immigrato digitale
loc. s.le m. Chi non aveva consuetudine con le tecnologie digitali e ha dovuto impegnarsi per apprenderne l’uso.
• Per [Rupert] Murdoch nemmeno quella di inseguire i giovani sembra una scelta opportunistica del momento: è un tema sul quale l’editore 79enne si accalora da anni. Fin da quando, parlando nell’aprile 2005 davanti all’assemblea degli editori americani di giornali, si autodefinì un «immigrato digitale», disse che era giunto il momento di cambiare mentalità e invitò tutti a leggere con attenzione il rapporto della Carnegie Corporation sul rapido cambiamento dei gusti e dell’atteggiamento dei giovani nei confronti dell’informazione. (Massimo Gaggi, Corriere della sera, 14 agosto 2010, p. 43) • Parafrasando [Gianni] Rodari, noi comunichiamo con i ragazzi di oggi, cybernauti di oggi. È chiaro che noi, immigrati digitali, dobbiamo riscrivere daccapo ri-creare, appunto la nostra grammatica della fantasia, se vogliamo comunicare e se vogliamo contribuire all’apprendimento dei ragazzi di oggi, che sono nativi digitali. (Pietro Greco, Unità, 11 maggio 2014, p. 15, Forum) • In qualità di immigrato digitale mi rendo conto che vi sono alcuni aspetti di tale cultura ai quali sono rimasto pressoché impermeabile. Uno di questi è il selfie: non mi viene in mente di farlo, non lo so fare, se per caso lo faccio e lo condivido dimentico di usare Whatsapp e mi indebito con il mio gestore telefonico. (Guido Mocellin, Avvenire, 10 luglio 2016, p. 2, Idee).
- Composto dal p. pass. e s. m. immigrato e dall’agg. digitale.
- Già attestato nella Stampa del 16 febbraio 2008, Tuttolibri, p. 7 (A. C.).
> aborigeno digitale, immigrante digitale, migrante digitale, nativo digitale.