IMERA
(XVIII, p. 879)
L'identificazione del sito archeologico di I., dovuta per primo a T. Fazello, fu sempre posta in relazione proprio con la collina − detta Piano di I. − che limita a sud una parte della pianura di Buonfornello, e col sito occupato a valle dal grande tempio dorico cosiddetto ''della Vittoria'' che venne interamente scavato da P. Marconi negli anni 1929-30, a occidente della foce del Fiume Grande o I. Settentrionale. Sul Piano di I. l'Istituto di archeologia dell'università di Palermo ha condotto, dal maggio del 1963 a oggi, una serie di campagne di scavo sistematiche; nel 1984 ha curato l'allestimento scientifico dell'Antiquarium e redatto una ''guida'' che illustra le collezioni e la zona archeologica.
Area sacra. - È un'area, quasi certamente dedicata ad Athena, situata all'angolo nord-est del Piano di Imera. Ha forma trapezoidale e comprende quattro edifici di culto (templi A, B, C, D) e un altare, oltre ai servizi del santuario dislocati sui lati nord, ovest e sud, all'interno di tre lunghe fasce di ambienti, larghe 8 m circa, il cui completamento va posto nell'ultimo venticinquennio del 5° secolo a.C. Il recinto dell'area sacra è limitato a sud dalla Strada 1 dell'abitato del 5° secolo e confina a ovest − dove è stato individuato un ingresso arcaico, cui si sovrappose un'imponente stoà - con un grande spazio rettangolare, probabilmente di carattere pubblico (agorà).
Il tempio A (m 15,75 × 6,04), il più antico dei quattro, è volto a est con accesso sullo stesso lato e risulta bipartito. Il ricco deposito votivo − comprendente moltissime ceramiche d'importazione e alcune locali, due statuette bronzee (un'Athena e un'offerente), una faience, numerosi oggetti votivi di bronzo e una laminetta aurea lavorata a sbalzo con la figura di una Gorgone in corsa − suggerisce una datazione tra gli ultimi due decenni del 7° e il secondo venticinquennio del 6° secolo a. C. Il costruttore del tempio B rispettò, per motivi religiosi, le strutture dell'antico sacello A, inserendole nella pianta del nuovo tempio. Il tempio B presenta un vasto impianto rettangolare (m 30,70 × 10,60), in origine quadripartito, orientato a est, con accesso su questo lato per mezzo di una pedana. Attorno al tempio B, lungo i lati sud ed est soprattutto, venne recuperato durante lo scavo un numero ingentissimo di terrecotte figurate policrome ad altorilievo e a tuttotondo e di terrecotte architettoniche dipinte. I tipi plastici possono essere raggruppati in tre categorie distinte: le metope (con le fatiche di Eracle), i frontoni (con gruppi di animali in lotta) e le figure acroteriali, da ascrivere a successive fasi della decorazione del tempio. Nella zona nord dell'area sacra, a 22 m di distanza dai templi A e B, è stato scoperto il tempio C (m 14,30 × 7,15), bipartito, anch'esso orientato a est, parallelo ai primi due e allineato con la fronte est del tempio B. Gli elementi della copertura (frammenti di antefisse a protome gorgonica e a palmetta pendula) consentono di assegnare il tempio C ai primi decenni del 5° secolo a. C. Il tempio D, l'ultimo scoperto, mostra una pianta rettangolare, di m 13,75 × 6,55; è del tipo a oikos (come gli altri tre edifici), senza partizioni interne, e a esso si accede da est per mezzo di una pedana. Diverso, rispetto agli altri templi dell'area sacra, è l'orientamento dell'edificio. Tra i reperti più significativi: numerosi frammenti di antefisse a palmetta pendula, pertinenti alla copertura, una terracottina di Athena Promachos, e un'iscrizione metrica risalente alla seconda metà del 6° secolo a. C.
Abitato arcaico. − Fin dal primo momento della sua costituzione, durante l'ultimo quarto del 7° secolo a. C., l'abitato arcaico si estese sia sull'intero pianoro della città alta, sia nella pianura in basso; ciò dimostra che la città fu organica e pianificata fin dal suo nascere. Le strutture arcaiche rinvenute sulla collina, sebbene non rigorosamente allineate, ripetono un orientamento in direzione nordovest-sudest e nordest-sudovest, che è il medesimo degli edifici sacri. Il carattere principale del piano regolatore arcaico era un'occupazione rada del suolo, con ampi spazi lasciati a verde. Tra i resti delle abitazioni vi è qualche indizio di suddivisione in due vani adiacenti, che è probabile si aprissero su aree libere, tipiche zone di lavoro e di servizio.
Abitato di età classica. − Con il nuovo piano regolatore della città, attuato a partire dagli inizi del 5° secolo a. C., il Piano di I. fu suddiviso in 16 isolati, larghi 32 m (100 piedi dorici), orientati est-ovest e delimitati da strade parallele, larghe in media m 5,60÷5,80, che si attestavano ai due lati di un asse viario che attraversava in senso nordsud l'intero pianoro. Tale asse terminava a nord in una vasta area libera, a ovest del santuario, identificabile forse con l'agorà cittadina.
