ILDERICO
La vita e l'effimera parabola politica di I., duca longobardo di Spoleto, non hanno quasi lasciato traccia nella documentazione. La sua nascita - se, come pare, è ragionevole supporre che alla sua elevazione all'incarico ducale, nel 739, I. avesse non meno di venticinque anni - potrebbe essere collocabile nel primo decennio dell'VIII secolo.
Di lui sappiamo che nell'estate 739 venne nominato dal re Liutprando duca dell'importante distretto spoletino durante i drammatici momenti seguiti alla fuga di Transamondo (II), che da anni non solo aveva optato, sulla scia di altri suoi predecessori, per una politica tesa allo scollamento dal Regno longobardo, ma aveva cercato anche di mantenere viva nel Ducato un'autorità di tipo quasi regio. Paolo Diacono, d'altra parte, liquida assai laconicamente l'operato di I.; di lui scrive infatti soltanto che fu nominato, o meglio, considerando l'ambiguo uso di "ordinatus est", che fu collocato da Liutprando al controllo del vivace Ducato centromeridionale e che, trascorsi "aliquot annis", fu ucciso dal combattivo Transamondo tornato a Spoleto dal suo rifugio romano (Hist. Lang., VI, 55).
Già nel secondo e terzo decennio del sec. VIII, periodo caratterizzato da estrema effervescenza politica in ambito italico e dalle fulminee imprese belliche di Liutprando, il sovrano si era ben presto reso conto non solo del progressivo distacco dei Ducati di Spoleto e di Benevento dal resto del Regno, ma anche e soprattutto della crescente autonomia espressa dalla politica dei duchi locali, entrambi consapevoli, inoltre, di rappresentare un'immagine "altra", diversa non solo formalmente da quella dei pur numerosi altri duces, ma di incarnare un potere che, si è detto, si intendeva ormai come quasi regio.
Le due circoscrizioni meridionali avevano infatti cercato e ottenuto alleanze indipendenti da quelle del restante Regnum Langobardorum, che ben presto si erano rivelate contrastanti con quelle della corte pavese. Il palese avvicinamento spoletino e beneventano alle posizioni del Papato e dei Bizantini nel 729 aveva costretto Liutprando a intervenire. Con la minacciata rappresaglia su alcuni ostaggi in suo potere aveva obbligato i due duchi a giurargli fedeltà e obbedienza. Nel corso degli anni Trenta Liutprando si convinse inoltre che, per la sicurezza del Regno e la buona riuscita dell'azione espansiva delle sue truppe ai danni dell'Esarcato e del Ducato romano cui si erano alleati i duchi di Benevento e di Spoleto, doveva ormai risolutamente intervenire nei loro confronti. A pochi anni di distanza l'uno dall'altro vennero pertanto sostituiti da creature fedeli al sovrano: rispettivamente da Gregorio verso il 732 e appunto da I., probabilmente nell'estate 739. La rappresaglia liutprandina proseguì verso Roma, ove si era nascosto il fuggiasco Transamondo accolto dal papa e dal duca Stefano: il re devastò le campagne e occupò Amelia, Orte, Bomarzo e Blera per poi allontanarsi verso Nord. A questo mutamento radicale nella conduzione politica dei due importanti Ducati meridionali fece seguito un rapido e prevedibile riavvicinamento politico tra l'esarca Eutichio e papa Gregorio III. Quest'ultimo, per contrastare l'aggressiva politica del sovrano longobardo e bloccarne la fulminea espansione, avviò accordi riservati con le autorità ducali venetiche e sia con il fuggitivo duca di Spoleto sia, in ambiente beneventano, con la fazione avversa a quella di Gregorio: era necessario infatti scalzare al più presto entrambi i duchi fedeli a Liutprando.
La decisione di sopprimere I., favorita dalla sopravvenuta lontananza del re, ebbe forse l'approvazione del papa: il ritorno di Transamondo (II) a Spoleto e le conseguenti violente insorgenze locali portarono nel dicembre del 739 all'uccisione di I. (cfr. Vita Gregorii III, in Le Liber pontificalis). Anche la charta donationis del dicembre 739 redatta dal notaio Baruncio in cui la datatio, ove ci si riferisce ancora a I., nell'occasione affiancato da Picco, gastaldo di Rieti, può servire quale ulteriore riferimento per il momento finale del governo ducale (Cod. dipl. long., V, p. 13).
