ILDEGARDA di Bingen
Religiosa tedesca nata nel 1098 nell'Assia renana, fu introdotta sin da bambina nel monastero benedettino di Disibodenberg, di cui nel 1136 prese la guida; trasferitasi nel convento di Rupertsberg, presso Bingen (1151), pochi anni dopo ne fondò uno a Eibingen. I. compì numerosi viaggi nell'Europa centrale, tessendo fitti rapporti con imperatori, pontefici e teologi. Il suo fervore religioso fu particolarmente vivace in tema di riforma e moralizzazione della Chiesa, con riferimento ai potenti vescovi tedeschi, i quali guardarono con sospetto ai suoi interventi e si opposero alla sua beatificazione. Nel 1179 I. morì, lasciando una produzione cospicua di testi didascalico-teologici (Liber Scivias, Liber vitae meritorum, Liber divinorum operum, commentari e ulteriori scritti), scientifico-fisiologici (Physica, Causae et curae), letterari (numerosi poemi e una commedia).Nell'opera di I. la padronanza della cultura ereditata dal mondo tardoantico si colora di toni spiritualistici assai accesi ed è sulla forma frammentata delle illuminazioni che si fondano i suoi scritti più significativi: il Liber Scivias (1141-1151), ove più viva è la preoccupazione teologica, e il Liber divinorum operum (1163-1173), centrato sulla cosmologia e sulla dottrina degli influssi celesti. Le due opere sono conosciute attraverso alcune redazioni con miniature eseguite nei secc. 12° e 13°: il codice di Wiesbaden (Hessische Landesbibl., 1) - oggi perduto ma attestato da una copia su pergamena realizzata nella prima metà di questo secolo (Wiesbaden, Hessische Landesbibl., B) - conteneva la stesura originaria del Liber Scivias, curata da I., e dunque databile nella seconda metà del sec. 12°; più tarda è la redazione di Heidelberg (Universitätsbibl., Sal. X, 16). L'esemplare più antico del Liber divinorum operum è quello conservato a Lucca (Bibl. Statale, 1942), probabilmente proveniente da uno scriptorium renano del terzo decennio del 13° secolo.È I. stessa che dichiara il carattere visionario delle sue intuizioni, che peraltro riferisce a una condizione di lucidità: si veda nel codice di Wiesbaden la figura della badessa intenta a scrivere all'interno del suo monastero, mentre lingue di fuoco le lambiscono il capo, o le tavole del codice lucchese, dove I., seduta allo scrittoio, contempla le rivelazioni che campeggiano a piena pagina. Proprio in rapporto al codice lucchese è stato sottolineato il carattere didascalico delle illustrazioni, strutturate su griglie geometriche e tendenti a razionalizzare e a bloccare le mobili e tumultuose visioni di I., anche ricorrendo a moduli figurali di ricca tradizione (per es. Homo ad circulum, Urbs quadrata). Ciò evidenzia una differenziazione esplicita rispetto al codice di Wiesbaden, dove le immagini rispecchiano più fedelmente la psicologia visionaria dell'autrice-redattrice, indugiando sugli aspetti sovrannaturali e fantastici. Comune ai due codici è comunque la capacità di sintetizzare in forma icastica una materia scientifica e teologica complessa, ricorrendo largamente alle superfici specchianti del fondo oro, a profili scuri che delineano figure d'impronta solenne e ieratica, a un repertorio decorativo classicizzante: tipologie e caratteri stilistici che riportano alla grande tradizione della miniatura ottoniana, evidentemente un riferimento culturale ancora valido nella regione renana tra 12° e 13° secolo.
Bibl.:
Fonti. - Hildegardis Scivias, a cura di A. Führkötter, in Corpus Christianorum, XLIII, 1-2, 1978; Sanctae Hildegardis Revelationes. Manoscritto 1942, a cura di A.R. Calderoni Masetti, G. Dalli Regoli, Lucca 1973.
Letteratura critica. - H. Liebeschütz, Das allegorische Weltbild der heiligen Hildegard von Bingen (Studien der Bibliothek Warburg, 16), Leipzig-Berlin 1930; C. Singer, The Scientific Views and Visions of Saint Hildegard in the History and Method of Science, London 19552 (Oxford 1917); M. Schräder, A. Führkötter, Die Echtheit des Schrifttums der heiligen Hildegard von Bingen, Köln-Graz 1956; W. Lauter, Hildegard-Bibliographie, Alzey 1970; P. Castelli, Temi ermetici in Ildegarda di Bingen, in La miniatura italiana in età romanica e gotica, "Atti del I Congresso di storia della miniatura italiana, Cortona 1978", Firenze 1979, pp. 283-318; D. Sansy, Iconographie de la prophétie: l'image d'Hildegarde de Bingen dans le ''Liber divinorum operum'', MEFR 102, 1990, pp. 405-416; R. Pernoud, Hildegarde de Bingen. Conscience inspirée du XIIe siècle, Paris 1994.G. Dalli Regoli