Epilegomena zu Hilarius Pictaviensis, in Wiener Studien, XLI (1920), pp. 51-60; 167-181; L. Coulange (J. Turmel)], Métamorphose du consubstantiel, Athanase et Hilaire, in Revue d'hist. et de littér. religieuses, 1922, pp. 168-214; M. Niccoli, Docetismo e soteriologia nel De Trinitate di I., in Ricerche Religiose, I (1925), pp. 262-274; C. Weymann, Beiträge zur Geschichte der christl. latein. Poesie, Monaco 1926, pp. 29-32 (sugl'inni).

Vedi anche
inno Componimento poetico-musicale, cantato da coro e spesso accompagnato da strumenti. Caratterizzato da una struttura strofica, l’inno, già nella musica greca e poi nel canto liturgico cristiano, era destinato alle celebrazioni religiose. letteratura 1. Antichità Si chiamò inno (dal lat. hymnus, gr. ... Sant’Agostino Sant’Agostino Comune della prov. di Ferrara (35,2 km2 con 6916 ab. nel 2008). Saturnino di Arles Vescovo di Arles (sec. 4º); fiancheggiò la politica ariana dell'imperatore Costanzo e fece condannare (356) Ilario di Poitiers. Fu poi scomunicato e deposto nel Concilio di Parigi (360 o 361). Erasmo da Rotterdam Umanista (Rotterdam 1466 o 1469 - Basilea 1536); tradusse il nome Geert Geertsz nell'altro umanistico, con cui è universalmente noto, di Desiderius Erasmus. Orfano di padre e di madre, entrò a 12 anni nel convento agostiniano di Emmaus (o Steyn), nei Paesi Bassi, e in 5 anni vi acquistò una precoce erudizione ...
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  • SOTERIOLOGIA
  • DOCETISMO
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    Teologo e vescovo (Poitiers inizî sec. 4º - ivi 367 circa). Dottore della Chiesa (proclamato nel 1851), uno dei maggiori teologi latini. Poco dopo il battesimo fu eletto vescovo (circa 350), esiliato in Frigia (356) da Costanzo II per aver combattuto l'arianesimo, che continuò ad avversare anche in ...
Vocabolario
dottóre
dottore dottóre s. m. (f. -éssa, e in alcuni usi anche dottóra) [dal lat. doctor -oris «maestro», der. di docere «insegnare»]. – 1. Propr., chi ammaestra in una dottrina, chi esercita l’ufficio d’insegnare: Poscia ch’io ebbi ’l mio d. udito...
clown-dottore
clown-dottore (clown dottore), loc. s.le m. Medico nelle vesti di clown, che intrattiene i bambini ricoverati in strutture ospedaliere, per distrarli e suscitare in loro il buonumore. ◆ Alla fine del corso sarà creata una impresa che offrirà...
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