immobile
In Cv II III 8 pongono esso [Empireo] essere immobile, l'aggettivo vale " fermo ", " privo di movimento ", in quanto qualifica la natura del cielo Empireo alla luce del rapporto (per avere in sé, secondo ciascuna parte, ciò che la sua natura vuole) di causa ed effetto tra desiderio e movimento (motu non indiget ad suam perfectionem, Ep XIII 72).
Nella Commedia l'aggettivo fa sempre parte di una serie. Qualifica la temporanea condizione di chi è impedito nel movimento, in Pg XIX 126 tanto staremo immobili e distesi, dove l'immobilità è parte della pena e simbolo dell'aridità cui l'avarizia conduce, e in XX 139 No' istavamo immobili e sospesi, in cui il fenomeno del terremoto e del grido (vv. 128 e 133) per la liberazione di un'anima ferma il cammino degl'ignari pellegrini: si noti il rapporto di complementarità tra i due aggettivi, col quale si esprime unitariamente la condizione fisica e spirituale di D. e Virgilio.
Con valore figurato, qualifica la mente nell'atto in cui concentra tutte le sue facoltà in un'unica direzione, come in Pd XXXIII 98 la mente mia... mirava fissa, immobile e attenta: è da notare (nonostante l'eco virgiliana, " animo fixum immotumque sederet ", Aen. IV 15) la ridondanza dei tre attributi, che secondo il Porena si risolverebbe in una descrizione di " tutto Dante: fisso con gli occhi, immobile col corpo, attento con la mente "; ma che più probabilmente va intesa come necessaria a significare l'eccezionale condizione della mente nell'incontro con la suprema verità: " fermata senza divertere lo intelletto ad altre cose, immobile; cioè... senza mutarsi dal luogo, et attenta; cioè sollicita di bene ragguardare " (Buti).
Ha valore di sostantivo in Cv II XIII 3 la revoluzione de l'uno e de l'altro [cielo] intorno a uno suo immobile (la prima similitudine tra cielo e scienza è data dal muoversi intorno a un proprio centro od oggetto immobile).