IMPASTO
Pittura. - Miscuglio dei pigmenti e dei loro diluenti per mezzo del quale il pittore traduce nel colore e fissa nella materia la sua visione.
L'impasto ha un suo carattere e una bellezza tutta sua, che può anche essere goduta per sé stessa, indipendentemente dagli altri meriti dell'opera. E l'aspetto superficiale del quadro. Pieno, grasso, a corpo; leggiero, a mezzo corpo, a mezza pasta; liquido su preparazione spessa, robusto sopra un abbozzo leggiero; nervoso, rapido, accentuato nei lumi, o liscio, uniforme, lungamente modellato e accarezzato dal pennello; a masse larghe o a piccoli tocchi ravvicinati, l'impasto rispecchia sempre, attraverso l'evidenza del metodo, la personalità dell'autore. Si prepara, di regola, sulla tavolozza; ma si fa anche, o si completa, direttamente sul quadro, col pennello o con la spatola. Il pennello permette maggiore accuratezza e padronanza di esecuzione; la spatola (d'osso, mai di metallo), meno precisa, inadeguata a modellare, lascia però alle tinte maggior freschezza e delicatezza, e dà impasti più robusti. Un impasto normale, non tormentato è la salute della pittura; invecchia bene, indorandosi. Per questo la pittura "alla prima" è la più solida tecnicamente. Gl'impasti eccessivi tendono col tempo a crollare; i lisci a screpolarsi; gli insufficienti e stentati vanno assai più soggetti ad alterazioni di valori. Perché l'impasto dia e conservi tutto il suo rendimento, è necessario comporre la pennellata col minor numero possibile di colori, due, tre, al massimo quattro, scelti anche con grande riguardo alla loro composizione e alle regole chimiche per la loro conservazione. Evitare per quanto si può l'uso dell'olio e delle vernici; mescolare molto sommariamente in modo da conservare nel tocco le impercettibili tracce dei componenti che dànno alla sua compagine, per il lieve contrasto di tono, leggerezza, vibrazione e armonia.
V. tavv. CLXXXI e CLXXXII e tavola a colori.