ARNOLFO, imperatore
Figlio naturale di Carlomanno, re dei Franchi Orientali, e nato verso la metà del sec. IX, nell'880 divenne duca di Carinzia e nell'887 fu eletto dai grandi feudatarî germanici re di Germania per la parte notevole da lui avuta nella deposizione dell'ultimo imperatore carolingico, Carlo il Grosso, suo zio, ch'egli assalì a capo di un esercito di bavaresi e di slavi, e per la speranza di una più strenua difesa del regno. Ed egli, che già si era distinto per valore e per fortuna in alcune felici azioni di guerra, rispose in un primo tempo all'aspettativa, specialmente contribuendo a respingere i Normanni dalla Germania e a spingerli invece più verso Occidente, con la celebre vittoria riportata sopra di loro a Lovanio, sulla Dyle, il 1° novembre 891. Meno felici invece furono le sue imprese nell'892 e nell'893, ad oriente, contro Sventiboldo, signore di Moravia, e anche contro gli Ungheri che incominciavano in quegli anni le loro invasioni verso la Germania e l'Italia. In complesso la potenza di A., limitata più che altro dalla grande feudalità, oramai saldamente costituita, si estendeva, e non da per tutto direttamente, oltre ai possessi ereditarî, alla Baviera, alla Svevia e alla Franconia.
Il regno di A. in Germania è degno di nota perché segna il definitivo distacco della Germania dal corpo dell'impero franco e l'inizio della sua tendenza alla preponderanza nell'Europa occidentale; ma anche per l'Italia è importante, in quanto a partire dall'894 comincia a intervenire nella storia di essa. Sorti qui i contrasti fra Berengario duca del Friuli, eletto re d'Italia da un gruppo di feudatarî, e Guido duca di Spoleto, eletto anch'egli re da un altro gruppo di feudatarî, il papa Formoso, vedendosi minacciato da Guido e non avendo fede sufficiente in Berengario né modo di sostenerlo, si rivolse ad Arnolfo, anche perché costui aveva a suo tempo riconosciuto Berengario. Una prima spedizione di A., nell'894, fu contrassegnata da numerose devastazioni e assedî fra cui notevole quello di Bergamo, messa interatamente a fuoco. Incendî e devastazioni, che seguivano da presso altre rovine arrecate dalla prima invasione degli Ungheri nell'892, non conciliarono troppa simpatia al re tedesco; tanto che, abbandonato a Piacenza anche dai feudatarî italiani che in un primo tempo si erano schierati al suo fianco, e più ancora da Rodolfo di Borgogna, dovette ripassare le Alpi.
Una seconda spedizione, meglio condotta per preparazione e per cognizione di uomini e di cose, fu diretta contro Lamberto figlio di Guido (morto nell'894) e contro lo stesso Berengario che s'era unito al rivale. Respinti costoro nell'anno 895, l'anno seguente A. mosse verso Roma, dove di fronte al papa s'era rafforzato il partito spoletino con Ageltrude, vedova di Guido; e prese d'assalto la città, nella quale poi il papa lo incoronava imperatore (22 febbraio 896). Tale nomina non ebbe tuttavia alcuna conseguenza e valore effettivo, poiché Arnolfo, tornato in Germania, vi moriva a Ratisbona l'8 dicembre 899, senza che la corona imperiale rimanesse ai re di Germania. La sua azione in Italia si risolse pure e ben presto in nulla, in quanto risorsero le fazioni e si opposero re a re. Nondimeno, come già abbiamo accennato, l'intervento di Arnolfo nella storia del regno d'Italia e del papato è importante, perché segna l'inizio alla intromissione dei re di Germania nelle questioni d'Italia e prepara le ragioni e le condizioni alle future relazioni di vassallaggio della corona italiana di fronte a quella di Germania.
Bibl.: W. B. Wenck, Die Erhebung Arnulfs und der Zerfall des karolingischen Reiches, Lipsia 1852; E. Dümmler, De Arnulfo Francorum rege, Berlino 1852; id., Geschichte des ostrfränkischen Reiches, 2ª ed., II, Berlino 1888. Per i rapporti con l'Italia, v. L. M. Hartmann, Gesch. Italiens im Mittelalter, III, Gotha 1909; S. Pivano, Stato e Chiesa da Berengario I ad Arduino, Torino 1908, e G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano [1910], con ricca bibl.