ELEONORA Gonzaga, imperatrice
Eleonora Anna Maria, figlia di Vincenzo Gonzaga duca di Mantova e Eleonora de' Medici, nacque a Mantova il 23 sett. 1598. Il vescovo di Mantova Francesco Gonzaga il 22 nov. 1598 officiò il battesimo nella cappella di palazzo; i padrini furono l'arciduca Ferdinando di Stiria, rappresentato da Jakob Prandtner, e Margherita d'Austria, novella sposa del re di Spagna Filippo III. E. fu allevata nel convento di S. Orsola a Mantova.
Già all'inizio del 1610 Vincenzo Gonzaga iniziò trattative per le nozze di sua figlia con il connestabile Marcantonio Colonna (il contratto del marzo 1610 prevedeva una dote di 130.000 scudi), ma il matrimonio non ebbe luogo per precedenti impegni colonnesi con i Doria. Anche le successive trattative matrimoniali fallirono, probabilmente a causa delle eccessive pretese territoriali di casa Savoia (il principe Vittorio Amedeo sposò il 10 febbr. 1619 Cristina, figlia del re di Francia Enrico IV).
Dopo la morte nel 1616 della sua prima moglie, Maria Anna di Baviera, l'imperatore Ferdinando II voleva risposarsi; senza risultato furono le trattative con casa Medici (1613-1620). Così Ferdinando II il 10 luglio 1621 conferì al suo consigliere segreto barone Johann Ulrich von Eggenberg la delega per trattare un matrimonio a Mantova. Nel contratto di matrimonio egli doveva concordare le stesse condizioni che figuravano nel contratto con Anna di Baviera (Istruzione del 7 sett. 1621). Si dovettero attendere due dispense: il primo impedimento al matrimonio era "ratione consanguinitatis", il secondo "ratione affinitatis spiritualis ex baptismo contractae". Entrambe le dispense furono concesse il 15 ott. 1621, così che il notaio Antonio Rota il 21 nov. 1621 poté redigere il contratto di matrimonio. Lo stesso giorno fu celebrato il matrimonio per procura dal vescovo Vincenzo Agnelli Soardi nella cappella del palazzo ducale.
Le nozze di Ferdinando con E. furono celebrate - probabilmente a causa delle vicende belliche e del faticoso viaggio dei parenti e del seguito della sposa - il 2 febbr. 1622 a Innsbruck. I festeggiamenti furono piuttosto modesti a causa della morte dell'arciduchessa Eleonora, sorella di Ferdinando II, avvenuta il 28 genn. 1622; le spese ammontarono a 260.007 fiorini. L'imperatore era giunto con un piccolo seguito e con la sua cappella palatina, E. era accompagnata dalla madre, dal fratello Vincenzo e dal maestro di cappella Federico Gonzaga. Il matrimonio fu celebrato da Cesare Nardi da Monopoli, vescovo titolare di Ossero, nella chiesa del palazzo addobbata a festa. In regalo dallo sposo ricevette un gioiello con perle del valore di 30.000 ducati e gli Stati tirolesi le offrirono un dono di nozze del valore di 18.000 fiorini. Il 4 febbraio la coppia imperiale prese parte a una messa nel "Versperrten Kloster" dei serviti a Innsbruck che Anna Caterina, zia di E. e moglie di Ferdinando Il d'AustriaTirolo, morta il 3 ag. 1621, aveva fondato nel 1607. Il 6 febbraio i parenti di Mantova presero la via di casa; come regalo di commiato la duchessa ricevette dall'imperatore una catena da 18.000 fiorini, Vincenzo un fucile (da 2.300 talleri) e un anello del valore di 30.000 fiorini. La partenza della coppia imperiale per Vienna seguì il 7 febbraio.
