immunofenotipo
Caratterizzazione delle molecole (antigeni) espresse sulla membrana o nel citoplasma delle cellule. Tali antigeni, detti anche molecole di differenziazione o cluster of differentiation (CD), sono espressi in modo selettivo dalle popolazioni cellulari nelle varie fasi del loro sviluppo e sono identificabili mediante anticorpi monoclonali (siglati con le lettere CD alle quali fa seguito un numero o un simbolo di identificazione) coniugati a fluorocromi (sostanze in grado di emettere luce se colpite da un fascio di luce incidente a una particolare lunghezza d’onda), che si legano specificamente alle cellule che li esprimono e che sono quantificabili mediante un apparecchio, il citofluorimetro.
La citometria con la (➔) a flusso si basa sul passaggio sequenziale e automatico delle cellule allineate attraverso un flusso opportunamente disposto in una strumentazione ottica che utilizza un raggio laser. Con la citometria si possono valutare le caratteristiche fisiche delle cellule (dimensioni e granulosità), quelle chimiche, quali il contenuto di acidi nucleici e, in partic., indagare l’espressione degli antigeni di membrana e intracitoplasmatici delle cellule marcate con anticorpi monoclonali coniugati a fluorocromi. Esistono citofluorimetri a due, tre, quattro e fino a sei fluorescenze, che rilevano contemporaneamente il segnale emesso dai diversi fluorocromi con lunghezze d’onda diverse. È possibile studiare circa 5.000 cellule al secondo, utilizzando quindi un piccolo campione di sangue o di midollo marcato con gli opportuni anticorpi monoclonali.
Lo studio dell’i. trova un’applicazione clinica e di ricerca soprattutto in ambito ematologico: nella diagnostica, dove l’espressione di diverse combinazioni di antigeni consente di distinguere le cellule normali dalle cellule patologiche, di caratterizzarne lo stadio differenziativo, la loro origine, la loro quantità e il tipo di malattia (per es., leucemia linfatica cronica, leucemia acuta linfoide, leucemia acuta mieloide, ecc); in ambito prognostico, dove consente di valutare l’espressione di molecole con valenza prognostica (per es., CD38 e ZAP-70 nella leucemia linfatica cronica); in ambito terapeutico, dove permette di identificare e quantificare l’espressione dei potenziali bersagli terapeutici nei trattamenti con anticorpi monoclonali, e di valutare la risposta alla terapia delle leucemie, quantificando la malattia minima residua con elevata sensibilità; nella valutazione dei disordini dell’immunità, consentendo la caratterizzazione delle sottopopolazioni linfocitarie, distinguendo per es. i linfociti T maturi (CD2+ e CD3+) in T helper e T suppressor; nella identificazione di cellule staminali emopoietiche, raccolte e impiegate per procedure di trapianto autologo e allogenico; a scopo di ricerca, permettendo lo studio del ciclo cellulare mediante la quantificazione del contenuto di acidi nucleici delle cellule, e lo studio dell’apoptosi; nella metodica FACS (➔), che associa la capacità analitica di identificazione cellulare con la possibilità di isolare e raccogliere in modo selettivo le cellule purificate, permettendo di separare popolazioni cellulari altamente selezionate.