Illuminato da Rieti
Uno degli antichi discepoli di s. Francesco, collocato da D. (insieme con Agostino di Assisi, v.) accanto a s. Bonaventura nel cielo del Sole, primo tra gli spiriti nominati nella seconda ghirlanda dei dottori e mistici (Pd XII 130-132). Detto da Rieti e " de Arce " (nato nel 1190 c., probabilmente a Rocca Antica o a Rocca Sinibalda, villaggi a sud-ovest di Rieti; ma, secondo altri, della contrada Arce, nella piana di Assisi), associatosi al Santo (1210-11 c.), dovette distinguersi per coraggio, ardore missionario e illuminata prudenza: " Illuminato nomine, viro utique luminis et virtutis " (s. Bonav. IX 8; cfr. XIII 4).
Il Poverello si fece accompagnare da lui nel 1219 nel viaggio in Oriente e alla presenza del sultano di Egitto (cfr. Pd XI 101); e lo stesso I. percepì prima degli altri compagni presenti il nuovo stato di Francesco, " admodum stupefactus ", dopo il miracolo delle stimmate sulla Verna (1224), e lo convinse a rivelare il suo " segreto ". Ancora vivo, a Greccio, nel 1246, come speciale informatore, tra altri, nella raccolta di ulteriori notizie sulla vita di s. Francesco, I. morì santamente in Assisi nel 1266 c. secondo i più, ma forse meglio nel 1260-62 c., quando s. Bonaventura, che lo conobbe e nominò con lode e simpatia, scriveva la sua Legenda.
Il nostro I. non va confuso, come spesso in altre fonti e in alcuni commentatori di D. (che lo fanno morire " vecchissimo "), con fra Illuminato da Chieti (" de Theate "), segretario di frate Elia e poi vescovo di Assisi (nato c. 1200; morto nel 1282).
Per l'intelligenza e a precisazione della citata terzina dantesca, Illuminato e Augustin son quici (Pd XII 130), si noti che, pur non essendo essi tra i veri primi scalzi poverelli (v. 131) ma in un secondo gruppo, e dovendo principalmente alla fonte bonaventuriana lo speciale ricordo in D., la loro presenza nel cielo del Sole è ben meritata ma anche tipica. Infatti, essi rappresentano qui quella luce di santità, di ardore di carità e di esperienza mistica, propria dei Serafini e dell'ordine serafico, che per D., come per s. Bonaventura intorno al quale gravita quella seconda santa mola (Pd XII 3, 127-141), conduce alla perfetta conoscenza e amicizia divina, alla pari o anche più speditamente della scienza teologica pura o razionale (cherubica), propria del domenicano s. Tommaso e dei soci della sua prima ghirlanda (Pd X 91-138).
Bibl. - S. Bonaventura, Legenda maior S. Francisci, e Legenda minor, in Analecta Franciscana, X, Quaracchi 1926-41 (v. indice onomastico); Liber exemplorum fratrum Minorum saec. XIII, n. 98 s., a c. di L. Oliger, in " Antonianum " II (1927) 250-251; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa, I, Quaracchi 1906, 32-33 n, 3, e 36-37; II, 121-122; Martyrologium Franciscanum, Roma 1939, 168 n. 3.