immunoprofilassi
Immunizzazione (➔) attiva o passiva, attuata allo scopo di creare uno stato d’immunità nei confronti della malattia che si vuol prevenire.
In Italia, per l’infanzia riguarda le vaccinazioni antidifterica, antitetanica, antipolio e antiepatite virale B. Vi sono poi quelle raccomandate (antimorbillo, antiparotite, antirosolia, antimeningococco, antiinfluenza virale). La possibilità di avere a disposizione vaccini combinati per le prime tre di queste infezioni ha ridotto i disagi di ripetute somministrazioni e aumentato la copertura vaccinale della popolazione. L’i. attiva obbligatoria si rivolge anche a particolari classi di lavoratori esposti a rischi di infezioni sul lavoro: tetano, tubercolosi, epatite, ecc. Per i viaggiatori verso zone endemiche o epidemiche per determinate malattie, l’i. può essere obbligatoria o facoltativa, a seconda delle direttive dei singoli Paesi (controllo alle frontiere) o delle raccomandazioni dell’OMS.
L’i. passiva è raramente obbligatoria: l’inoculazione di immunoglobuline emoderivate è notevolmete diminuita rispetto al passato, per il timore di trasmissione di virus epatitici o HIV; è stata ridimensionata anche la necessità di inoculare siero antirabbico, data la potenziale pericolosità della patologia. Anche l’iniezione di siero antiofidico in caso di morso di vipera deve essere attuata solo in ambiente ospedaliero e con estrema prudenza, date le possibili reazioni anafilattiche, spesso più rischiose e meno controllabili rispetto ai danni del veleno ofidico stesso.
Prevede la somministrazione di immunoglobuline specifiche subito dopo il primo manifestarsi della malattia o l’esposizione all’agente infettante; poi, dopo un opportuno intervallo di tempo, la vaccinazione. Ne è un esempio l’i. verso l’encefalite da zecche.