L'impianto urbanistico fu realizzato sulla base di un progetto unitario che ignorò l'orientamento della pianta arcaica e disegnò i nuovi isolati e le strade parallelamente alla linea di costa, in senso est-ovest, sfruttando tutta la larghezza del pianoro e anche i pendii collinari edificabili; invece nella città bassa il nuovo orientamento rispettò quello arcaico. Sul Piano di I. questo programma urbanistico-architettonico ben preciso, oltre a delimitare isolati e strade, imponeva anche uno schema-tipo di ripartizione interna degli isolati in blocchi modulari − ciascuno di 16 m di lato (50 piedi), destinato a un lotto edificabile − mediante un fitto reticolato di ambitus (larghi m 0,80). Nell'Isolato ii sul piano di I. e nel Quartiere Est, sulle pendici nord-est della città alta, sono stati individuati due piccoli santuari destinati a culti di quartiere connessi con divinità femminili: Demetra e Kore, e anche Athena Ergane. Ingente il numero dei reperti dell'abitato: ceramiche arcaiche d'importazione e attiche a figure nere e a figure rosse, insieme a ceramiche figurate siceliote; ceramiche a vernice nera di forme e dimensioni diverse; ceramiche acrome locali e altre con bella decorazione a larghe fasce brune, rosse o violacee. Numerose le terrecotte figurate, provenienti soprattutto dai due santuari urbani, ioniche e rodie, della seconda metà del 6° secolo, cui si affiancano i tipi dell'Athena Lindia e dei busti fittili di produzione agrigentina; in seguito, nel 5° secolo, s'impone largamente lo stile attico e, insieme a esso, sono presenti alcune testimonianze della coroplastica della Magna Grecia. Numerose le arule fittili a rilievo, alcune di notevole valore documentario, come quelle con Scilla e con la rappresentazione di Dedalo e Icaro sulla groppa di un toro; ben documentati i louteria di terracotta. Rilevante è il numero delle monete, coniate per gran parte dalle zecche di I., Siracusa e Agrigento.
Fortificazioni. - Un muro di cinta, del tipo cosiddetto ad aggere, difendeva la città alta ed è stato scavato per un tratto lungo circa 100 m sul lato sud-ovest del Piano di Imera. Questo sistema difensivo doveva scendere gradatamente verso il fiume, lungo il pendio orientale della collina, ed è probabile che si collegasse a valle, in prossimità del porto-canale, con il resto della fortificazione che certamente doveva difendere a nord e a ovest la città bassa in pianura.
Necropoli. − Tre sono le necropoli di I.: quella occidentale, sulle pendici ovest del Piano del Tamburino, in parte esplorata da L. Mauceri nel 1877; quella meridionale, che si estende a nuclei sparsi a sud del Piano di I. e intorno al Cozzo Scacciapidocchi, indagata nel 1963; e quella orientale, finora la più nota, individuata a est del fiume Imera, a 1 km circa dal centro antico, nella pianura costiera in contrada Pestavecchia e sulle pendici nord di Rocca d'Antoni, e scavata per primo da E. Gabrici negli anni 1926-27. Un altro vasto settore di questa terza necropoli, sito 250-300 m a sud del precedente, è stato esplorato nel 1971, nella sede del tracciato autostradale Palermo-Messina, allora in costruzione. Nelle 22 tombe individuate, databili nel 5° secolo, disposte a gruppi e orientate est-ovest, ricorreva con uguale frequenza l'inumazione e l'incinerazione. Una sola tomba monumentale, la n. 5, attribuibile a un membro dell'aristocrazia imerese, è del terzo venticinquennio del 6° secolo a. C. Vedi tav. f.t.
Bibl.: AA. VV., Himera I. Campagne di scavo 1963-65, Roma 1970; Quaderno Imerese, ivi 1972; Himera II. Campagne di scavo 1966-73, ivi 1976; O. Belvedere, in Insediamenti coloniali in Sicilia nell'VIII e VII sec. a. C., Catania 1980, p. 77 ss.; N. Bonacasa, in Philias Charin. Studi in onore di E. Manni, Roma 1980, p. 259 ss.; Id., in Annuario Sc. Arch. Atene, 59, n.s. 43 (1981), p. 319 ss.; Id., in Aparchai. Nuove ricerche e studi in onore di P. E. Arias, Pisa 1982, p. 291 ss.; Secondo Quaderno Imerese, Roma 1982; N. Bonacasa, in Il tempio greco in Sicilia, Catania 1985, p. 125 ss.; Himera. Zona Archeologica e Antiquarium, Palermo 1986; Himera III, 1. Prospezione archeologica nel territorio, Roma 1988; O. Belvedere, s.v., in Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia..., viii, Pisa-Roma 1990, pp. 248-49, 252 ss.