IMHOTEP
. Architetto del faraone Ṣośer (2700-2678 a. C.) in egiziano Ji-em-ḥôtep, che significa "il ben giunto", trascritto in greco 'Ιμούϑης. A lui Manetone (secondo una probabile correzione di K. Sethe) attribuirebbe il merito d'avere per primo edificato in pietra; e la scoperta del suo nome sulla base d'una statua del re, avvenuta a Saqqārah nel 1926, lascia intuire che il creatore dei meravigliosi edifici presso la piramide sia stato appunto lui. Nel periodo persiano (circa 500 a. C.) lo troviamo divinizzato; ha acquistato la fama di medico (più tardi identificato col greco Esculapio) e di saggio; ma quanto di storico vi sia nelle leggende che nascono intorno a lui e che durano ancora tra gli alchimisti non sappiamo. Ebbe un tempio a File, perché si narrava che in una carestia durata sette anni avesse insegnato al suo re ove erano le sorgenti del Nilo (secondo gli Egizî in Elefantina) e qual dio aveva potere su di esse; ma sia in Nubia sia in Egitto ricevé culto in santuarî di altre divinità. A Menfi è figlio del dio Ptah..
Bibl.: E. A. Wallis Budge, The Gods of the Egyptians, I, p. 522 segg.; J. Capart, Memphis, Bruxelles 1930, pp. 131-141; J. B. Hurry, Imhotep: the Vizier and physician of King Zoser and afterwards the Egyptian god of medicine, Oxford 1926; R. Lanzone, Diz. di mitol. egizia, Torino 1888; K. Sethe, Imhotep, in Unters. z. Gesch. Altert. ıgyptens, II, f. 4, Lipsia 1902.