imperfetto (agg.)
Ricorre solo nel Convivio, per lo più con valore morale. È spesso usato come qualificativo delle ricchezze, definite i. e per equivalenza " vili " a confronto della scienza, in un gruppo di esempi che sta a commento diretto o indiretto di Le dolci rime 56 che siano [le divizie] vili appare ed imperfette (ripreso in XI 2), partendo dall'idea che tanto quanto la cosa è perfetta, tanto è in sua natura nobile; quanto imperfetta, tanto vile (XI 2). V. anche III XIII 10, IV XI 2, 3, 4 e 5, XII 3, 10 e 11 (due volte), XIII 5; si aggiungano, con riferimento al medesimo oggetto, due esempi al superlativo (XI 3 e 13); v. IMPERFEZIONE.
In altri casi l'aggettivo si applica, per indicare incompiutezza e difetto, a termini di carattere intellettivo o morale, qual è il ‛ giudizio ' superficiale di chi non secondo ragione, ma secondo senso giudica solamente (I IV 4); la prima ingannevole conoscenza umana del bene non sorretta da discernimento di ragione (IV XII 16); la beatitudine limitata e perciò ‛ manchevole ', che si raggiunge nella vita attiva, rispetto a quella perfetta che si consegue con l'esercizio delle virtù intellettuali (XXII 18).
Infine i. può riferirsi a particolari aspetti inerenti alla condizione dell'uomo: riguardo a nutrimento non perfetto, perché non conforme alla natura vegetativa dell'uomo (III III 9); rispetto all'età, perché non ancora matura di anni e di giudizio (IV XIX 10); o rispetto a tutto l'uomo in quanto essere razionale, che se tale non fosse seguiterebbe che lo perfettissimo animale, cioè l'uomo, fosse imperfettissimo (II VIII 11).
Una sola volta i. è adoperato in senso più tecnico, riferito alla pietra margarita, male disposta, o vero imperfetta, perché non purificata dal sole e non ancora infusa della vertù celestiale... sì come disse quel nobile Guido Guinizzelli (IV XX 7); qui i. indica l'essere di chi non ha raggiunto lo stato di ‛ perfezione ' o ‛ atto ' per cattiva disposizione a ricevere l'influsso dell'agente, che trae a piena attuazione la potenza. In questo senso è da vedere Cv IV XIII 15 lo perfetto con lo imperfetto non si può congiugnere, con valore sostantivato.