GOIRAN, Ildebrando
Nacque a Torino, il 14 giugno 1882, da Giovanni e Irma Lazzarini.
Il padre, ufficiale di fanteria, rivestì alte cariche nelle forze armate e venne, infine, nominato senatore del Regno; nel corso della carriera aveva insegnato alla Scuola di guerra di Torino, per la quale pubblicò anche opere di geografia militare.
Il G. fu avviato alla professione delle armi entrando, nell'agosto del 1898, all'Accademia navale di Livorno, dove seguì i corsi regolari nel corpo dello stato maggiore generale; fu, quindi, nominato guardiamarina nell'aprile 1902. Il suo primo imbarco in qualità di ufficiale fu sulla corazzata "Emanuele Filiberto", cui seguirono altre destinazioni a bordo di unità da guerra. Nel novembre 1905 fu promosso sottotenente di vascello e, cinque anni dopo, tenente di vascello. Con tale grado partecipò alla guerra italo-turca, imbarcato dapprima sull'ariete torpediniere "Etruria", poi sull'incrociatore torpediniere "Caprera" e, in qualità di responsabile militare, sul piroscafo noleggiato "Re Umberto".
Il G. ebbe modo di mettersi in luce nell'estate del 1912, quando fu designato comandante di spiaggia a Misurata in Tripolitania; si segnalò nuovamente nella primavera del 1913, in occasione dello sbarco a Tolmeta in Cirenaica allorché, nonostante le difficili condizioni atmosferiche, riuscì a condurre a questa destinazione un convoglio proveniente da Bengasi. Dopo una breve parentesi a Roma, come capo sezione dell'ufficio di stato maggiore della R. Marina, nell'estate del 1914 si imbarcò sul cacciatorpediniere "Impetuoso", dove si trovava al momento dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale. All'inizio del 1916 il G. ebbe, per poco meno di un mese, il comando della torpediniera "33 PN", per poi essere nuovamente destinato sull'"Impetuoso", questa volta in qualità di comandante in seconda.
Nel giugno 1916 venne nominato comandante della torpediniera "42 PN" e, mentre si trovava a Venezia, fu messo al corrente del progetto, di cui si stava occupando il capitano di vascello C. Pignatti Morano con l'autorizzazione del viceammiraglio P. Thaon di Revel, mirato a forzare il porto di Pola, principale base della flotta austroungarica, per attaccare le navi che vi sarebbero state ormeggiate.
Pignatti Morano - resosi conto che penetrare all'interno di Pola sarebbe stato eccessivamente rischioso - rivolse la sua attenzione al canale di Fasana, poco a nord dell'importante base avversaria, fra il litorale istriano e le isole Brioni. Nel canale, infatti, solitamente sostavano a turno una o due delle maggiori unità nemiche basate a Pola e, sebbene fossero presenti batterie terrestri e naviglio sottile, sarebbe stato molto più facile attaccare i bastimenti austroungarici mentre si trovavano in questo tratto di mare che non quando erano a Pola. Le maggiori difficoltà all'impresa erano rappresentate dalle ostruzioni che proteggevano l'accesso settentrionale e meridionale del canale e dalla necessità di operare silenziosamente onde evitare di mettere in allarme le difese nemiche. Dopo una serie di esperimenti condotti a Venezia, venne deciso di forzare il canale impiegando tre unità: il caccia "Zeffiro", che avrebbe assolto il compito di capo formazione, la torpediniera "9 NP", dove era stata montata un'apparecchiatura che avrebbe permesso di abbassare lo sbarramento settentrionale applicandovi due pesi di piombo da 1900 kg ciascuno, e, infine, il "MAS 20", motoscafo armato su cui, oltre ai motori a scoppio della dotazione di serie, era stato montato per l'occasione anche un paio di propulsori elettrici che permettevano la navigazione silenziosa. Sarebbe, infatti, spettato al "MAS 20" penetrare all'interno del canale e attaccare, con i due siluri di cui era armato, la maggiore nave avversaria che vi si trovasse, assolvendo così il compito più rischioso della missione.
Come comandante di questa unità venne prescelto il G., lieto di accettare l'incarico che si dimostrò, di fatto, il più importante della sua carriera; dopo aver addestrato il personale selezionato per la missione e provato più volte le modalità per abbassare lo sbarramento che ostruiva l'accesso del canale, nel tardo pomeriggio del 1° nov. 1916 lo "Zeffiro" e la "9 PN", con il "MAS 20" a rimorchio, lasciarono Venezia, protetti a distanza da unità di superficie e subacquee.
La navigazione verso la costa istriana si svolse senza novità di rilievo e, giunto nei pressi dell'ostruzione stesa fra punta Mertolin e Brioni Minore, che bloccava uno degli accessi al canale di Fasana, lo "Zeffiro" si fermò. La "9 PN", mollato il rimorchio, proseguì con il "MAS 20" verso lo sbarramento che, grazie all'applicazione dei pesi, fu abbassato, permettendo al motoscafo del G. di penetrare all'interno del canale intorno alla mezzanotte del 2 novembre. Il G., nel perlustrare a lento moto, utilizzando i motori elettrici, lo specchio d'acqua così prossimo a Pola, riuscì ad avvistare una nave di ragguardevoli dimensioni, contro la quale lanciò i due siluri che aveva a bordo. L'unità attaccata, la vecchia corazzata "Tegetthoff", all'epoca ribattezzata "Mars" e impiegata come nave scuola per i sottufficiali della marina austroungarica, era però protetta da alcune reti parasiluri, nelle quali si impigliarono le armi lanciate dal G., non arrecandole alcun danno. Intorno alle 3 di notte il MAS si allontanò, recuperando anche un marinaio della "9 PN", lasciato a bordo di un piccolo battello per segnalare al G., con un fanale, l'esatta rotta da seguire per uscire dal canale attraverso il varco per il quale era precedentemente penetrato. Ricongiuntasi agli altri due elementi della formazione, l'unità del G. fu di nuovo presa a rimorchio e tutte e tre, indisturbate, rientrarono a Venezia alle 12 e 30 del 3 novembre.
