immaginale
s. m. e agg. Creazione immaginaria; che rievoca immagini.
• Lorenzo Calogero, l’infelice poeta di Melicuccà morto forse suicida nel 1961, oggetto di culto locale e da parte di alcuni amatori (i due volumi di Lerici delle sue poesie sono inseguiti nel mercato del modernariato librario e i suoi inediti sono fluviali), in realtà punta di diamante di una declinazione davvero europea dell’ermetismo, a voler semplificare una vicenda poetica in cui lo scarto metaforico e immaginale dalla «norma italiana» è interno a detta norma e al suo respiro, ma con una capacità di sconfinamento dentro il sistema paragonabile al paradosso dei migliori petrarchisti del Cinquecento. (Roberto Gigliucci, Liberazione, 10 aprile 2008, p. 14, Culture) • Studioso del mundus imaginalis, regione intermedia tra corpo e spirito, [Henry] Corbin ‒ che non dimenticherà le giornate di discussioni al caffè con Georges Bataille ‒ descrive una dimensione terza tra res cogitans e res extensa, dove le ombre del mondo sensibile si trasformano in simboli evocativi. Le trame dell’immaginale sono inimmaginabili. (Pietrangelo Buttafuoco, Repubblica, 13 gennaio 2014, p. 47, Cultura) • Era il sognato leucos (la prefigurazione spaziale dell’Indefinito), una tela bianca in cui poter sognare di scrivere, non più per ombre e immagini, i racconti che trascendano i colori del tempo? Ecco perché ci piace indulgere all’ipotesi che la «figura nera» (in realtà, lui stesso [Mario Giacomelli]) sia inseguita dal «bianco», che par rifuggire come ingannevole fantasma immaginale di un mondo impuro. (Paolo Biagetti, Avvenire, 11 maggio 2016, p. 23, Agorà).
- Derivato dal s. f. immagine con l’aggiunta del suffisso -(i)ale.
- Già attestato nella Repubblica del 29 aprile 1989, p. 19, Mercurio (Rosita Copioli).