ILIENSI (Ilienses)
Sotto questo nome storici e corografi romani (Sallustio, Mela, Plinio) designano una popolazione della Sardegna, la medesima che presso i Greci (Strabone, Diodoro, risalenti a Timeo) porta il nome di 'Ιολαεῖς. Mentre per i Romani il nome veniva connesso con Ilio, e se ne faceva quindi degli antichi immigrati della Troade, i Greci vedevano a base della loro denominazione il nome di Iolao, il compagno e auriga di Eracle, il cui culto, in base a queste stesse mitiche riconnessioni, fu assai sviluppato nella Sardegna antica: gli 'ολαεῖς sarebbero quindi stati Greci. In realtà si dové trattare di una popolazione indigena (o immigrata dall'Africa) il cui preciso nome ci è ignoto.
Essa, tra il secondo e il primo millennio a. C., raggiunse un notevole grado di organizzazione, e sviluppò la civiltà nuragica con i suoi caratteristici monumenti. La potenza degl'Iliensi soffrì per l'espansione dei Fenici e dei Cartaginesi, che s'impadronirono delle coste e delle pianure più fertili. Respinti nella parte collinosa e montuosa centro-orientale, gl'indigeni vi si difesero validamente, anche quando il dominio dell'isola passò ai Romani.
Memorabile fra molte guerre fu quella degli anni 181-176 a. C., a cui pose fine il console T. Sempronio Gracco. Gl'Iliensi, e i loro alleati Balari, furono sottomessi, ma rinnovarono spesso la lotta, e ancora Augusto dovette combatterli. Ma per l'ostinata loro resistenza alla sottomissione, la regione interna montuosa andò assumendo nell'uso romano il nome di Barbaria, e Barbaricini vennero detti poi i suoi abitanti, che conservarono degli antichi Iliensi i costumi, lo spirito d'indipendenza e la vita pastorale (v. barbagia).
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, Torino 1907 seg.; E. Pais, La Sardegna prima del dominio romano, Roma 1881; id., Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano, Roma 1923; C. Bellieni, La Sardegna e i Sardi nella civiltà del mondo antico, Cagliari 1928.