E. sembrò ambientarsi bene a Vienna. Due giorni dopo il suo arrivo l'imperatrice scriveva alla cognata Caterina de' Medici di "un vero et cordiale amore" (Vienna, 28 febbr. 1622). A Mantova poco dopo riferiva riguardo all'imperatore del "cortesissimo affetto che ha mostrato in tutte le cose di mio gusto" (Vienna, 18 maggio 1622). Si sforzava diligentemente di imparare il tedesco: "mi escusai della mal scritta ché l'imparare a scrivere tedesco mi fa disporre l'italiano" (Vienna, 23 marzo 1622); la sua prima lettera scritta in tedesco fu indirizzata da Ratisbona l'11 febbr. 1623 all'arciduca Leopoldo Guglielmo. La coppia imperiale conduceva una vita matrimoniale armoniosa. E. si occupava molto dei suoi quattro figliocci; in particolare con il più giovane, Leopoldo Guglielmo (nato nel 1614), sviluppò un rapporto intimo e amichevole. Non ebbe figli propri.
E. e Ferdinando dedicavano spesso il tempo libero alla caccia. La famiglia imperiale si dilettava anche di musica: la musica italiana era molto apprezzata a corte e componimenti musicali venivano inviati da Mantova a Vienna. Poco dopo il suo arrivo a Vienna l'imperatore aveva ceduto a E. "un luoghino fuori con giardino assai bello ch'era della imperatrice morta", chiamato la Favorita; inoltre ella ottenne le residenze di Laxenburg e Schönbrunn. E. assunse in gran parte la servitù della precedente imperatrice. I servitori che l'avevano seguita da Mantova ritornarono per lo più in Italia durante il primo anno. Secondo un'informazione del nunzio Carlo Carafa, del 1629, E. disponeva soltanto di quattro camerieri, due uscieri, sei cameriere, una maestra delle dame. Il padre confessore di Eleonora fino al 1649 fu il gesuita Luca Fanini da Gorizia.
I contratti di matrimonio furono più volte modificati riguardo alla proprietà dei beni. Il 3 giugno 1625 Ferdinando II rinunciò a favore di E. al diritto sulla metà dei beni dotali che gli spettava secondo il paragrafo 10 del contratto di matrimonio del 21 nov. 1621. Il 23 apr. 1627 il duca Vincenzo II di Mantova (che morì il 25 dicembre dello stesso anno) rinunciò a favore della sorella al diritto sulla metà dei beni dotali che gli spettava secondo il contratto alla morte di lei. L'imperatrice lasciò però questo denaro (25 maggio 1627) nuovamente a Vincenzo o ai suoi successori nel caso fosse morta senza figli. E. già nel 1625 aveva rinunciato a tutti i suoi diritti provenienti dall'asse ereditario dei Gonzaga a favore del fratello Ferdinando (morto nel 1626).
In politica E. non esercitò alcuna influenza, accompagnò però spesso l'imperatore nei suoi viaggi. Nel 1623, 1630 e 1636, ad esempio, fu a Ratisbona durante assemblee dei principi elettori o degli Stati dell'Impero. Il 26 luglio 1622 a Bratislava fu incoronata regina d'Ungheria, l'incoronazione a regina di Boemia seguì solo il 21 nov. 1627 a Praga. L'incoronazione a imperatrice avvenne nel duomo di Ratisbona il 7 nov. 1627. Sul fronte politico E. fu coinvolta nella guerra di successione per il Mantovano.
Nel dicembre del 1627 poche ore prima della morte del duca Vincenzo Gonzaga fu concluso il matrimonio tra Maria, figlia di Francesco IV e Carlo di Gonzaga Nevers duca di Rethel (che morirà il 30 ag. 1631), per preservare la successione dinastica. Il conflitto ereditario era politicamente esplosivo: i Gonzaga Nevers erano di sentimenti francesi, i Gonzaga di Guastalla, come i Savoia rivendicavano diritti ereditari, erano invece del partito ispano-asburgico. Mantova fu pesantemente coinvolta negli avvenimenti militari e nel 1630 fu saccheggiata dalle truppe asburgiche. E. soffrì molto per questi avvenimenti.
Se Ferdinando II è noto nella storia come sovrano dalla vita rigida e devota e come sostenitore della Controriforma, sua moglie in questo gli fu vicina.
Due donazioni furono fatte da E. singolarmente. Nel 1627 fece costruire nella navata centrale della chiesa degli agostiniani a Vienna tra le prime tre coppie di colonne una cappella a Maria di Loreto, una riproduzione della casa santa, che fu consacrata il 9 sett. 1627. La cappella di Loreto rimase fino alla sua demolizione nel 1784 la seconda cappella di corte di Vienna, e da essa ebbe origine in seguito la cripta che accoglie le urne con i cuori degli Asburgo.