Benché la missione nel canale di Fasana non avesse raggiunto i risultati sperati, ebbe tuttavia notevole valore e importanza come azione dimostrativa, in quanto una unità della Marina era riuscita a operare per oltre due ore in acque ristrette e sorvegliate dall'avversario. Il G., dunque, in qualità di principale protagonista dell'impresa, nel dicembre 1916 venne promosso capitano di corvetta per merito di guerra e insignito della medaglia d'argento al valor militare, commutata in seguito in quella d'oro.
Successivamente, dal febbraio al luglio 1917, il G. fu destinato alla difesa antiaerea di Venezia, ebbe poi il comando della flottiglia del lago di Garda, del pontone armato "Faà di Bruno", del cacciatorpediniere "Benedetto Cairoli" per essere, quindi, nuovamente assegnato alla difesa antiaerea del capoluogo veneto. Alla fine del maggio 1918, per la specifica preparazione da lui raggiunta nella condotta dei MAS, il G. ebbe il comando della squadriglia che operava da Trapani, poi di quella di stanza ad Ancona, ottenendo la croce al merito di guerra; alla fine del conflitto fu nominato responsabile della squadriglia MAS di base a Pola.
Promosso capitano di fregata nel novembre 1919, fu nominato comandante in seconda dell'incrociatore corazzato "San Marco"; uguale incarico ebbe nel marzo 1920, a bordo della corazzata "Conte di Cavour" e, nel dicembre, per la difesa marittima di Venezia, svolgendo nei mesi seguenti anche una missione a Fiume.
Proseguendo nel cursus abituale delle promozioni e dei comandi della carriera, nel maggio 1923 il G. ebbe il comando della squadriglia MAS delle forze navali del Mediterraneo; nel dicembre 1924 fu responsabile del cacciatorpediniere "Nicola Fabrizi" e della relativa squadriglia; nel novembre 1925 assunse la direzione della scuola meccanici di Venezia e, nell'aprile 1926, fu promosso capitano di vascello; nell'aprile 1928 divenne comandante dell'esploratore "Quarto" e, a partire dall'anno seguente, si imbarcò in successione sui cacciatorpediniere "Insidioso", "Impavido", "Irrequieto", quindi di nuovo sull'"Insidioso", in qualità di responsabile dell'unità e della squadriglia dipendente.
Nel 1931 era capo di stato maggiore del comandante in capo della 2ª squadra, a bordo della corazzata "Andrea Doria", e rivestì in seguito il medesimo incarico sull'incrociatore "Giovanni delle Bande Nere". Nel gennaio 1933 il G. fu promosso contrammiraglio, divenendo comandante militare marittimo della Sardegna e della piazza della Maddalena; quindi, trascorsi un paio d'anni, ottenne la nomina ad ammiraglio di divisione; per un breve periodo fu anche a disposizione del ministero della Marina per ispezioni e, durante il conflitto italo-etiopico, fu comandante della 4ª divisione navale; nell'ottobre 1936 divenne comandante militare marittimo della Sicilia. Nell'aprile 1937 ebbe il grado di ammiraglio di squadra e il mese seguente fu designato vicepresidente del Consiglio superiore di Marina. Nel gennaio 1938 rivestì l'incarico di comandante in capo del dipartimento marittimo dell'Alto Tirreno, per poi ottenere, nel marzo 1940, la presidenza del Consiglio superiore di Marina. Dopo poco più di un anno dall'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, il G. ricoprì nuovamente il ruolo di comandante in capo del Dipartimento marittimo dell'Alto Tirreno. A partire dal novembre 1941 fu a disposizione del ministero e, dall'ottobre 1942 fino all'armistizio del settembre 1943, riebbe l'incarico di presidente del Consiglio superiore di Marina. Dall'agosto 1944 fece parte della Commissione di epurazione.
Parallelamente allo svolgersi della carriera militare, il G. ricevette le onorificenze dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (cavaliere nel gennaio 1923, ufficiale nel 1931 e grande ufficiale nel 1936) e di quello della Corona d'Italia (cavaliere nel 1912, ufficiale nel 1926, commendatore nel 1930 e grande ufficiale nel 1935).
Il G. morì a Roma il 16 nov. 1945.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Difesa, Archivio dell'Ufficio storico della Marina militare, Biografie ufficiali, b. G.14, f. 2; Ibid., Raccolta di base, b. 506, f. 6; C. Manfroni, Storia della Marina italiana durante la guerra mondiale 1914-1918, Bologna 1925, pp. 153-157; H. Sokol, La guerra marittima dell'Austria-Ungheria, 1914-1918, III, Roma 1932, p. 87; N. Morabito, La Marina italiana in guerra, 1915-1918, Milano 1933, pp. 201-210; V. Spigai, Cento uomini contro due flotte, Livorno 1954, pp. 52-73; E. Bagnasco, MAS e mezzi d'assalto di superficie italiani, Roma 1996, p. 71; G. Giorgerini - A. Nani, Almanacco storico delle navi militari italiane 1861-1995, Roma 1996, pp. 58 s., 392; Storia della Marina, III, Milano 1978, p. 714; Navi e marinai, II, Milano 1979, pp. 573 s.; Enc. militare, IV, p. 143.