imperialismo
Politica internazionale tesa a creare una situazione di dominio politico ed economico esercitata da alcuni Stati europei tra il 1870 e il 1914, essenzialmente attraverso l’espansione coloniale. Se questa è l’accezione più comune del termine, non è peraltro l’unica: esso è stato infatti impiegato con riferimento a politiche di conquista e/o di pressione economica e politica più o meno pervasive e oppressive risalenti a tutta l’età moderna fino all’attuale fenomeno di globalizzazione.
Nell’ambito del dibattito inglese sulla politica estera, il concetto di i. ha avuto, a partire dalla seconda metà del 19° sec., una connotazione sia negativa sia positiva: per alcuni, infatti, l’impero britannico poteva diventare veicolo di civilizzazione di gran parte del mondo colonizzato (C. W. Dilke, Greater Britain: a record of travel in English-speaking countries during 1866 and 1867, 1869); per altri, invece, l’i. britannico aveva origine dalla necessità dello sfruttamento economico: il sottoconsumo imposto alle masse rendeva necessaria, per la prosperità dell’impero, l’espansione coloniale (J.A. Hobson, Imperialism. A study, 1902).
Sono stati soprattutto i pensatori marxisti a dare una più precisa sistematizzazione teorica ai primi spunti di Hobson, con O. Bauer (Die Nationalitätenfrage und die Sozialdemokratie, 1907), R. Hilferding (Das Finanzkapital: Eine Studie über die jüngste Entwicklung des Kapitalismus, 1910), R. Luxemburg (Die Akkumulation des Kapital, 1913), V.I. Lenin (L’imperialismo fase suprema del capitalismo, 1916), N.I. Bukharin (L’imperialismo e l’accumulazione di capitale, 1925) e, nel secondo dopoguerra, con M. Dobb, P.M. Sweezy, P.A. Baran (Monopoly capital: an essay on the American economic and social order, 1966). Nel complesso, l’interpretazione marxista ha evidenziato una correlazione tra il raggiungimento di una fase avanzata del capitalismo tra 19° e 20° sec., cioè di una fase in cui si impone l’esigenza di trovare nuovi mercati di sbocco per i propri prodotti e/o nuove opportunità d’investimento, e politiche di espansione politica ed economica. Se l’autore marxista più noto e influente nel corso di tutto il 20° sec. è stato probabilmente Lenin, nel secondo dopoguerra, specialmente nell’ambito della letteratura economico-teorica, uno dei contributi più originali è stato quello degli economisti americani Baran e Sweezy sul rapporto tra le forme monopolistiche e la politica imperialistica.
Il variegato contributo marxista è stato oggetto di serrate critiche, che hanno contestato la tesi di una stretta correlazione tra conflitto bellico e cause economiche (L.F. Richardson, Statistics of deadly quarrels, 1960), di una deterministica evoluzione del capitalismo in tendenze imperialistiche (J.A. Schumpeter, Imperialism and social classes, 1919-27), della spiegazione del colonialismo tra 19° e 20° sec. essenzialmente basata sulla pressione di forze capitalistiche (tra i molti, A.K. Cairncross, Home and foreign investment, 1870-1913. Studies in capital accumulation, 1953). A partire dagli anni 1990, dopo la fine dell’Unione Sovietica, il concetto di i. è stato utilizzato da alcuni autori, spesso non senza qualche forzatura, per indicare la crescente influenza politico-economica degli Stati Uniti nell’ambito del processo di globalizzazione (C. Johnson, Blowback: the costs and consequences of American empire, 2001).