La seconda importante donazione di E. fu il convento delle carmelitane scalze a Vienna, presso i depositi del sale. Il 30 maggio 1628 Urbano VIII, su richiesta dell'imperatrice al vescovo di Vienna cardinale M. Klesl, diede l'incarico di costruire a Vienna un convento di carmelitane. Il 23 maggio 1644 E. stilò un documento sulla fondazione e la dotazione del convento. Questa consisteva nel terreno, nell'assunzione delle spese di costruzione, in 4.000 fiorini all'anno che sarebbero divenuti alla sua morte 80.000, tratti dai beni dotali di E. con l'incarico di pregare per la salvezza della sua anima. L'imperatrice si prese cura anche della Confraternita delle anime del Purgatorio o dei morti presso gli agostiniani a Vienna (1625) e, insieme all'imperatore, fondò un convento dei carmelitani scalzi nella città leopoldina (1628). Anche le carmelitane di Graz furono aiutate dall'imperatrice, che inoltre si rivolse spesso al papa a favore di singole persone e per la concessione di indulti e dispense.
La morte di Ferdinando II il 15 febbr. 1637, alla quale E. fu presente, cambiò radicalmente la sua vita. La vedova imperiale decise di stabilire la sua residenza nel castello di Graz, probabilmente per essere vicina al marito lì sepolto nel mausoleo. Ma già nel maggio 1637 sentiva "ogni giorno più la solitudine", come confessava in una lettera al figlioccio Leopoldo Guglielmo. Ancora nell'estate 1637 Ferdinando III allestiva per la matrigna un appartamento nel convento delle carmelitane scalze da lei fondato a Vienna. La regolamentazione delle entrate in pensioni vedovili e appannaggi per E. dal 18 apr. 1637 fu più volte modificata. Come vedova visse "come un esempio per tutte le vedove pie, virtuose, assennate" (Khevenhüller).
Sulla vita privata di E. non si sa molto. Le numerose lettere dell'imperatrice offrono appena qualche cenno. Fu in corrispondenza e scambiò piccoli regali con i parenti a Mantova fino al 1628 e scrisse regolarmente a sua cognata Caterina de' Medici fino alla morte di lei nel 1629. Si conservano molte lettere, soprattutto degli anni 1623-1637, con l'arciduca Leopoldo Guglielmo; più tardi nel 1635 con suo nipote Leopoldo I Ignazio. Ci sono giunte inoltre alcune lettere a Leopoldo V d'Austria-Tirolo e alla moglie Claudia (1631-1633). E. fu in rapporti epistolari anche con il suo maggiordomo Francesco Cristoforo conte di Khevenhüller (1640-1645), con Cristoforo Simone conte di Thun (1634) e Giovanni Ferdinando conte di Porcia (1648-1655). E., educata in una delle corti più raffinate d'Europa, si trattenne volentieri nelle sue proprietà fuori dalla città, fece abbellire alcuni edifici e curare i giardini, possedette gioielli di grande valore (Inventario del 1644), oltre alle gioie di casa Asburgo che aveva ricevuto in custodia per tutta la vita il giorno del suo matrimonio e che restituì a Ferdinando III il 24 apr. 1637. Alcuni gioielli si possono ammirare nei suoi numerosi ritratti.
Una volta ancora E. ebbe un ruolo preciso in politica allorquando, come incaricata del duca Carlo II di Mantova, concluse il contratto di matrimonio tra la sorella di questo, Eleonora, e l'imperatore Ferdinando III; l'8 febbr. 1651 ratificò il contratto compilato dalla delegazione. Poco dopo redasse il suo testamento (15 marzo 1651). Nell'ultima redazione del 1655 fu inserita come erede sua nipote e nuora Eleonora e, dopo la sua morte, i suoi successori maschi. Leopoldo Guglielmo (dal 1655 vescovo di Breslavia) ottenne vita natural durante una metà dell'eredità, che però dopo la sua morte doveva reintegrare l'altra parte. Oltre al denaro per messe ed elemosine E. elargì somme per donazioni, si occupò della servitù e divise reliquie e oggetti di valore tra i familiari innanzi tutto figli e nipoti, i parenti di Mantova e conventi di suore.
