imperfezione
Termine esclusivo del Convivio, sempre riferito alle ricchezze, cui è contrapposta la ‛ perfezione ' della sapienza. A tal riguardo giova ricordare come nel linguaggio medievale perfectio equivale a forma e actus, e che perciò l'imperfectio indica uno stato di manchevolezza nell'attuazione dell'essere e della ‛ forma '. Tale nozione viene ad aggiungersi e completare l'idea di manchevolezza morale presente nel termine, da D. correlato alla viltade.
Il discorso muove dall'idea che il desiderio è stato d'i. (III XV 9) in quanto tendenza all'‛ attuazione ' o ‛ perfezione ' della propria natura, ma può esservi desiderio di cose nobili come la sapienza e di cose vilissime e imperfettissime come le ricchezze (IV XI 2 e 3). L'i. delle ricchezze risiede non in sé stesse, ma relativamente al possesso che l'uomo ne ha (§ 5), e si manifesta in tre forme: la loro imperfezione primamente si può notare ne la indiscrezione del loro avvenimento (§ 6), cioè nell'irragionevole distribuzione di esse tra gli uomini; la imperfezione de le ricchezze... si può comprendere... nel pericoloso loro accrescimento (XII 1); infine il possesso rappresenta la terza nota de la loro imperfezione (XIII 10). Viceversa, non è vero che la scienza sia vile per imperfezione (XII 12), perché il suo accrescimento non è cagione d'imperfezione, ma di perfezione maggiore (XIII 2); né il fatto che il desiderio di sapere giunga mai a perfetto compimento è motivo d'i. della scienza (§ 6), perché ogni parte di essa è in sé perfetta e appaga l'intelletto.
V. anche IV XI 4 e 6, XII 2 (2 volte), 7 e 10.