La durata del suo governo è valutata in un periodo assai breve che pare non abbia neppure superato i sei mesi. Si trattò anzi di un tempo probabilmente ancor più limitato stando a Gasparri (1978, p. 79), che fonda il proprio convincimento sul contenuto e soprattutto sulla datatio di un diploma emesso a Spoleto dal sovrano il 16 giugno 739 (Cod. dipl. long., III) in occasione della vittoriosa conclusione della campagna contro Transamondo (II). La lettura del documento, in cui non viene (ancora?) menzionato alcun duca, secondo Gasparri potrebbe far pensare a un periodo, sia pur breve, in cui a Spoleto la presenza sovrana non portò alla nomina immediata di un nuovo duca. Della presenza spoletina di I. non ci resta quasi nulla se non l'iscrizione ancora presente sull'altare della chiesa di S. Pietro in Valle presso Ferentillo: "Hildericus Dagileopa in onorem s[an]c[t]i Petri et amore s[an]c[t]i Leo[nis?] et s[an]c[t]i Grigori I p[ro] remedio a.m." (Corpus della scultura altomedievale; Jarnut, 1972, p. 393).
Fonti e Bibl.: Paulus Diaconus, Historia Langobardorum, a cura di G. Waitz - L. Bethmann, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Germ. et Ital. saec. VI-IX, Hannoverae 1878, p. 184 (VI, 55); Catalogus imperatorum…, ibid., p. 522; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, p. 426; Codice diplomatico longobardo, III, a cura di C. Brühl, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LXIV, Roma 1973, n. 14 pp. 63-65; V, a cura di H. Zielinski, ibid., LXVI, ibid. 1986, n. 3 pp. 13-15; A. Jenny, Geschichte des langobardischen Herzogthums Spoleto von 570-774, Basel 1890, pp. 9, 50; H. Pabst, Geschichte des langobardischen Herzogthums, in Forschungen zur deutschen Geschichte, II (1892), p. 479; L. Duchesne, I primi tempi dello Stato pontificio, Torino 1947, p. 26; O. Bertolini, I papi e le relazioni politiche di Roma con i Ducati longobardi di Spoleto e di Benevento, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, VI (1952), p. 44; Corpus della scultura altomedievale, II, La diocesi di Spoleto, a cura di J. Raspi Serra, Spoleto 1961, p. 124; C.G. Mor, Gli ordinamenti territoriali dell'Umbria alto-medioevale, in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del secolo VIII alla fine del secolo XI. Atti del III Convegno di studi umbri, Gubbio… 1965, Perugia 1966, pp. 103-125; O. Bertolini, Le relazioni politiche di Roma con i Ducati di Spoleto e di Benevento nel periodo del dominio longobardo, in Id., Scritti scelti di storia medievale, a cura di O. Banti, II, Livorno 1968, pp. 686-688; C. Brühl, Chronologie und Urkunden der Herzöge von Spoleto, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LI (1971), pp. 20 s.; J. Jarnut, Prosopographische und sozialgeschichtliche Studien zum Langobardenreich in Italien (568-774), Bonn 1972, pp. 302, 393; P. Llewellyn, Roma nei secoli oscuri, Roma-Bari 1975, ad ind.; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, pp. 78 s.; P. Delogu, Il Regno longobardo, in P. Delogu - A. Guillou - G. Ortalli, Longobardi e Bizantini, Torino 1980, p. 158; H. Fröhlich, Studien zur langobardischen Thronfolge von den Anfängen bis zur Eroberung des italienischen Reiches durch Karl den Grossen, I, Tübingen 1980, p. 192; P.M. Conti, Il Ducato di Spoleto e la storia istituzionale dei Longobardi, Spoleto 1982, pp. 135, 311, 313; S. Gasparri, Il Ducato longobardo di Spoleto, in Atti del IX Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo… 1982, Spoleto 1983, p. 101; C. Brühl, Storia dei Longobardi, in Magistra barbaritas, Milano 1984, pp. 107 s.; A.P. Anthropos, L'età longobarda a Pavia, a Benevento, in Puglia, II, Fasano di Puglia 1989, p. 50; J. Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino 1995, p. 91; T.F.X. Noble, La Repubblica di S. Pietro. Nascita dello Stato pontificio (680-825), Genova 1998, p. 67.