E. morì il 27 giugno 1655 a Vienna, il giorno dell'incoronazione di Leopoldo I a re d'Ungheria, per cui fece in tempo ad esprimere la sua gioia (lettera del 17 giugno 1655).
Fonti e Bibl.: Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv: Hausarchiv, Familien-Akten 17, 26, 66, 109; Ibid., Familien-Korrespondenz 10, 11, 31; Ibid., Familien-Urkunden 1583, 1584, 1585, 1586/1,2, 1587/1,2, 1603, 1609, 1616/1,2, 1637/1,2, 1649, 1650a, 1651, 1660/1-3, 1661, 1671, 1691/1,2, 1692, 1699, 1706, 1707, 1710; Ibid., Obersthofmeisteramt, Sonderreihe 185; Ibid., Hofkammerarchiv, Reichsakten 100/B; Ibid., Gedenkbücher, Österreichische Reihe 174, 177, 178, 179, 182, 183, 185, 187, 189, 191; Ibid., Österr. Nationalbibliothek, Porträtsammlung, Pg 44 37/5 in Ptf 186; Schloß Ambras, Gemäldesammlung des Kunsthistorischen Museums, Katalog der Gemäldegalerie, Wien 1976, pp. 271-273; Innsbruck, Tiroler Landesarchiv, Raitbuch der tirolesischen und oberösterreichischen Kammer, 1623; Ibid., Kopialbücher, Gemeine Missiven, 1622; Embietten und Bevelch, 1622; Missiv an Hof, 1622; Geschäfft von Hof, 1622; Ibid., Leopoldina, Alphabetisches Leopoldinum, Reihe I: Kaiserin Eleonora an Erzherzog Leopold und Erzherzogin Claudia 1631-1633; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga 223, 335, 434; Ibid., Magistrato camerale antico, b II, 1618-1705, nr. 4; Arch. di Stato di Firenze, Archivio Mediceo 6107, 6111, 6356; Arch. segr. Vaticano, Epistolae ad principes, Gregorio XV, 1622, e Urbano VIII, 1624; Segreteria di Stato, Ferrara, 10, 12; Lettere di principi 58, 62, 63, 64; Nunziature di Pace 1-13; Fondo Pio 74. Bibl. ap. Vaticana, Barb. lat. 2134, 2165, 6844; Chigi B.I-5; F. Chr. Khevenhüller, Annales Ferdinandei, I, Leipzig 1716, pp. 67 ss.; Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di E. Albèri, s. 1, III, Firenze 1853 [rist. Torino 1968], pp. 191 s.; Nuntiaturberichte aus Deutschland, IV, 1-2: Nuntiatur des Pallotto 1628-1630, a cura di H. Kiewning, Berlin 1895-1897, ad Indicem; Briefe und Akten zur Geschichte des 30jährigen Krieges, n. s., 11, 1-5, 8, Leipzig 1907-München-Wien 1982, ad Indices; Documenta Bohemica bellum tricennale illustrantia, IV-VII, Wien-Köln-Graz-Prag 1974-1981, ad Indices; F. v. Hurter, Friedensbestrebungen Kaiser Ferdinand's II. Nebst des Nuntius Carl Carafa Bericht über Ferdinands Lebensweise, Familie, Hof, Räthe und Politik, Wien 1860, pp. 224-227; J. Wastler, Das Inventar einer Kaiserin, in Mittheilungen des Historischen Vereins für Steiermark, XXX (1882), pp. 102-112; G. B. Intra, Le due Eleonore Gonzaga imperatrici, in Archivio storico lombardo, XVIII (1891), pp. 343-363, 629-657; R. Quazza, La guerra per la successione di Mantova e del Monferrato (1628-1631), Mantova 1926, ad Indicem; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, III, Mantova 1956, pp. 37-382; G. Amadei-E. Marani, I ritratti gonzagheschi della Collezione di Ambras, Mantova 1978, pp. 105 s.; G. Heilingsetzer, Eleonore…, in Die Habsburger. Ein biographisches Lexikon, a cura di B. Hamann, Wien 1988, pp. 78-79.